Itaker – Vietato agli Italiani, un viaggio di crescita e speranza nella Germania degli anni ‘60

Itaker è stato girato in Trentino, nella Val di Non, e in Romania tra novembre e dicembre 2011

Itaker, ovvero “Italianacci”. Così venivano chiamati gli italiani emigrati in Germania negli anni ’60. Un viaggio, spesso di sola andata, in cerca di un lavoro e un futuro migliore. Ed è proprio da un viaggio che prende avvio Itaker – Vietato agli Italiani, in uscita il 29 novembre. A compierlo sono Pietro Zanon (Tiziano Talarico), un bambino di 9 anni orfano di madre, che parte dal suo piccolo paese del Trentino per rintracciare il padre Luigi emigrato anni prima, e Benito Stigliano (Francesco Scianna), un magliaro napoletano che, dopo otto mesi di prigione, è ansioso di ritornare in terra tedesca alla ricerca di un riscatto personale alle dipendenze del capo dei magliari Pantanò (Michele Placido). Così accetta di accompagnare Pietro fino a Bochum in cambio di un passaporto, convinto di dover convivere col bambino solo per il tempo necessario a trovare il padre, che nel frattempo ha cambiato nome e si è rifatto una nuova vita.  Attraverso gli occhi di questi due personaggi apparentemente così distanti tra loro, il giovane regista Toni Trupia (che è anche sceneggiatore assieme a Michele Placido e Leonardo Marini) getta una luce sul dramma umano e sociale della seconda ondata migratoria, raramente affrontato nel nostro cinema. Ma la vicenda di emigrazione è solo un pretesto per raccontare una storia che è soprattutto un percorso umano alla ricerca di una nuova identità, nel solco di sentimenti sinceri ed esperienze di vita condivise. Nello scontro quotidiano con le difficoltà di una realtà ostile fatta di sfruttamento e disperazione infatti, l’iniziale atteggiamento di diffidenza e intolleranza reciproca che caratterizza il rapporto tra Pietro e Benito, si trasforma lentamente in un legame profondo, più forte di qualsiasi vincolo di sangue.

 Se ci dovessimo limitare alla lettura superficiale della trama, Itaker sarebbe “solo” un film storico-sociale che racconta una storia, cinematograficamente nemmeno così tanto nuova, di un uomo e un bambino che si incontrano a metà strada nelle rispettive solitudini. Guardato con attenzione però, scopriamo un film bello e coinvolgente che, grazie ad una regia misurata e in costante equilibrio tra phatos e realismo, riesce ad affrontare egregiamente tematiche complesse, senza mai scadere in sentimentalismi patetici e morali buoniste. I colori freddi e tendenti al grigio della fotografia di Arnaldo Catinari, e la ricostruzione scenografica essenziale ad opera di Nino Formica evocano visivamente tutta la tristezza e la nostalgia provata dagli Itaker di Germania lontani da casa. Ma i toni drammatici sono stemperati dall’ironia e dalla leggerezza di alcune scene, evitando però di eccedere nella risata. Del resto, il rischio di caricaturizzare troppo lo stereotipo dell’emigrante italiano è sempre presente quando si affrontano certe tematiche, ma qui viene arginato abilmente da una recitazione di qualità che riesce a far emergere tutte le sfumature emotive, le fragilità e le speranze di questi personaggi.

Sulle orme del Nino Manfredi di “Pane e Cioccolata” , Francesco Scianna – perfettamente a suo agio, lui, siciliano di Palermo, col dialetto napoletano – ci regala una performance intensa che fa vibrare il cuore.  Non è esagerato dire che questa è stata una delle sue migliori interpretazioni. Il suo Benito è un personaggio duro, cinico, incattivito dalla vita, che riscopre in sé un’umanità capace di slanci emotivi inaspettati verso la donna che ama, e verso un bambino non voluto a cui finirà per  affezionarsi, nonostante questo non fosse nei suoi progetti. Accanto a lui, l’esordiente Tiziano Talarico è una presenza discreta e incantata che colpisce per quella espressività magnetica esaltata dalle numerose inquadrature in primo piano. In quei due grandi occhi blu è racchiusa tutta la forza emotiva di un bambino che, in un finale spiazzante, riesce a toccarti fin dentro l’anima, decidendo coraggiosamente con chi incamminarsi verso il proprio futuro.

Enrica Raia

 

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