Non ci sono più gli Horror di una volta

Una scena tratta da "La madre"

Una scena tratta da “La madre”

La Madre è il nuovo Horror di Andy Muschietti. Sebbene alle prime armi Andrea Muschietti si cimenta in un horror che sebbene sia costretto a seguire le regole più classiche dell’horror, riesce a farci stare con il fiato sospeso per tutto il primo tempo riuscendo persino ad ottenere qualche salto dalla poltroncina.

La storia riguarda la scomparsa di due sorelline Victoria e Lilly, incessantemente cercate dai due zii. In seguito al ritrovamento delle due bambine incredibilemente illese, gli zii iniziano a domandarsi se le bambine nascondano un mistero ben più fitto. La zia Annabel, cerca di ricostruire un ambiente ideale per le due sorelle ma presto si renderà conto che quello che sembra essere solo un comportamento legato ad un trauma nasconde molto di più. Annabel avverte a presenza di un’entità in casa, sente una voce sussurrare ogni volta che le due bambine vanno a dormire ed è da qui che inizieranno a susseguirsi le vicende di questo horror.

Come in ogni horror con bambini che si rispetti, l’ansia sale. Muscihetti riesce a portare questi livelli d’ansia a livelli ragionevoli, giocandosela bene con tutti gli elementi tipici di questi horror. Conflitti interiori degli adulti che riscoprono grazie ai bambini ii loro scheletri nell’armadio, che sono costretti a misurarsi con le loro responsabilita di tutori e cercano di mutare la loro natura.

Ma c’è da dire anche che come ogni horror deludente che si rispetti ci sono altrettanti elementi che fanno crollare un’impalcatura costruita bene. Gli elementi più scontati del film iniziano a venir fuori insieme agli elementi goticheggianti del film, imporobabili zombie tarantolati che camminano sui soffitti, spirito della madre ferita e in contrasto con la zia Annabel. Ecco che tutto viene smantellato, vengono a ricompattarsi le rotture dei familiari, il nucleo si ricompone, il fantasma ci fa tanta tenerezza, ma siamo ben lontani da quei finali per nulla felici. Da un horror non ci aspettiamo felicità, ci piace quando il finale è sullo stile di “Non aprite quella porta” o “Shining” oppure del buon vecchio Dario Argento.

L’Horror di un tempo, quello che non scende a compromessi, che non vuole darci un happy ending a tutti i costi, manca da molto tempo nelle sale cinematografiche. No è detto che torni a farci visita quando meno ce lo aspettiamo, lasciandoci di stucco, come solo i veri horro sanno fare!

Romina Masecchia

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