Codice Rosa al pronto soccorso: task force contro la violenza sulle donne

Manifestazione contro la violenza sulle donne. I presidi ospedalieri e la Pubblica Amministrazione rispondono con il Codice Rosa

Dopo il rosso, il giallo, il verde e il bianco…ora anche il rosa! Non è l’arcobaleno, ma – se parafrasiamo i colori con la speranza – allora stiamo assistendo ad un’iride spettacolare. Il rosa non rappresenta solo un colore, ma un enorme passo avanti. La regione Toscana ha voluto dedicare un codice del pronto soccorso proprio alla donna maltrattata perché i casi aumentano – mese dopo mese. Come si legge dal progetto della Regione “[…]si tratta di un percorso di accoglienza dedicato a chi subisce violenza. Non solo donne, ma anche anziani, bambini, disabili, omosessuali e immigrati”.

Il codice rosa è stato sperimentato, per la prima volta, dall’azienda sanitaria di Grosseto. Correva l’anno 2010. Ma con effetto immediato è diventato un progetto regionale coinvolgendo anche la procura di Lucca, Prato, Arezzo e Viareggio. In un anno e mezzo presso l’Asl 9 di Grosseto sono state attivati circa 1000 codici rosa. Si suddividevano in maltrattamenti, stalking e molestie. Ben più gravi i dati dell’aretino presentati al Forum della Pubblica Amministrazione di Roma. In quattro mesi si sono contati 65 casi di maltrattamenti, 5 abusi, un caso di stalking e ben 10 casi pediatrici (7 maltrattamenti e 3 abusi). Sono dati che fanno rabbrividire, che non lasciano spazio all’immaginazione.

Una task force tutta dedicata per analizzare e proteggere il soggetto. Dal personale socio-sanitario – come medici, assistenti sociali, psicologi ed altre figure – ad ufficiali di Polizia e magistrati. Tutti uniti per un unico scopo: tutelare le fasce più inclini agli abusi o presunti tali.  Sì, perché un occhio nero e lividi cadendo dalle scale non sono sempre sintomatologie credibili. Come osserva la dottoressa Teresa Emanuele, medico di direzione sanitaria dell’ospedale Maria Vittoria in cui venerdì scorso è stato attivato il Codice Rosa –  “Molte tra chi ha subìto abusi di fronte al medico non ha poi il coraggio di denunciare e raccontare che cosa è davvero accaduto, e riferiscono magari di essere cadute in casa o di essersi ferite per loro disattenzione, inciampando”. I dati, anche presso questo presidio ospedaliero sono allarmanti. In sei mesi sono stati accertati 60 casi. Molte di loro erano incinte o madri di figli piccoli d’età. “Siamo purtroppo convinti – prosegue la dottoressa Emanuele – che il fenomeno sia sottostimato. L’assegnazione del «codice rosa» – che non sostituisce ma affianca gli altri codici di gravità – farà sì che la paziente sia portata in un’area protetta del dipartimento di emergenza (eventualmente allontanando l’aggressore che in qualche caso accompagna la vittima in ospedale) e che venga attivata un’équipe specializzata composta. L’assegnazione del codice rosa farà scattare immediatamente anche un controllo sulle cartelle cliniche precedenti, per accertare se e quando la donna è stata già visitata in pronto soccorso in passato per analoghe violenze”.

E le Regioni d’Italia hanno deciso di collaborare. Abbracciando il progetto del Codice Rosa, è possibile che il progetto venga attivato in tutti i pronto soccorso della Regione ideatrice. Tutto entro la fine del 2012 e non solo la Toscana. A quanto risulta dal Forum della Pubblica Amministrazione, anche Sicilia, Puglia, Calabria, Veneto e Lazio vorrebbero prendere parte all’iniziativa visti i grandi risultati ottenuti dal gennaio 2010.

Roberta Santoro

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