Paul McCartney incanta Verona: la recensione del concerto all’Arena del 25 Giugno

Paul McCartney incanta Verona

Paul McCartney incanta Verona

Non ci sono parole per descrivere ciò che è stata la serata dello scorso 25 Giugno all’Arena di Verona. Paul McCartney, Sir Paul, forzatamente unica eredità vivente e pensate di ciò che furono i Beatles (non ce ne voglia il buon Ringo), ha incantato un pubblico che lo ha atteso sotto la pioggia e l’umidità con uno show di quasi 3 ore con pochissime soste e tanta voglia di suonare, semplicemente suonare. Nulla ha più senso in quelle 3 ore. Problemi, tensioni, tutto lasciato a casa, tutto è focalizzato sulla voglia di tornare piccoli, sugli istinti, sul godere vero e proprio.

Dopo il dj-set ed il meraviglioso collage che ripercorre le tappe della vita di Paul, eccolo apparire con il resto del gruppo, indossando un paio di stivaletti che nessuno di noi ha idea da dove provengano e soprattuto indossando il pezzo di legno ed elettronica che più ha celebrato durante la carriera, l’Hofner bass. La scaletta comincia con la morbida e vivace Eight Days a Week, per proseguire con Junior’s Farm dal pianoforte cadenzato (i Franz Ferdinand ci hanno costruito probabilmente una carriera sullo stile di questo pezzo dei Wings). Il pubblico è in visibilio: 3, forse 4 generazioni a bocca aperta e unite davanti al collante culturale che li ha portati lì, tutti assieme nello stesso momento: i Beatles. E dei Beatles Sir Paul propone un repertorio adatto a tutti, dalle fanciullesche All Together Now e Obladi Oblada, alle rock Helter Skelter e al Medley finale di Abbey Road, fino alle psichedeliche melodie di Mr.Kite e Lovely Rita, vere chicche e vere “prime volte” eseguite dal vivo in Italia e forse nel mondo, in ogni caso repertorio quasi stravolto rispetto agli show di Bologna e Milano del 2011, giusto per accontentare chi c’era già stato come il sottoscritto.

Live and Let Die stavolta è un tripudio di fuochi d’artificio grazie all’Arena scoperta e scoppiettante, le luci e gli effetti dei pezzi di Sgt.Pepper’s sono un caledoscopio avvincente di luci e giochi di specchi, il filmato finale di Beatles RockBand accompagna il medley di Abbey Road. I pensieri per John e George (Giorgio) sono presenti ed immancabili con Here Today e Something (suonate su una pedana che ha alzato Paul verso il cielo). 72 anni e non sentirli, Paul McCartney. Scherza col pubblico (“siete tutti matti”), inneggia a cantare assieme Obladi Oblada e l’immancabile refrain finale di Hey Jude, supporta le Pussy Riot con la scritta che appare mentre esegue un’infuocata Back In The U.S.S.R., gioca con gli artisti che lo accompagnano (Abe Laboriel Jr.,il tastierista degli anni ’90 Paul Wickens, i chitarristi Brian Ray e Rusty Anderson), tutto senza respiro, un una girandola di emozioni, dalle lacrime di Yesterday, All My Loving e Here Today fino al pogo di Helter Skelter. L’Out There! Tour 2013 ha portato Paul nei posti dove ancora non aveva suonato, che avessero una connotazione storica e musicale radicata nel tempo ( nel caso dell’Arena, anche un’acustica a prova di bomba).

Per tutti coloro che si fossero persi questo incredibile spettacolo basta cercare l’hashtag #OutThere su Twitter ed Instagram, oppure spulciare su Youtube.

“And in the end/the love you take/is equal to the love you make” – The End (The Beatles)

Marco Della Gatta

 

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