SIAE vs trailer online, la tassa scandalo che infiamma il web

La SIAE chiede soldi a chi pubblica online trailer cinematografici con musiche protette dal copyright

Pubblichi un trailer online? Devi pagare la SIAE. Questa l’ultima novità introdotta dalla Società Italiana degli Autori e degli Editori che sta facendo infuriare da settimane il popolo del web. Dopo le controversie riguardanti l’utilizzo dei brani musicali contenuti nei videoclip, la collecting society ha deciso di battere cassa anche sul cinema, chiedendo il pagamento dei diritti relativi alla pubblicazione in Rete dei trailer cinematografici contenenti musiche coperti da copyright. Chiunque pubblichi un trailer più lungo di 45 secondi (cioè la totale maggioranza) deve versare nelle casse dell’Ente, 450 euro al trimestre, ossia 1800 euro all’anno più un anticipo per 2012 e 2013. Tale cifra dà diritto ad una licenza come Streaming Service Provider che consentirebbe ad un sito web di pubblicare non più di 200 trailer ogni tre mesi, equivalenti a 10 ore di musica. Tutto nasce da un accordo, concluso a gennaio 2011, tra la stessa SIAE, l’AGIS (Associazione Generale Italiana dello spettacolo) e  le associazioni cinematografiche aderenti (Anec, Anem, Acec e Fice), in base al quale i siti delle sale cinematografiche e delle case di produzione devono pagare per poter pubblicare i trailer.

Ma ora la SIAE ha deciso di dare un’interpretazione estensiva alla norma, chiedendo la sottoscrizione della licenza anche a testate giornalistiche e i siti internet che pubblicano nelle loro pagine web, trailer, spezzoni ed altri contenuti video con colonne musicali. E nemmeno la scorciatoia di incorporare filmati presenti su YouTube potrà esentare dal sottoscrivere tale licenza. La Siae ha già un accordo con Google per l’utilizzo della musica sulla nota piattaforma di video sharing, ma questo non garantisce la “legalità” dell’embed (fino ad oggi libero) dei trailer sul proprio sito/blog, perché come spiega Stefania Ercolani, Direttore dell’Ufficio Multimedialità della SIAE, “qualsiasi forma di inserimento trailer prevede che ci siano persone interessate a visionarlo e ad ascoltarlo” e siccome “la musica è soggetta a logorio”, più la si utilizza più bisogna corrispondere il dovuto agli autori. Anche limitandosi ad inserire in calce all’articolo il link che rimanda a un altro sito web (ad es. youtube), si è obbligati a un pagamento. Mentre è ammesso il semplice collegamento ipertestuale all’interno del testo. L’embed – e più in generale qualsiasi altra forma di rimando ad un trailer – sarà autorizzato solo quando verrà inserito in un sito non commerciale. Per tutti quelli fanno business sui contenuti e traggono profitti dalla pubblicità, la SIAE è categorica: devono regolarizzare la propria posizione con la licenza trailer triennale. Il paradosso però è che la norma vale pure per quei blog a carattere personale che generano introiti pubblicitari, davvero minimi, attraverso gli AdSense di Google. Nel mirino poi, ci sarebbero anche i più famosi social network, Facebook e Twitter. Anche se qui verrà fatta una distinzione significativa tra i profili commerciali e quelli personali.

“Se una musica viene utilizzata l’autore ha diritto ad un compenso”.  Il principio a cui si appella la SIAE nel voler far rispettare i diritti d’autore anche su Internet è ineccepibile, ma gli autori vengono già pagati dai produttori che acquistano i diritti di sincronizzazione delle musiche, sia originali che di repertorio, in cui sono compresi anche i c.d. diritti out of context, ossia quelli che consentono di usare le musiche anche non sincronizzate con le immagini  nei trailer o attraverso altre forme di promozione. La SIAE pretende che ora ai compositori venga pagato un ulteriore compenso ad ogni nuova e diversa utilizzazione dell’opera, ovvero ad ogni condivisione su un sito web.  Secondo la SIAE, questi siti trarrebbero beneficio dalla pubblicazione dei trailer che non sono altro che “specchietti per le allodole” che invogliano i lettori, generando così traffico su un sito e aumentando la sua attrattività verso gli inserzionisti pubblicitari. Chi conosce il settore dell’editoria online sa bene che spesso in questi siti, i volumi d’affari generati dalla pubblicità, sono assai modesti in confronto alla loro insostituibile funzione di aggregazione culturale e promozionale. Per molti, questi milleottocento euro sono una cifra insostenibile, e la diretta conseguenza è che in un momento di grave crisi del settore cinematografico, i trailer stanno già sparendo dalla rete.

I Trailer non sono materiali promozionali relativi a un film ma opere di ingegno, sostiene la SIAE. Eh no. Per chi un film lo fa e lo vende, il trailer è tutta pubblicità gratis. Ed il web è oggi l’unico canale davvero efficace di promozione, soprattutto per le produzioni indipendenti che non possono contare sulle risorse elevate per la promozione televisiva o sulla stampa. Anche il semplice passaparola di un video tra siti, blog e social network, può essere determinante a creare rumore attorno a un film e invogliare il potenziale spettatore ad andare al cinema. Limitandone la libera circolazione, si corre il rischio di svuotare ancora di più le sale italiane, le casse dell’industria e paradossalmente anche della SIAE stessa che riceve da distributori ed esercenti una quota dei diritti derivanti dalla vendita dei biglietti (i “Piccoli Diritti Musicali”). Perciò ci auguriamo che la SIAE usi più “buon senso” nell’interpretare la presenza dei trailer sui siti cinematografici, perché a nostro avviso questo assurdo balzello non fa che stringere ulteriormente il cappio intorno al collo del già asfittico mercato del cinema italiano. Ma evidentemente alla SIAE non importa. Questa è l’Italia!

Enrica Raia

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