Napoli: a San Domenico Maggiore le Giornate della Cultura

Si terranno il 3, 4 e 5 aprile le Giornate della Cultura: cittadini e istituzioni si incontrano e confrontano sulla promozione della cultura a Napoli

Si terranno il 3, 4 e 5 aprile le Giornate della Cultura: cittadini e istituzioni si incontrano e confrontano sulla promozione della cultura a Napoli

Affondano le radici nella Costituzione italiana, le Giornate della Cultura organizzate dal comune di Napoli e previste nella suggestiva cornice di San Domenico Maggiore il 3, 4 e 5 aprile: l’articolo 9 della Costituzione, infatti, prescrive la promozione della cultura e della ricerca e la tutela del paesaggio e del patrimonio storico e artistico della nazione, individuando nella cultura un bene comune, che appartiene alla popolazione e che, in quanto tale, va condiviso e preservato da tutti. Le Giornate della Cultura a Napoli nascono, dunque, come incontro di confronto e condivisione tra cittadini e istituzioni in merito a idee e progetti volti a sostenere lo sviluppo culturale della città.

“Dobbiamo essere in grado di dire all’Europa con chiarezza e concretezza cosa vogliamo per Napoli”: Antonella Di Nocera, assessore alla cultura e al turismo, promotrice di questa iniziativa, ha le idee chiare sullo scopo della tre giorni napoletana sulla cultura. Tra gli obiettivi da soddisfare nel corso di questo incontro tra cittadini e istituzioni bisognerà “individuare settori produttivi e ambiti di collaborazione pubblico-privato su cui far convergere l’utilizzo dei fondi europei 2014-2020, la cui programmazione (anche se l’interlocutore principale resta la Regione) sarà in parte destinata all’utilizzo diretto delle città”. Naturalmente, nella prospettiva di una cultura intesa come bene comune, non saranno trascurati temi di grande importanza per la promozione della cultura a Napoli: l’utilizzo degli spazi pubblici e urbani, la tutela dei beni culturali, la riappropriazione da parte dei cittadini dei suddetti beni della città ed eventuali nuovi modelli di gestione “dal basso” del patrimonio culturale del capoluogo campano.

Le tre giornate, per le quali è necessaria un’iscrizione online, prevedono, nel corso della mattina, incontri in plenaria, mentre il pomeriggio sarà dedicato a tavoli di lavoro tematici. Agli incontri in plenaria, “Napoli e il pensiero. La cultura come bene comune nella città contemporanea. Cultura e Costituzione”  – cui parteciperanno, tra gli altri, i rettori Massimo Marrelli, Lida Viganoni, Lucio D’Alessandro, la direttrice dell’Accademia di Belle Arti Giovanna Cassese, la direttrice del Conservatorio Elsa Evangelista e l’assessore regionale Guido Trombetti – e “La cultura nei luoghi della città estesa: esperienze, progetti. I cittadini al centro”, dedicata ai racconti e alle testimonianze di esperienze di promozione culturale nelle periferie napoletane, seguiranno i gruppi di lavoro. Venerdì 5 aprile, al termine dei lavori, è prevista una plenaria conclusiva e la restituzione di un documento programmatico finale, dal quale si evinceranno strumenti, idee e proposte alla luce delle quali ripensare la cultura e definirne nuove politiche di gestione.

“Il museo di Totò, il museo vivo della musica, la sistemazione della collezione De Simone, la casa del cinema; la scuola civica di arti sceniche e casa del teatro, il museo della memoria e della Resistenza”: l’assessore Di Nocera sa bene che le idee da cui ri-partire sono tante e auspica che si possa, nel corso di questi tre giorni, “analizzare uno ad uno questi progetti (o queste storie di progetti) e vedere come e dove sono fermi”. Di certo, i cittadini attivi non si lasceranno sfuggire questa occasione: troppe idee sono parcheggiate tra gli scaffali polverosi dei palazzi istituzionali, altre ancora possono nascere da questi incontri che accoglieranno la richiesta dei cittadini per uno sviluppo culturale della città che vorrebbero veder uscire dal degrado dell’ultimo decennio: la crisi economica paralizza i progetti – quest’anno il Mibac ha persino annullato la Settimana della Cultura, ferma alla XIV edizione del 2012, per mancanza di fondi – e spesso anche il pensiero; condividere esperienze di cultura, avere uno spazio per progettare e strutturare interventi futuri significa agire e fare rete, nella speranza di poter dare una svolta concreta al destino della città.

Sara Di Somma

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