Boldrini: stop donna-oggetto nella pubblicità, provocazione Toscani

Laura Boldrini, presidente della Camera dei deputati, eletta il 16 marzo 2013

Laura Boldrini, presidente della Camera dei deputati, eletta il 16 marzo 2013

C’è sempre una speranza. Sì, perché stavolta ad esprimere il giudizio è donna, oltre che una voce autorevole come la presidente della Camera dei Deputati. Laura Boldrini si pronuncia sull’utilizzo spasmodico della donna nella pubblicità, un uso che la pone nella condizione di “oggetto” volto a far vendere un prodotto o un servizio. Sembrano discorsi “triti e ritriti”, ma è importante rimarcare la perseveranza con cui moltissime agenzie pubblicitarie mercificano il corpo della donna per “profitto”.

L’ultimo, solo in ordine di tempo, è il cartellone pubblicitario della Digital Graphic. Gli ideatori della pubblicità, Lucio Del Gottardo e Rosaria Bramato, hanno provato ad attribuire le reazioni di disapprovazione, manifestate su facebook e su twitter, al bigottismo e provincialismo: «Interpretare e vedere dietro quel manifesto (dodici donne nude inquadrate di schiena) questioni di genere discorsi che richiamano l’emancipazione femminile, la misoginia, il sessismo lascia intravedere un pensiero povero, piccolo, che ancora non riesce a superare la dicotomia uomo-donna. Fino a quando avremo donne che interpreteranno immagini come questa con questo tipo di rappresentazioni non cambierà mai niente; la donna non ha bisogno di quote rosa, di pari opportunità; le donne sembrano una specie da tutelare e da salvaguardare con leggi coercitive, il cambiamento avviene solo se si cambia la postura mentale nel vivere e nell’incontrare l’altro; rispetto a questa pubblicità si può esprimere un parere di buono o cattivo gusto e niente altro, si sorride e si va oltre».

Laura Boldrini si è pronunciata, in merito alla questione di cui sopra, nell’ambito della Festa dell’Europa, tenutasi a Venezia. Le sue sono state parole dure, decise, intransigenti: «È inaccettabile che in questo paese ogni prodotto, dallo yogurt al dentifricio, sia veicolato attraverso il corpo della donna. In Italia le multinazionali fanno pubblicità usando il corpo delle donne mentre in Europa le stesse pubblicità sono diverse. Dall’oggettivazione alla violenza il passo è breve. Serve più civiltà ponendo delle regole. Basta all’oggettivazione dei corpi delle donne perché passa il messaggio che con un oggetto puoi farci quello che vuoi». Non è un caso, allora, che l’aumento di violenza sulle donne sembra star mostrando il suo lato più oscuro. Ogni giorno i quotidiani, i telegiornali e le tastate web riportano notizie la cui conclusione prevede – di solito – una donna ricoverata in ospedale dopo aver subito percosse o violenze di altro tipo oppure, sempre in ospedale, ma all’obitorio. Non è un’esagerazione, un modo per essere fatalista; quando le ipotesi vengono supportate dalle prove, dal perseverare di atti illeciti, divengono tesi comprovate. Più la donna viene vista come oggetto dalla società “autorizzata a dettare trend dalle Istituzioni”, più gli uomini che entrano in contatto con la medesima società si sentiranno autorizzati a vederla in egual modo.

La task force della presidente della Camera, Laura Boldrini, contro il femminicidio arriva nel momento di massimo caos socio-emotivo. La notizia che una donna in dolce attesa sia stata arsa in viso con un acido da un passante è di pochi giorni fa. Una misura preventiva va presa. «Troppe donne sono oggetto di violenza ad ogni livello, una violenza che si estende dalle famiglie e che arriva anche al web. Quest’ultimo – ha detto Boldrini – è strumento prezioso di democrazia partecipata, ma anche nel web minacce e intimidazioni non possono essere tollerate».

Discutibile è, invece, l’opinione di Oliviero Toscani. Secondo quanto afferma all’Adnkronos: «Devono volersi bene per quelle che sono. Serve un ruolo più serio delle donne. La smettano di dover sempre sedurre, altrimenti finiranno per sedurre solo i maniaci e i violenti». Le critiche più violente riconducibili a questa affermazione sono giunte sia da Telefono Rosa sia da zeroviolenzadonne.it.

Roberta Santoro

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