Un avvocato keniota, Dola Indidis, si è appellato al tribunale dell’Aja (dopo aver vanamente tentato con la giustizia del Kenya) perché si annulli la condanna a morte di Gesù e si riconsideri il suo processo giudiziario.
Accusa inoltre Israele e l’Italia: incolpando rispettivamente Erode Antipa (marito d’Erodiade, che chiese il macabro “regalo” della testa di Giovanni Battista)e i sacerdoti del sinedrio; Ponzio Pilato e l’imperatore Tiberio(sotto il suo governo nacque e visse Cristo).
Italia e Israele hanno la “colpa” di utilizzare tuttora “ codice romano” e perciò sono inconsapevolmente complici della crocifissione di Cristo.
Oltre a queste “gravi” accuse, Dola Indidis denuncia il clero come responsabili del martirio di Giovanna d’Arco, in effetti, solo poi riabilitata dal Papa Callisto III.
Obbiettivamente, a parte l’ingiusta ed inumana sofferenza della crocifissione, Gesù non ebbe rispetto da parte della commissione giudicante: fu torturato, insultato, picchiato e bersaglio di sputi.
Di là della follia di un’accusa simile, (se non altro perché è inutile riaprire un caso di duemila anni fa), alcuni punti potrebbero fare riflettere.
Gesù Cristo fu obbiettivamente ed incivilmente ingiuriato e subì un processo senza contraddittorio: quest’affermazione vale imparzialmente per qualunque credo politico o religioso.
Se il processo si compisse oggi: i ragazzi che si professano atei e bestemmiano ad ogni pie sospinto, protesterebbero e si riverserebbero in strada; l’immagine di Cristo rimpiazzerebbe quella di Che Guevara sulle magliette e cambierebbe l’opinione verso la religione.
Passando al secondo argomento, ancora una volta il pregiudizio è sovrano.
Maria Maddalena, la prostituta redenta per cui Cristo invitò a scagliare una pietra a chi non avesse compiuto peccato, non era una prostituta.
La donna appare per la prima volta nel Vangelo di Luca, tra le donne che assistevano Gesù: si afferma che da lei fossero usciti “ sette demoni”, riferendosi automaticamente ai sette peccati, ma non prendendo in considerazione le malattie ( a cui magari Gesù ha portato la guarigione).
In realtà l’identificazione di Maria Maddalena come prostituta, è data da tre figure diverse, nei vangeli, che sono erroneamente sovrapposte.
La prima è l’anonima peccatrice che lavò i piedi di Cristo, bagnandoli con le lacrime ed asciugandoli con i suoi capelli: questa è indiscutibilmente una prostituta, ma non ha un nome definito.
La seconda è la sorella di Lazzaro e di Marta, di nome Maria, che pulisce i piedi nell’identica maniera a Gesù Cristo.
La terza è Maria di Magdala, presente, quando il sepolcro di Gesù è visto aperto: Maria di Magdala potrebbe essere la stessa sorella di Lazzaro o addirittura la Madonna, ma non è scritto che sia per forza la prostituta che lavava i piedi al Signore.
Un mito è sfatato: la prostituta non è da identificarsi col nome di Maddalena.
Questi ultimi episodi legati alla religione fanno riflettere sul pregiudizio pressappochista d’alcuni credenti o ragazzi d’oggi.
La religione istituzionale involontariamente allontana i giovani, evitando di farli riflettere sulla figura di Cristo: come ingiusta vittima di un potere apparentemente più forte.
Riguardo alla figura di Maddalena: i credenti identificano facilmente un nome con un’etichetta, senza riflettere sul testo, e quindi inevitabilmente puntano il dito.
Rey Brembilla
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