Totò si nasce

Totò

15 febbraio 1898. Nel rione Sanità, a Napoli, al secondo piano del numero civico 107 di Via Santa Maria Antasaecula nasce Antonio Clemente. Un nome forse sconosciuto ai più, ma dietro cui si nasconde quello ben più noto di Totò. “Non si può essere un vero attore comico senza aver fatto la guerra con la vita”.  E come tutti i grandi comici, Totò in guerra con la vita lo è sempre stato.  Nato povero con il nome della mamma Anna, solo nel 1941 – quando venne riconosciuto dal vero padre il marchese Giuseppe De Curtis – divenne Antonio  De Curtis  il “Principe”, e poi ancora Antonio Griffo Focas Flavio Angelo, Ducas Comneno Porfirogenito Gagliardi De Curtis di Bisanzio, Altezza Imperiale, Conte Palatino, Cavaliere del Sacro Romano Impero, esarca di Ravenna, duca di Macedonia e Illiria, principe di Costantinopoli, di Cicilia, di Tessaglia, di Ponto, di Moldavia, di Dardania, del Peloponneso, conte di Cipro e di Epiro, conte e duca di Drivasto e di Durazzo. Tutti titoli ereditati dal padre adottivo il marchese Francesco Maria Gagliardi Focas dopo una lunga battaglia giudiziaria, quasi a voler mettere una barriera di titoli altisonanti fra sé e la miseria. Lui che la “conosceva a memoria”,  ma che tra sacrifici e stenti seppe superarla raggiungendo quella fama e quel successo che ancora oggi ne fanno uno dei più grandi interpreti nella storia del teatro e del nostro cinema. L’unico genio comico che l’Italia possa contrapporre ai grandi Chaplin e Keaton, uno di quei pochi in grado di far tutto, persino commuovere.

Dall’esordio napoletano in piccoli e scalcinati teatri di periferia alle grandi riviste, fino ad arrivare al cinema e alla televisione, Totò è sempre stato un po’ un eroe dei miserabili, ambasciatore e portabandiera di quell’anima partenopea che fa dell’arte di arrangiarsi, dell’imbroglio, della beffa e del sarcasmo le sue armi per combattere secoli di miseria, fame e vessazioni. A suon di bazzecole, quisquilie e pinzillacchere, la sua comicità semplice e immediata ha smascherato e frantumato ipocrisie e malcostumi dell’Italietta contemporanea. La faccia appuntita e asimmetrica segnata da un pugno al naso preso ai tempi della scuola, il mento tendente visibilmente a destra, frutto di estenuanti esercizi per rendere la mascella disarticolata,  quel curioso distendersi e contrarsi del collo e quel suo modo così unico di roteare gli occhi e muovere la fronte in quelle smorfie ridicole che tante risate hanno strappato al suo pubblico. Ma la gestualità frenetica ereditata da clown e marionette non fa da sola la maschera di Totò, un comico di parola che nessun copione riuscì mai ad arginare: un giocoliere del linguaggio, uno che le parole le prende, le deforma e le reinventa, burlandosi, con quei suoi “Ammesso e non concesso” , i “Parli come badi” e i “Ogni limite ha una pazienza”, della rigida retorica ufficiale.

Totò è stato il protagonista – da solo o duettando con le spalle che di volta in volta gli si sono succedute accanto – di molti film, come spesso accade snobbati dalla critica ma amati all’inverosimile dal pubblico. In 30 anni di carriera, dal 1937 al 1967, si contano 97 film, visti da quasi 300 milioni di spettatori, un vero record per il cinema italiano: si va da “I due orfanelli” (1947) che lo lancia definitivamente anche nel cinema, a “Napoli Milionaria” e “L’oro di Napoli” diretto da De Sica, passando per “Miseria e nobiltà”, “I soliti ignoti” e tutte le pellicole in coppia con Peppino De Filippo, “Totò, Peppino e..la Malafemmina” e “Signori si nasce” per citarne qualcuno, fino all’ultima apparizione – prima di morire di infarto il 15 aprile del 1967 – diretto da Pasolini in “Che cosa sono le nuvole?”. Ancora oggi, quando uno di questi film passa in tv gli indici di ascolto schizzano alle stelle, e molte delle sue memorabili battute sono entrate a far parte del nostro linguaggio comune. Segno che il Principe della risata è unico, inimitabile ma soprattutto intramontabile. Anche chi non l’ha vissuto, ma si è accontentato di vederlo sul piccolo schermo, sente che questo principe-burattino appartiene alla nostra cultura, alle nostre tradizioni, alla nostra storia. Da Napoli a Milano ha saputo unire e raccontare l’Italia intera. E proprio la capitale del Nord, in occasione dei 150 anni dell’Unità d’Italia, renderà omaggio a “Totò l’Italiano” prima con una mostra e poi con una strada. Perché Antonio De Curtis detto Totò è un personaggio universale che non conosce confini.

Enrica Raia

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