La breve storia dei rari democristiani “santi”: Giorgio La Pira e Giuseppe Dossetti

Due “unicum” nel partito “politicante” per antonomasia

Due “unicum” nel partito “politicante” per antonomasia

Molte volte il termine” Democrazia Cristiana” è simbolo di potere, di compromesso: l’idea che tutto cambi perché nulla cambi.
In realtà ai suoi albori, all’interno del partito vi furono due personalità “diverse”, dirette e non compromissorie: Giorgio La Pira e Giuseppe Dossetti.
Il primo siciliano e il secondo ligure, seppur sempre vissuto in Emilia Romagna: più anziano La Pira (nato nel 1904) e più giovane Dossetti (nato nel 1913).
Entrambi nutrirono un’autentica passione religiosa.

Giorgio La Pira ebbe una conversione nel 1924 e diventò terziario domenicano e infine francescano: seppur scelga una vita “laicale”, per portare il vangelo tra la gente.
Nel 1926, si spostò a Firenze, ospitato dal convento di San Marco, ove si laureò e cominciò l’insegnamento universitario: come supplente e poi ordinario di “Diritto Romano”.
Fondò l’associazione “Messa di San Procolo”, che assiste i poveri, e il giornale “Principi” (in lingua latina) che criticherà il fascismo e sarà soppressa: lo stesso La Pira dovrà fuggire a Siena e poi a Roma, tornerà a Firenze solo nel 1945.

Giuseppe Dossetti svolse la prima della parte della vita, in modo meno attivamente religioso (pur essendo iscritto all’Azione Cattolica e frequentando il mondo delle parrocchie), si laureò anche lui in giurisprudenza a Bologna ed ebbe la cattedra, prima a Milano (1940) e poi a Modena (1942).
Egli partecipò attivamente alla resistenza (col nome di battaglia di “Benigno”): s’iscrisse al Cln di Reggio Emilia, ove fondò un primo embrione di movimento politico cattolico.
Dal 1945 si trasferì a Roma, ove, fin da subito, ebbe scontri con Alcide De Gasperi: Dossetti era un fautore della Repubblica e non accettava la monarchia dei Savoia.

Giorgio la Pira cominciò l’attività politica, venendo anche criticato ma la sua risposta fu eloquente:

« Non si dica quella solita frase poco seria: la politica è una cosa ‘brutta’! No, l’impegno politico -cioè l’impegno diretto alla costruzione cristianamente ispirata della società in tutti i suoi ordinamenti a cominciare dall’economico- è un impegno di umanità e di santità: è un impegno che deve potere convogliare verso di sé gli sforzi di una vita tutta tessuta di preghiera, di meditazione, di prudenza, di fortezza, di giustizia e di carità. »

Fu durante il periodo costituente che conobbe Dossetti e si avvicinò a lui, nell’ambito di un’area di sinistra democristiana (insieme con i giovani, Amintore Fanfani e Giuseppe Lazzati): fondarono la “Civitas Humana”.
Fu La Pira a volere e ideare il secondo articolo della costituzione:

«La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo, sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale».

Giuseppe Dossetti invece propose la felice idea, di dividere la commissione dei settantacinque in tre sotto commissioni e auspicò che la costituzione:

«accentuasse la profonda originalità della nostra costituzione in confronto delle costituzioni precedenti e specialmente in confronto con quella francese».

Le strade politiche dei due amici, si divisero molto presto.
Giuseppe Dossetti contrastò la scarsa attività riformistica (in senso progressista) dei governi di Alcide De Gasperi, osteggiando l’avvicinamento agli Stati Uniti: nonostante ottenne delle riforme importanti (la cassa del mezzogiorno e la riforma agraria), lasciò deluso la politica di partito.
Giorgio La Pira, dopo un breve periodo come sottosegretario del ministro del lavoro Fanfani (nel quinto governo De Gasperi), fu eletto sindaco di Firenze: fu primo cittadino toscano nel 1951-1957 e 1961-1964.

Le opere di La Pira come sindaco furono numerose e alcune rivelarono i suoi principi cattolici: ricostruì alcuni ponti distrutti durante la guerra (Grazie, Vespucci e Santa Trinità), creò il quartiere satellite dell’ Isolotto, quello di Sorgane, la centrale del latte, la pavimentazione del centro storico, nuove scuole e case popolari.
Requisì alcune abitazioni del comune per donarle agli sfrattati (dopo aver tentato di rateare gli sfratti) e salvò tremila operai da un sicuro licenziamento (dalle officine Pignone).
A causa di questi interventi fu accusato di “comunismo bianco” e “marxismo spurio”, tale fu la sua risposta:

« 10000 disoccupati, 3000 sfrattati, 17000 libretti di povertà. Poi le considerazioni: ..cosa deve fare il sindaco? Può lavarsi le mani dicendo a tutti: “scusate, non posso interessarmi di voi perché non sono statalista ma interclassista?” »

Nel frattempo Giuseppe Dossetti si rinchiuse sempre in più nella sua religiosità: dopo un tentativo fallito (promosso dal Cardinale Giacomo Lercaro) di essere eletto sindaco di Bologna, decise di pronunciare i voti, diventando sacerdote e ritirandosi al Santuario di San Luca.
Mai scordando la sua vocazione riformistica, Dossetti partecipò al Concilio Vaticano II, come collaboratore del Cardinal Lercaro: fu grazie a lui che avvenne la trasformazione del “Regolamento dei lavori del concilio”.
Morì nel 1996.

Giorgio La Pira, evidentemente più attivo e meno contemplativo, ebbe un fondamentale ruolo come mediatore internazionale.
Istituì (da sindaco di Firenze) alcune tavole rotonde sul disarmo e sui paesi del terzo mondo africani:
Si attivò per mediare i due blocchi, durante la “guerra fredda”; riconobbe nel 1958 (con grande scandalo, poichè allora l’Italia era alleata di Taiwan) la Repubblica Popolare Cinese; cercò di imbastire una proposta di pace in Vietnam e si recò, nel 1965, da Ho Chi Minh; discusse con Israele e l’Egitto, all’indomani della “guerra dei sei giorni” (1967); nel 1970 tentò di mediare tra il Pci e la Dc per agevolare la legge sul divorzio e infine appoggiò il referendum.
Continuò imperterrita la sua vocazione religiosa, sforzandosi di conciliarla con il mondo terreno: morì nel 1977 ed è in atto la causa di beatificazione.

Rey Brembilla

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