Ictus cerebrale, ovvero il male della classe dirigente comunista o post-comunista: da Lenin a Bersani

Una malattia che ha perseguitato le personalità più importanti del partito

Una malattia che ha perseguitato le personalità più importanti del partito

L’ictus cerebrale è un’interruzione della circolazione sanguigna nel cervello: il fenomeno può essere letale se non è riattivata immediatamente la circolazione.

Karl Marx non ha mai mostrato il significato d’ictus nel lessico marxista, nessuno scritto ne ha mai accennato: eppure la maggior parte degli esponenti social-comunisti è stata colpita da questa malattia e, il più delle volte, è deceduta.
Tante volte l’accidente attaccava il politico in un momento cruciale del suo cammino oppure le circostanze del decesso furono clamorose.
Forse la conseguenza dell’eccessivo riflettere o teorizzare, fonde il cervello fino ad intasarne le vene? Forse l’ictus è il vero termine del processo marxista?

La prima vittima fu Lenin, il politico che attuò le teorie del marxismo.
Provato da mille battaglie, Lenin ebbe il primo ictus il 25 maggio del 1922: una parziale paralisi del lato destro del corpo, che non impedì al grande intellettuale di reagire con forza (imparando a scrivere con la destra) e tornare in attività il 2 ottobre del 1922.
Il 16 Dicembre ebbe un secondo ictus, a cui reagì nuovamente con estremo vigore: purtroppo stavolta il destino era segnato ed il gran leader ebbe un inesorabile crollo fisico, dal 6 marzo del 1923 non riuscì più a comunicare e infine morì il 21 gennaio 1924.
Colpisce il momento storico in cui Lenin sopravvenne alla morte: il leader sovietico stava tentando, attraverso la Nep, di modificare gli errori del comunismo marxista; Stalin, il successore non desiderato, semplicemente li esaltò.

Anche Stalin fu colpito da un ictus, dopo una lunga vita costellata da tragedie.
La morte del “baffone” fu inquietante come la sua esistenza: compiva 75 anni nel 1953 e si trovava nella sua villa di Kunzevo.
Nonostante il leader fosse in fin di vita, nessuno osò aprire le porte dell’appartamento: quando i suoi uomini si decisero, Stalin era già paralizzato e aveva perso l’uso della voce; il leader subì l’ictus l’un marzo, ma i medici arrivarono solo il giorno successivo (e il sospettoso Stalin gridò ad un immaginario complotto).
Nonostante alcuni miglioramenti, il leader sovietico morì all’alba del 5 marzo.

La maledizione dell’ictus abbandonò i leader sovietici ma non il territorio dell’Urss.
La vittima successiva, fu il glorioso leader del Partito Comunista Italiano, Palmiro Togliatti: egli si spense durante il soggiorno a Yalta, il 21 agosto del 1964.
Pure in questo caso, la morte colse Togliatti in un momento di svolta: deluso dalle azioni imperialiste dell’Urss, il leader italiano stava tentando di gettare un ponte tra l’Urss e la Cina; redigeva, in oltre, uno scritto revisionista (passato alla storia come il “memoriale di Yalta”) dove criticava apertamente il comunismo sovietico.

Il successore di Togliatti doveva essere Enrico Berlinguer: ma l’età troppo giovane del politico sardo, orientò la scelta sul glorioso Luigi Longo: quest’ultimo aveva gli allori del combattente: avendo partecipato attivamente alla guerra civile italiana e spagnola.
L’ictus colpì anche lui ma non fu subito fatale, poiché fu colpito nel 1968, ma morì nel 1980: fu co-segretario con Berlinguer fino al 1972 e poi fu nominato presidente del partito.
Curiosamente anche nel caso di Longo, la malattia lo colse ad una svolta storica: il segretario stava tentando un dialogo(seppur contrastato all’interno del partito) col movimento del ’68.

Il successore, Enrico Berlinguer, segnò fondamentali passi avanti nella storia del partito, a seguito di un lungo periodo di segreteria (dal 1972 al 1984): compì uno storico strappo nei confronti dell’Urss e partecipò alla coalizione governativa alla fine degli anni ’70.
Purtroppo l’onnipresente ictus colpì anche lui e nel modo più crudele e spettacolare: durante un comizio a Padova, a seguito della campagna elettorale per le elezioni europee, Berlinguer ebbe un ictus devastante, mentre stava parlando (documentato dalle telecamere) ma volle proseguire il comizio nonostante le precarie condizioni di salute.
Il comizio avvenne il 7 luglio e il segretario morì l’11 luglio, tra lo sconcerto generale.

Dopo molto tempo (considerando che dei segretari successivi, compresa l’esperienza post-comunista, solo Natta è deceduto) anche Pier Luigi Bersani è stato colpito dalla maledizione, ma per fortuna ha accusato bene il colpo.
Doppiamente felice l’ex segretario del PD: la vita è salva e l’ictus lo accomuna ai nomi più gloriosi del socialismo mondiale.

Rey Brembilla

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