La morte di Rasputin: spie ed intrighi internazionali

Un'immagine del monaco Rasputin

Un’immagine del monaco Rasputin

Il monaco Rasputin viveva alla corte dello Zar Nicola II e possedeva sedicenti doti taumaturgiche che avrebbero potuto far guarire Alessio, il piccolo figlio emofiliaco della famiglia Romanov.

Nello stesso tempo, Rasputin era il maggior consigliere della coppia reale: per questo motivo fu deciso che la prima mossa di un’eventuale rivoluzione russa, fosse il suo assassino o come fu definito “l’ouverture della rivoluzione”

Fu invitato, senza alcun sospetto, ad una cena di suoi amici nobili, la notte tra il 16 e il 17 Dicembre del 1917.

Davanti allo stupore dei congiurati, il monaco resistette a diversi tentativi d’assassinio: inizialmente gli fu propinato del cianuro di potassio mischiato ad un alcolico (ma l’eccessiva presenza di zucchero eliminò l’effetto letale), fu picchiato, accoltellato, ferito a colpi di pistola ed infine teoricamente affogato nell’acqua ghiacciata.

La resistenza fisica fu un danno inaspettato: la volontà era che il monaco morisse avvelenato, lasciando quindi uno spazio allo sfortunato incidente, pronto ad alimentare l’ennesima leggenda.

I governi pre-bolscevichi tentarono di imbastire un’inchiesta, ma il potere sovietico insabbiò prontamente ogni indagine: perché ?.

L’opera d’Andrew Cook, “ To kill Rasputin”, testimonia un segreto che tuttora qualcuno spera che non sia mai rivelato (difatti il libro di Cook è passato sotto silenzio): furono i servizi segreti inglesi ad uccidere Rasputin.

Notevoli sono gli indizi, testimoniati dalle foto allegate al libro: la storia ha parlato di tre colpi di pistola (uno al cuore e due alla schiena) mentre Cook dimostra che il cadavere presenta tre fori ma in posizioni differenti(due ai fianchi ed uno, letale, in piena fronte), la cronaca continuò ad insistere con l’affogamento come causa della morte(quasi a distogliere l’attenzione dai colpi di pistola) il proiettile usato era in dotazione alle spie britanniche, un dispaccio fu spedito immediatamente al governo inglese (quando ancora nessuno poteva sapere della morte del religioso) e ai presunti assassini fu concesso un frettoloso asilo politico in Inghilterra.

L’autopsia fu condotta frettolosamente e sotto una luce fioca (probabilmente attuata da un medico consapevole) e vi furono le testimonianze dell’autista dello spionaggio britannico (che osservò i diversi incontri tra inglesi e nobili russi) e della sorella di un’agente segreto (Oswald Rayner che partecipò al complotto e probabilmente sparò il colpo di grazia a Rasputin).

Le memorie delle spie inglesi sorvolano l’episodio, mentre quelle dei congiurati russi confermano l’assassinio farsa, ma curiosamente si confondono nei dettagli.

Andrew Cook esamina i carteggi segreti dei governanti e banchieri inglesi, esponendo le gravi ragioni di una complessa operazione spionistica.

Rasputin e la Zarina Alessandra (in realtà amanti) comprendevano, a differenza dell’ingenuo Nicola II, che l’entrata in guerra della Russia l’avrebbe indebolito l’impero fino a provocarne il crollo: il religioso e l’imperatrice erano consapevoli della debolezza dell’esercito.

Rendendosi conto delle numerose sconfitte militari, i due individui tentarono accordi con l’impero tedesco: la zarina Alesandra era d’origine tedesca e conosceva diversi banchieri (i cui documenti sono testimoniati da Andrew Cook) che erano pronti a finanziare i Romanov a patto che si ritirassero dalla guerra.

La Germania auspicava l’esilio di Nicola II e la salita al trono dell’innocuo Zar Alessio, ancora bambino e quindi tutelato dalla madre.

La testimonianza di carteggi segreti di statisti e banchieri inglesi dimostra come l’operazione di Rasputin si rivelasse, ovviamente, un danno verso la vittoria dell’Intesa: unico rimedio era uccidere il monaco ed isolare la Zarina, ovviamente sotto un omertoso velo di silenzio.

I piani non andarono totalmente a buon fine: la resistenza fisica di Rasputin escluse un’idea di silenzioso complotto e le arrembanti forze rivoluzionarie evitarono agli aristocratici un potere che magari avevano sognato e accarezzato.

Antonio Gargiulo

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