Gangnam Style: il tormentone musicale Made in Corea

Un’immagine di PSY tratta dal video da 1 miliardo di visualizzazioni su YouTube

PSY ! Acronimo di Park Jae-Sang. Se il nome non vi suggerisce nulla abbiate solo un attimo di pazienza, stiamo parlando dell’autore del GanGnam Style, il tormentone musicale proveniente dalla Corea del Sud e che grazie ad internet si è imposto all’attenzione del mondo facendo ballare e divertire frotte di giovani e non.

Espedienti da terzo millennio. Prodotti commerciali musicali che in altri tempi, in altri spazi forse sarebbero nati e morti nel nulla, ma che oggi, nella grande, immensa e colossale fucina di internet trovano spazio e margini insperati, strappano sorrisi, critiche, polemiche, hanno la capacità di catalizzare l’attenzione, ossessionare, dividere, ma soprattutto il potere di far parlare di sé. Poiché ad oggi la capacità di far parlare di sé, spesso si rivela la chiave di volta del successo, della popolarità e della fama.

Così è stato per il Gangnam Style. Una canzone incredibile, che si colloca tra il rap e la dance, che ha spopolato nel mondo, surclassato record, disintegrato primati e che fa impazzare i giovani e non di ogni stato e classe sociale. Con la semplicità di una melodia banale, un testo più che disimpegnato praticamente nonsense, un protagonista-cantante che sembra essere la caricatura di se stesso, ha però dalla sua la capacità di rapirti; rapirti nell’accezione più leggera del termine, quella più giocosa, ma pur sempre valida. Un mix di elementi in grado di strapparti sorrisi, che ti fa sussurrare frasi fatte del tipo “ tutto qua”?!?!?, ma che ti cattura, che ti costringe a guardarlo o ad ascoltarlo per via del tam tam mediatico e della rete, magari anche a criticarlo e quindi, al contempo, di dargli importanza, di dargli eco.  La peculiarità e la forza di questi fenomeni musicali d’altronde è proprio questa: far si che la tua critica esattamente come il tuo apprezzamento per ciò che hai appena visto continui ad accrescere a prescindere la loro popolarità, così che nel gioco naturale di attori e spettatori, la posizione di quest’ultimo rappresentato da tutti noi, muta, si trasforma e cambia pelle; non più elemento passivo, ma cassa di risonanza involontaria del fenomeno stesso.

Questo perché nell’universo internet, nella fattispecie di youtube, in questo gioco di numeri e di visualizzazioni non occorre apprezzare ciò che si guarda, ma basta solo guardarlo. Per rendere meglio l’idea diciamo che  non occorre che il video o la canzone del Gangnam Style ci piaccia, basta semplicemente visualizzarla per dargli ulteriore linfa virtuale, ed è proprio così che ormai lanciatissimo nel web, ha raggiunto quasi un miliardo di visualizzazioni! Una cifra enorme, impensabile, difficilmente pronosticabile, ma che adesso è realtà.

Realtà traducibile anche in termine di vendite, difatti è il singolo più trasmesso nella radio di tutto il mondo, ed anche il più venduto dalla Cina al Brasile, dall’Italia al Messico, dalla California al Giappone. Insomma un vero e proprio tormentone, che trascina gente nelle piazze, non ultimo il flash mob con 30 mila persone al seguito in Piazza del Popolo  a Roma, che varca i confini formali della politica, difatti PSY ha presenziato un incontro tenutosi alla sede generale dell’ONU a New York, su diretto invito del presidente in carica del palazzo di vetro Ban Ki Moon, un brano quindi di quelli a cui ormai ci stiamo abituando e che con la loro periodicità scandiscono gli anni che passano. Qualche anno fa era il ‘Waka Waka’, poi venne ‘ Ai se tu pego’, fino ad arrivare al ‘GanGnam Style’.

PSY al palazzo di vetro dell’ONU insieme a Ban Ki Moon

Ad onor del vero c’è da dire anche che questo del GanGnam Style è un successo dal sapore del tutto diverso da quelli precedenti, questo perché come già in parte anticipato il brano trova genesi in Oriente, una terra molto distante dal mondo globalizzato occidentale, anche dal punto di vista artistico musicale oltre che da quello squisitamente linguistico. Quindi plauso a PSY, che tra i tanti  meriti ha anche quello di aver voluto presentare e diffondere il brano nella propria lingua madre, il Coreano appunto, senza cedere al facile e sicuramente più sicuro compromesso dato dall’appeal della lingua inglese. Chissà che questa scelta di PSY, così come il suo brano, si rivelino non tanto solo come una canzone modaiola ed accattivante ben congegnata per calamitare consensi e curiosità, ma antesignani di un mercato discografico orientale che l’occidente colpevolmente disconosce. Il tempo, solo lui sarà capace di darci  le riposte che cerchiamo.

Francesco Lamanna

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