Elementare Conan…

Arthur Conan Doyle

Conan Doyle studio’ presso lo Stonyhurst College in Austria e poi all’Universita’ di Edimburgo, dove si laureo’ in medicina nel 1885. Dopo avere lavorato come medico di bordo su di una baleniera decise di stabilrsi in Inghilterra e di aprire uno studio a Southsea. Non divenne mai un medico di successo, e di questo possiamo essere grati, fu infatti durante le lunghe ore di inattivita’ tra la visita di un paziente ed il successivo che iniziò a scrivere le storie di Sherlock Holmes. La singolare ed innovativa figura del detective di Baker Street colpi’ subito la fantasia degli inglesi e decreto’ il successo del suo creatore. Successivamente, durante la guerra Anglo-Boera, Conan Doyle fu corrispondente di guerra dal Sudafrica. Ritornato in patria scrisse un libro di memorie che gli valse la nomina a Baronetto. Negli ultimi anni di vita, a seguito della morte del figlio durante la Prima Guerra Mondiale, si interesso’ allo spiritismo scrivendo saggi ed articoli e tenendo numerose conferenze. Il suo ultimo lavoro e’ “The Edge of Unknown” ( 1930 ) in cui spiega le sue esperienze psichiche. Recentemente (1983) è stata pubblicata una raccolta di racconti inediti “ritrovati” tra le sue carte. Tra i pezzi più interessanti “L’ultima possibilità”, uno scritto sul difficile tema del “giustiziere” cioè dell’uomo che decide di sostituirsi alla legge.

Non solo Holmes, la produzione fantastica ed avventurosa.

A causa, probabilmente, della grandissima popolarità ottenuta da Sherlock Holmes, passa spesso in secondo piano l’altra produzione di Doyle: quella avventurosa e fantastica, che pure ha regalato personaggi indimenticabili e memorabili avventure. Uno fra tutti, il professor Challenger, burbero ed eccentrico biologo e paleontologo scopritore, assieme al suo incredulo collega professor Summerlee, al temerario Lord Roxton ed al giornalista irlandese Malone, cronista della spedizione, niente meno, che di un intero Mondo perduto (1912), una valle dimenticata dal tempo, al centro del bacino fluviale del Rio delle Amazzoni, dove vivono, in precario equilibrio, animali preistorici, ominidi e antenati dell’Homo Sapiens. Degno collega di Challenger è il professor Maracot, anch egli eccentrico scienziato, ma tanto silenzioso e riservato quanto l’altro è chiassoso e iracondo. Forse perchè il suo campo d’azione è il mare e più precisamente, il regno dei fondali oceanici esplorando i quali si imbatterà ne L’abisso di Maracot (1927) nei resti non proprio abbandonati della mitica Atlantide. In realtà Doyle fu sempre maestro nel mescolare sapientemente realtà e finzione, sua è la “colpa” di uno dei fraintendimenti più clamorosi della storia del giornalismo, era ancora studente quando basandosi sul ritrovamento, vero e non certo inusuale a quei tempi, di una piccola nave alla deriva senza equipaggio, la Mary Celeste (da lui ribattezzata Maria Celeste), rielaborò i fatti reali aggiungendovi dettagli misteriosi ed allusivi ma completamente inventati, come ad esempio un pasto lasciato interrotto e la velatura completamente dispiegata, con tale realismo da creare una leggenda ancora viva oggi, a più di cento anni di distanza. Per quel racconto, Il mistero del Maria Celeste (1884), il primo venduto ad un giornale, il giovane Conan Doyle ricevette un assegno sufficiente a pagare la retta dell’alloggio universitario per diversi mesi.
Del resto conosceva bene la vita di mare, i suoi miti, le sue paure e le sue leggende, essendo stato medico di bordo su di una baleniera nel biennio 1885-1887, a questa esperienza attinse anche durante la stesura delle sue numerose storie di pirati (raccolte in Tales of pirates).
Ma la produzione di Doyle è veramente vastissima e vi trovano posto anche romanzi storici (alla Walter Scott) come La Compagnia Bianca(1891), The last of the legions (L’ultima legione) o Other tales of long ago, gialli senza Holmes come My friend the murderer and other stories (Il mio amico, l’assassino ed altre storie), racconti del terrore (come The American’s Tale (1880) storia di una mostruosa pianta del Madagascar che si ciba di esseri umani, The horror of the heights(1913), interessante racconto quasi fantascientifico sui rischi dell’allora nuovissima tecnologia aeronautica o La mummia rediviva (1892)), romanzi fantascientifici come La fine del mondo (1913) e perfino poesie, come quelle dedicate alla guerra anglo-boera e scritte in SudAfrica dove si trovava come corrispondente di guerra, che gli valsero, nonstante lo scarso valore letterario, il titolo di baronetto nel 1902 e che furono raccolte nel libro The Great Boer War.

Marco R. Capelli (http://www.progettobabele.it)

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