Gianluca Grava, dalla C alla Champions League

Gianluca Grava, 34 anni. Il difensore casertano è alla sua ottava stagione al Napoli

Gianluca Grava è l’ultimo reduce del primo Napoli targato Aurelio De Laurentiis. Era gennaio 2005, i partenopei lottavano ancora nella palude rappresentata dalla serie C, quando l’allora Direttore Generale Pier Paolo Marino prelevò dal Catanzaro il terzino casertano, permettendo a quest’ultimo di coronare il suo sogno ed indossare finalmente la maglia azzurra, Grava è sempre stato un grandissimo tifoso del Napoli.

La prima annata del nuovo Napoli, si conclude per Gianluca e compagni, con la sfortunata finale playoff persa in modo rocambolesco nel derby campano contro l’Avellino. L’anno dopo, gli azzurri si ripresentano ai nastri di partenza della terza serie con una squadra che vince il campionato a mani basse, con l’ex difensore della Ternana che gioca come terzino destro nella difesa a quattro di Edy Reja, riuscendo anche a segnare il gol decisivo nel match del “San Paolo” contro la Juve Stabia.

Nella stagione 2006/2007, Reja – confermato in panchina – inizia il campionato giocando con il 4-3-1-2, ma dopo la prima vittoria contro il Treviso, in cui una delle reti è firmata proprio da Grava, il Napoli scopre le difficoltà della serie cadetta e all’indomani della sconfitta di Bergamo contro l’Albinoleffe, il tecnico goriziano cambia modulo, passando ad un più prudente 3-5-2.

Con il nuovo sistema di gioco, gli spazi per il ragazzo di Caserta si riducono e lui, con tanta umiltà, si adatta a giocare come esterno destro di centrocampo, ruolo non proprio ideale per le sue caratteristiche, assicurando comunque un contributo fondamentale per il ritorno in serie A dei partenopei.

Conseguita la seconda promozione consecutiva, Grava ottiene la conferma per volontà diretta di De Laurentiis, che lo apprezza sia dentro che fuori dal campo. Il numero due gioca poco, togliendosi però la soddisfazione di esordire nella massima serie il 2 settembre 2007, con la fascia di capitano al braccio, nella partita di Udine, stravinta dal Napoli per 5-0.

Arriviamo a marzo 2009, quando, dopo l’esonero di Reja, la panchina del Napoli è affidata a Roberto Donadoni. L’ex CT della Nazionale crede poco nelle qualità di Grava che finisce così nel dimenticatoio. Anche con Donadoni però, nonostante nella sessione estiva del mercato 2009 vengano investiti quasi 50 milioni di euro, la squadra non decolla ed il presidente decide di congedare l’ex tecnico del Livorno, dopo soli sette mesi dal suo insediamento.

A ottobre 2009, al timone degli azzurri arriva Walter Mazzarri. Qui inizia la seconda vita napoletana di Grava. Il tecnico toscano, infatti, lo reinventa come centrale di sinistra nella difesa a tre e il casertano lo ripaga con prestazioni di altissimo livello, risultando per rendimento uno dei migliori difensori di un campionato che si conclude con la qualificazione del Napoli all’Europa League.

Nella scorsa annata, con la squadra impegnata sul doppio fronte campionato – Europa League, l’ex della Casertana continua a ritagliarsi i suoi spazi, fino a quando, il 19 gennaio 2011, durante la partita casalinga di campionato, contro la Fiorentina, Grava si fa male, procurandosi la lesione del legamento crociato anteriore del ginocchio sinistro, che fa terminare anticipatamente la sua stagione. Anche in questa occasione, come già avvenuto nel 2007, patron De Laurentiis dimostra un’infinita stima verso il suo calciatore, rinnovandogli il contratto nonostante il gravissimo infortunio subìto.

Dopo essere tornato al calcio giocato il 3 dicembre – undici mesi dopo il crack – contro il Lecce, la favola azzurra di Gianluca Grava vive la sua apoteosi appena quattro giorni dopo, Mazzarri lo manda in campo al 47’ della ripresa, al posto di Zuniga, in Villarreal-Napoli, partita che segna il suo debutto in Champions League, alla non più verde età di trentaquattro anni.

La carriera di questo ragazzo, che ha il Napoli nel cuore, è la dimostrazione che talvolta con la grinta e la volontà si può sopperire a qualità tecniche buone ma non eccelse ed arrivare comunque a conseguire traguardi molto prestigiosi.

Stefano Boggia

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