La Fede paga. La fiducia in se stessi e nella patria. No? Beh, nel caso di Federico Fernandez detto Fede, appunto, la situazione è precisamente la seguente: oggi al Monumental comporrà la coppia centrale della difesa dell’Argentina insieme con Garay, nella sfida con l’Ecuador valida per le qualificazioni al Mondiale brasiliano 2014. Titolare, come quasi regolarmente è accaduto con il CT Sabella, e come quasi mai è accaduto nel Napoli. L’eccezione che conferma la regola del profeta in patria: beh, a Fernandez riesce perfettamente. Il segreto? «E’ un vantaggio che Sabella mi conosca già».
PANCHINA E SORRISI – Buon per lei, Federico. Buon per lui se l’attuale commissario tecnico della Seleccion lo ha scoperto, lanciato e allenato dal 2009 al 2011 nell’Estudiantes, con tanto di brindisi e feste per la conquista della Coppa Libertadores 2009 e dell’Apertura 2010. Continuità, è la parola giusta per definire il loro rapporto, considerando che il CT ha poi continuato a insistere su Fede anche in Nazionale. Nonostante in Italia, nel Napoli, sia in maniera inversamente proporzionale partito quasi sempre dalla panchina. Napoli che cerca tra l’altro anche un altro difensore, per rinforzare il reparto. E allora? Niente, spallucce e via: «In azzurro ho vissuto una buona stagione. Con un po’ di alti e un po’ di bassi, si, ma ho acquisito moltissima esperienza. Per fortuna siamo riusciti a coronare la stagione con la conquista della Coppa Italia».
IL TITOLARE – Sorride eccome, Fede, mentre racconta e si racconta ai media argentini nel ritiro dell’Albiceleste ad Ezeiza, alla vigilia della delicata partita con l’Ecuador (in programma oggi nella notte italiana al Monumental di Buenos Aires, lo stadio del River Plate). Lui partirà dal primo minuto in coppia con Garay; Lavezzi e Campagnaro riserve in attesa di minuti: «Essere considerato così importante da Sabella, per me, è una responsabilità: lavoro sempre per dimostrargli di essere all’altezza e di meritare la fiducia che mi dà. Certo, il fatto che mi abbia allenato, che mi conosca e che sappia cosa posso dare è un vantaggio».
MI MANDA AYALA – Da quelle parti lo definiscono così: el nino bonito di Sabella, cioè il suo pupillo. Ma c’è anche un po’ di Napoli, un po’ di vecchio Napoli alle spalle di Fede: Roberto Fabian Ayala. Sì, perché in Argentina gli riconoscono tecnica e grandi doti aeree, e per questo lo paragonano proprio all’ex centrale azzurro (dal 1995 al 1998) e della Nazionale. I due, tra l’altro, parlano spesso: «Sì, tramite il mio manager: mi dà sempre degli ottimi consigli, mi dice di stare tranquillo e concentrato in marcatura e di spingermi in attacco appena è possibile».
CHE FESTA – Impossibile quasi, invece, descrivere la gioia incredibile provata dopo la conquista della Coppa Italia a Roma con la Juve: “Una locura”. Come a dire: una festa incredibile, pazzesca. Da pazzi. Da locos. «La città aspettava un trofeo da moltissimo tempo: dopo la partita, siamo rientrati a Napoli alle tre di notte e abbiamo trovato un mare di persone in strada. Ci aspettavano per festeggiare».
DIEGO E IL POCHO – Insieme con lui, nella Seleccion, c’è anche Lavezzi. Il Pocho che ormai è al passo d’addio ma che comunque stuzzica sempre la curiosità degli argentini per un certo accostamento: «Lui come Maradona? Beh, non so… però devo dire che a Napoli non può proprio uscire di casa: ha tantissimi tifosi innamorati di lui. Di Diego? Se ne parla sempre». Ancora e comunque: «Anzi, vi dirò di più: un magazziniere della squadra canta ogni giorno nello spogliatoio, “Maradooo, Maradooo”. Si chiama Tommaso Starace ed è una memoria storica: lui ha vissuto gli anni del Pibe».
Fonte: Corriere dello Sport
Riproduzione Riservata ®