Una politica del sesso: gli scandali sessuali dalla prima alla seconda Repubblica

Durante la prima Repubblica c’era più pudore che nella seconda.

Durante la prima Repubblica c’era più pudore che nella seconda

In questo periodo Berlusconi è nell’occhio del ciclone a seguito del celebre caso Ruby, ma egli non è l’unico politico (dal 1994 in poi) ad aver creato scandali sessuali: alcuni casi sono stati ampiamente divulgati ed altri frettolosamente dimenticati.
Indubbiamente il caso dell’ex premier ha provocato clamore per il ruolo che lui ha avuto nella politica italiana.

Nel 2007 il deputato dell’Udc Cosimo Mele trascorse la notte del 27 luglio in una suite di un albergo centrale di Roma con due prostitute: lo scandalo fu aggravato dal ricovero di una delle ragazze in ospedale, causa pericoloso mix di cocaina e alcool.
L’appartenenza del deputato ad un partito d’ispirazione cristiana provocò gran clamore.
Sempre nel 2007 toccò al portavoce del governo Prodi, Silvio Sircana, ad essere coinvolto in un ennesimo scandalo sessuale: durante il processo di “Vallettopoli” fu scattata una foto al politico di centro-sinistra, mentre avvicinava, in automobile, una prostituta transessuale (il caso fu prontamente insabbiato).
Nel 2009 il Presidente della regione Lazio e giornalista, Piero Marrazzo, subì un tentativo di ricatto da parte d’alcuni carabinieri deviati: i carabinieri scoprirono che Marrazzo frequentava dei transessuali, relazioni occasionali per Marrazzo o addirittura un fidanzamento per un trans che fu interrogato.
Marrazzo si dimise subito dalla regione Lazio e lo scandalo subì strascichi inquietanti a causa d’alcune morte sospette di transessuali protagonisti del caso.

Alcuni scandali sessuali colpirono anche la prima repubblica, ma sopra di essi fu posto un manto di pudore che riuscì ad insabbiare scandali che oggi riempirebbero i giornali.
Quello che oggi appare normale (come una separazione o l’omosessualità) allora era considerato scandaloso.

Bettino Craxi, conosciuto come il simbolo del potere di tangenti, fu un assiduo frequentatore d’amanti celebri e fisse: Sandra Milo, Patrizia Caselli, Ania Pieroni (a cui addirittura il leader socialista “regalò” un canale televisivo romano).
Craxi usava la suite all’Hotel Raphael come alcova d’incontri amorosi, pur mantenendo fino alla fine il matrimonio con l’amata moglie.
Il campo democristiano era ovviamente il più puritano, i matrimoni erano fedeli fino alla fine (si vociferava di una passione d’Aldo Moro verso la cantante Rosanna Fratello, ma senza dubbio si tratta di una gran bufala): la grand’eccezione era rappresentata dall’ex presidente del consiglio Mario Scelba (che aveva un amante a Roma e addirittura una figlia segreta) che fu minacciato apertamente (attraverso fotografie) quando tentò di ostacolare la politica di centro-sinistra.

Curiosamente anche il Partito Comunista aveva una moralità molto rigida, probabilmente per non essere da meno alla proverbiale moralità della Dc.
Suscitò scandalo la separazione del segretario Luigi Longo dalla storica “compagna” Teresa Noce: probabilmente uno dei motivi fu la scarsa avvenenza della Noce, a tal punto che una volta Longo per indicarla ad un suo amico usò parole poco cavalleresche ( “la riconosci perché è la più brutta che c’è “).
Grave scandalo suscitarono però Umberto Terracini (firmatario della costituzione) e il gran leader Palmiro Togliatti: rispettivamente frequentarono mogli sposate ed ebbero amanti durante il matrimonio.
Terracini s’innamorò dell’attrice Maria Laura Rocca: per ordine del partito lei dovette separarsi dal marito e sposarsi immediatamente col politico del Pci; Togliatti addirittura fu costretto, a lungo, a mantenere un rapporto segreto con Nilde Jotti (il partito non concepì il tradimento verso la moglie, Rita Montagnana, facente parte del nucleo storico del partito) e fu controllato a vista da un incaricato dal partito (fu durante un riuscito tentativo d’evasione che il “migliore” subì l’attentato del 1948, dove, infatti, la Jotti fu accusata di averlo distratto).
A destra non mancavano le polemiche: paradossalmente Giorgio Almirante fu tra gli oppositori alla legge per il divorzio, ma appena avvenne il referendum n’approfittò per lasciare la prima moglie.

Il vero scandalo era rappresentato dall’outing omosessuale, che si conosceva, ma non poteva assolutamente essere tollerato.
Oggi Alfonso Pecoraio Scanio ( bisessuale) e Nichi Vendola (omosessuale) non hanno giustamente scrupoli a dichiarare il loro orientamento sessuale.
Ultimamente anche Marco Pannella ha ammesso la sua bisessualità ed è indicativo come un anti-conformista come lui non si fosse mai espresso prima.
Voci sostengono che vi sia stato più di un premier omosessuale: si sospetta fortemente di Giovanni Spadolini, di Mariano Rumor, ma è stato il politico Mario Adinolfi ha denunciare apertamente le avance pesanti del defunto senatore a vita Emilio Colombo, che per altro non ha mai smentito.
Agli omosessuali era vietato un eccessivo potere politico e difatti tre importanti democristiani non salirono mai al Quirinale: Emilio Colombo, Mariano Rumor e Fiorentino Sullo.
Soprannominati le “sorelle bandiera” ( dal nome di un trio di travestiti che si esibivano in televisione): Sullo fu addirittura allontanato dal partito e Rumor, quando era presidente del consiglio, sembra che osservasse i ragazzi da una finestra panoramica del suo studio.

L’unico vero scandalo sessuale della prima repubblica avvenne il 9 aprile del 1953 e fu la morte di Wilma Montesi.
La giovane e bella ragazza romana fu trovata cadavere sulla spiaggia di Torvaianica, zuppa d’acqua,
ma priva di scarpe, gonna, calze e reggicalze.
Inizialmente il caso fu archiviato come un semplice malore nell’atto di lavarsi i piedi nell’acqua, ma lo scandalo divampò improvviso, quando un giornalista notò il musicista Piero Piccioni ( figlio dell’importante politico democristiano Attillio Piccioni) portare i vestiti mancanti della ragazza alla caserma dei carabinieri.
In un primo tempo il giornalista ritirò la sua testimonianza, ma lo scandalo si aprì di nuovo quando due ragazze, Adriana Concetta Bisaccia e Maria Augusta Moneta Caglio Bessier d’istria, raccontarono di aver partecipato ad un’orgia sessuale nella tenuta di “Capocotta” (il cui proprietario era l’ambiguo Marchese Ugo Montagna), in cui erano presenti Wilma Montesi e lo stesso Piero Piccioni: un cocktail di droga alcool doveva essere stato fatale per Wilma Montesi, che accusò un malore e morì.
Si aprì un processo dove Piccioni e Montagna furono assolti in formula piena.

Il centro dell’obiettivo fu l’innocente politico Attillio Piccioni, già segretario della Dc e destinato a diventare presidente del consiglio: la vicenda gli distrusse totalmente la carriera e probabilmente provocò la sconfitta elettorale della Democrazia Cristiana alle elezioni del 1953.

Rey Brembilla

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