Impeachment: un termine di cui si parla tanto ma che non si usa quasi mai

Impeachment: un termine di cui si parla tanto ma che non si usa quasi mai

Impeachment: un termine di cui si parla tanto ma che non si usa quasi mai

Il Movimento Cinque Stelle ha chiesto e formalizzato l‘“impeachment” verso il presidente Giorgio Napolitano: le motivazioni sono al quanto labili.
Nella storia della Repubblica italiana, numerosi capi di stato sono ricorsi al cosiddetto “governo del presidente”: ossia ministeri d’emergenza, indicati direttamente dal capo dello stato; l’odierno caso italiano è peculiare, poiché è dalla nascita del governo Monti che la dialettica parlamentare ha subito una sospensione, i partiti restano come atrofizzati: è pacifico che questa fase termini con fisiologiche elezioni politiche.
I reali casi d’impeachment nel mondo sono stati esigui, ma anche gli episodi che hanno richiamato una simile procedura si sono dimostrati ben più gravi del caso di Napolitano.

Gli episodi più recenti riguardano il sud-america: il Brasile e il Paraguay.
Il caso più prossimo riguarda il presidente del Paraguay, Fernando Lugo: in precedenza vescovo cattolico, egli ammise (nel 2009) di aver avuto un figlio naturale, due anni dopo la richiesta dello stato laicale; il procedimento non era ancora accettato e quindi il vescovo divenne padre, violando il concetto di castità.
Lo scandalo avviò l’Impeachment e fu dimesso nel 2012.
Il brasiliano Fernando Collor De Mello fu destituito nel 1992: non bastò la sua politica d’austerità ed un tentativo di mercato comune latino (il Mercosur).
Il capo di stato fu accusato di corruzione, evasione fiscale ed esportazione di valuta.

Negli Stati Uniti l’impeachment fu chiamato in causa per due volte:
Il primo caso fu quello del presidente Andrew Johnson (il successore d’Abramo Lincoln) ed il secondo fu Bill Clinton.
Johnson fu il vice presidente durante l’amministrazione Lincoln, ma il suo temperamento fu molto più debole del gran predecessore: nonostante indubbi successi (l’acquisto dell’Alaska e del Nebraska) riscontrò una forte opposizione nordista nel tentativo di pacificare il sud.
Furono i radicali nordisti che, volendo eliminare un pericoloso avversario, procedettero alla destituzione: in realtà l’impeachment non scattò per un solo voto, ma il Partito Democratico non optò per una seconda candidatura di Johnson.
Lo scandalo legato a Bill Clinton si legò alla figura di Monica Lewinsky (stagista alla Casa Bianca, con cui il presidente ebbe rapporti sessuali): Clinton giurò il falso davanti all’accusa di scandalo sessuale e in seguito fu incriminato per questo motivo.
Non scattando la maggioranza di due terzi necessaria all’impeachment, il presidente fu assolto.

Un caso di “Impeachment” scongiurato fu quello di Richard Nixon: il presidente fu accusato di spionaggio nei confronti del Partito Democratico nel 1973 (il celebre caso “Watergate”) ma le dimissioni del capo di stato evitarono l’accusa nei suoi confronti.

Analizzando i casi proposti (scandali politici o sessuali) si accentua la differenza con l’atteggiamento di Giorgio Napolitano.
Anche in Italia si tentò di importare l’impeachment (durante la presidenza di Francesco Cossiga, quando il capo di stato cominciò a “picconare” polemicamente verso le istituzioni) ma gli scandali furono minori e mai paragonabili al caso attuale di Napolitano.
La storia dimostra quanto un simile polverone significhi tanto fumo e pochissimo arrosto.

Rey Brembilla

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