Roberto Bolle “inciampa” sui clochard

È querelle tra Bolle e i napoletani dopo un tweet del ballerino sulla presenza di clochard sotto i portici del San Carlo

Ancora una volta è Twitter a dare il via ad una polemica che mette al centro Napoli e il disagio sociale che, troppo spesso, ne diventa l’emblema. Appena qualche giorno dopo Occupy Scampia, è da un tweet che parte la nuova querelle sul degrado cittadino; una querelle di cui si è reso protagonista Roberto Bolle, etoile di fama internazionale, che ha raccolto lo sfavore dei napoletani della rete grazie ad una dichiarazione “poco felice” sui clochard presenti in zona “San Carlo”: “i senzatetto che s’accampano e dormono sotto i portici del Teatro San Carlo, gioiello di Napoli, sono un emblema del degrado di questa città”.

È duro il tono usato da Bolle che, forse resosi conto della gaffe, cancella dopo poco il cinguettio incriminato. Com’è noto, tuttavia, è difficile eliminare le tracce di un “misfatto” compiuto in rete, e immediate sono state le repliche dei napoletani che avevano già ricevuto la comunicazione. Un’affermazione che tocca certamente temi difficili – i clochard e il disagio socio-psicologico che deriva dalla condizione di privazione e solitudine ma, soprattutto, il degrado della città – che si trasforma presto in una “caduta” di stile da parte dell’etoile, soprattutto poiché rappresenta l’ennesima accusa verso una città chiaramente multiproblematica, ma anche continuamente esposta ad una sorta di gogna mediatica che finisce per essere immeritata. Dai cittadini ai politici – tra i primi a rispondere, il sindaco De Magistris – i napoletani fanno fronte comune e ricordano le innumerevoli iniziative attuate in favore dei senzatetto, postando senza sosta risposte critiche e pungenti.

Certamente non sarà stato l’intervento di Roberto Bolle a ricordare ad istituzioni e associazioni quanto sia importante realizzare  azioni positive per la tutela dei clochard che, lungi dall’essere soltanto un emblema del degrado cittadino, un simbolo di decadenza estetica di Napoli, sono, in primo luogo, persone che hanno bisogno di aiuto, sostegno e servizi – soprattutto se l’intera nazione è messa sotto scacco dal gelo e dal maltempo come in questi ultimi giorni. Non a caso la risposta più aspra al cinguettio dell’etoile viene da Luca Mattiucci, direttore responsabile di “Comunicare il sociale”, e Francesco Emilio Borrelli, commissario regionale dei Verdi, che hanno sottolineato che “assieme a decine di associazioni è stata messa in campo una vera e propria gara di solidarietà che vede in strada ogni sera decine di volontari sino a notte fonda per prestare soccorso ai clochard con pasti, coperte e bevande calde” in questo periodo di grande freddo, invitando poi Bolle “a mettere da parte per una sera il suo lavoro e scendere in campo” con gli operatori sociali.
Bolle, che è anche ambasciatore di buona volontà dell’Unicef, ha cercato di spegnere le polemiche dichiarando di essere dispiaciuto per essere stato frainteso, aggiungendo che “i senzatetto dovrebbero essere ospitati e accolti in strutture adeguate (…). Sinceramente non ero al corrente di tutti gli sforzi che il comune e i volontari stanno facendo per far fronte a questo problema e li ringrazio per questo”.

Tra le altre, rilevante è l’iniziativa del Centro Servizi per il Volontariato in collaborazione con la comunità di Sant’Egidio: è stata, infatti, presentata proprio questa settimana, la sesta edizione della guida per poveri e senza dimora, la cosiddetta “Michelin dei poveri”, che raccoglie informazioni ed indirizzi utili per trovare alloggio, ristoro, servizi sanitari, centri d’ascolto e assistenza legale. È piuttosto il San Carlo a scegliere di dare una risposta concreta al disagio dei senzatetto che affollano i porticati del teatro, proprio dopo l’intervento del ballerino: una raccolta fondi sarà promossa nel corso di “Tras-MeMus” – ciclo di incontri che coinvolge associazioni del sociale e del terzo settore, mentre da domenica 12 febbraio è presente un punto di raccolta fondi permanente all’ingresso del teatro.

“Ho visto una realtà e l’ho twittata. In 140 caratteri non è sempre facile esprimere i pensieri in tutta la loro complessità”: Bolle giustifica anche così il proprio scivolone, centrando forse il cuore del problema legato alle diatribe che i social network, di recente, sembrano far spuntare come funghi. Prima di twittare o condividere sarebbe, probabilmente, opportuno riflettere sulla pregnanza delle parole. È l’immediatezza della comunicazione implicita nei social network che, lasciando poco spazio alla riflessione, trasforma la complessità del reale e dei pensieri in rigurgiti delle emozioni vissute che, in situazioni di rabbia ed indignazione, risultano anche poco tollerabili. La scarica emotiva virtuale, esattamente come quella reale, non è, tutavia, esente da conseguenze e la cattiva pubblicità che Bolle si è procurato utilizzando 140 semplici caratteri ne è la dimostrazione evidente.

Sara Di Somma

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