La Grecia fra crisi umanitaria e censura mediatica

 

Crisi umanitaria in Grecia

Se l’art. 21 della Costituzione Italiana stabilisce che la stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure e che tutti hanno il diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero, allora cari italiani, negli ultimi mesi siamo stati privati del diritto all’informazione. Sicuramente non eravamo del tutto ignari dell’aggravarsi della situazione economica in Grecia, dei 32.209 posti di lavoro persi solo nel mese di gennaio, (pari a 829.787 persone senza reddito che non sanno come tirare avanti). Oppure si? Quello che senza dubbio non sappiamo qui in Italia è che la situazione è più grave di come viene presentata dai Tg o dai giornali, troppo presi dalla notizia shock delle dimissioni del Papa (di cui ormai abbiamo parlato abbastanza) e perché no, anche dall’irrinunciabile Festival di Sanremo.
La Grecia è crollata definitivamente sotto il peso dei debiti contratti con la Bce”. Attualmente la situazione ha raggiunto livelli ormai ingestibili: la gente comune, armata solo di disperazione e di rabbia, ha preso d’assalto i supermercati con la complicità dei commessi che lasciano saccheggiare gli scaffali liberamente. Imprenditori agricoli, produttori di agrumi, rifiutano la richiesta dell’Unione Europea di distruggere tonnellate di arance e limoni per controllare i prezzi, regalandola alla gente affamata, e raccontando in piazza come stanno le cose. Centinaia di ex proprietari di caseifici, che sono stati costretti a vendere a poco o niente le proprie aziende indebitate alla multinazionale bavarese Muller, hanno regalato la produzione dell’intera settimana, circa 40.000 vasetti di yogurt (l’eccellenza del made in Greece, il più buon yogurt del mondo da sempre) alla popolazione distribuendoli fuori dalle scuole e dagli ospedali.
E quando i cortei e le proteste non bastano più, si passa agli atti di violenza. Due movimenti anarchici locali, hanno organizzato e messo in atto negli ultimi due mesi, diverse rapine alle banche, dividendo il bottino con la gente che va a fare la spesa. La polizia è riuscita ad arrestare quattro dei responsabili che una volta in cella sono stati torturati, e privati del diritto di farsi rappresentare dai legali. La notizia è stata resa pubblica da un poliziotto che aveva il compito di ritoccare con Photoshop le fotografie dei quattro ragazzi massacrati di botte.
Vere e proprie scene da dopoguerra in alcuni quartieri poveri di Atene durante la distribuzione di cibo. Aumenta inevitabilmente la violenza, i furti per strada e nelle abitazioni. Il caos regna sovrano, ma nessuna delle capitali europee ne parla, né Roma, né Berlino, né Parigi, né Londra e nemmeno Madrid. L’intera Unione Europea non è consapevole della reale crisi umanitaria e le motivazioni sono politiche. Proteggere la campagna elettorale in Italia, impedire che la notizia arrivi in Spagna dove sta esplodendo la tangentopoli iberica delle banche corrotte e c’è il rischio imminente di perdere il controllo della situazione. Queste sono probabilmente le motivazioni che hanno fatto della censura la scelta più comoda.
Intanto il corrispondente da Roma della tv pubblica greca ERT, Dimitri Deliolanes, ci informa: Ci sono 500mila famiglie prive di reddito, nelle quali sia la moglie che il marito sono disoccupati. A mantenerle spesso è la pensione della nonna o del nonno, che in molti casi non supera i 300-400 euro al mese. Chi è rimasto senza parenti anziani ha solo due alternative: o trasferirsi in campagna, in modo da riuscire quantomeno a coltivare e a mangiare i prodotti della terra, oppure andare alle mense dei poveri. La situazione è destinata a peggiorare, in quanto la Troika (trio composto a Bce, Fmi e Commissione Europea) ha previsto il licenziamento di 25mila statali entro quest’anno e di 150mila entro il 2015”.

Antonio Gargiulo

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