Un mondo folle e “dantesco” nelle fotografie di Marco Iannaccone, in mostra fino al 1° giugno

Uno degli scatti tratti da "Società in arresto", la seconda delle tre mostre in esposizione

Uno degli scatti tratti da “Società in arresto”, la seconda delle tre mostre in esposizione

Si definisce un interprete delle contraddizioni della società moderna, Scarlet Lovejoy, alias Marco Iannaccone, autore delle tre mostre Società in arresto/Plastic Art Trash/Self Photowords, dal 10 maggio al 1° giugno in esposizione al Sarajevo Supermarket, piazza Gesù e Maria, Napoli. Tre expo tematiche inserite all’iterno di un percorso a staffetta, che scrutano con sguardo acuto nelle profondità umane, resituendoci ritratti a volte inquietanti, a volte paradossali, a volte satirici fino all’estremo dell’uomo contemporaneo, accompagnando lo spettatore alla scoperta di se stesso.

Marco, raccontaci da dove nasce l’ispirazione per queste tre mostre.

L’idea era quella di raffigurare attraverso la fotografia uno specchio della società attuale, un “riflesso fotografico” di quello che sta accadendo. L’idea di base, il filo conduttore dei tre lavori nasce dalla volontà di mostrare in che modo la società attuale, con i suoi problemi, i suoi falsi valori, le sue proibizioni e le sue aspettative finisca per essere un ostacolo alla nostra libertà.

Dicci qualcosa per ognuno dei tre lavori.

Self Photowords è una raccolta molto libera di scatti che esplorano vari temi, concetti relativi alla religione, alla famiglia, all’omosessualità.

In Plastic Art Trash invece ho voluto “rivisitare” il rapporto tra arte e “munnezza”, fotografando l’immaginaria contaminazione delle opere d’arte più famose con i rifiuti. La decadenza ormai è finita anche nell’arte, che è sempre più spesso spazzatura. La mia vuole essere una provocazione e insieme un messaggio di speranza per l’arte italiana ma soprattutto per l’intera società, che dovrebbe prendere spunto dai suoi trascorsi artistici gloriosi per risollevarsi da questa decadenza.

Società in arresto nasce con l’intento di ritrarre le nuove forme di delitto che si stanno creando. L’ispirazione è la cronaca, che è sempre più colorita e, purtroppo, brutale. Nuove forme di reato stanno prendendo piede, molte dinamiche stanno cambiando: la gente è più distratta, pensa a cose superficiali, si affida a falsi valori e trascura le cose più importanti. Pensiamo ad esempio al peso che i mass media rivestono nella nostra vita quotidiana: una delle foto raffigura una donna arrestata per il furto di un televisore. La sua giustificazione? “Non potevo perdermi l’ultima puntata del Grande Fratello!”

Secondo te viviamo in un mondo folle?

Un mondo folle sì, ma bloccato. Nel senso che non c’è un progresso, né da un punto di vista lavorativo, né sociale né culturale. Viviamo un blocco della civiltà.

La chiesa è spesso bersaglio satirico delle tue opere. Come vedi la religione?

Molte cose sono veramente assurde. La sacra Sindone, il segreto di Fatima che ormai è come il segreto di Pulcinella. Ci sono molte cose che non condivido, poco razionali, legate a una fede che sa troppo di superstizione e di miracoli. E poi in passato ho avuto brutte esperienze con gli ambienti ecclesiastici.

Nelle tue fotografie la città di Napoli ha spesso un ruolo importante. Che rapporto hai con Napoli?

È un rapporto viscerale, la amo, ma ovviamente è un rapporto difficile, visti i tanti problemi che la affliggono. Napoli è spesso oggetto delle mi opere perché come fotografo credo di avere il compito di dare un messaggio per far riprendere la città e aggiustare un po’ le coscienze di tutti.

Ci saranno anche delle performance che ti vedranno protagonista in occasione dell’expo.

Sì, una per ogni allestimento. Il 17 maggio mi vestirò da madonna dell’immondizia per presentare Plastic Art Trash, visto che Maggio è il mese “mariano”. Ci saranno degli ex voto a forma di cuore, e ognuno ci scriverà sopra quello che vuole chiedere alla Madonna per la città di Napoli.

E il 10 maggio che cosa ci riserverai?

Il 10 ci sarà una cella, le sbarre sono fatte da parole che rappresentano le cose che ci tengono ingabbiati: religione, convenzioni, relazioni, famiglia. Io sarò dentro la cella, per dimostrare che la libertà, intesa nel suo senso più puro, non esiste.

Tu non ti senti libero?

Beh, come artista sicuramente. Fotografare è il modo che ho scelto per raccontarmi, quando lo faccio sono privo di costrizioni, anche se a volte sono un po’ bloccato dal fattore economico. Purtroppo oggi se hai un’idea è difficile realizzarla, soprattutto per una questione di costi.

Vuoi dire qualcosa agli spettatori che verranno a visitare la tua mostra?

Non vi sbagliate, il Sarajevo Supermarket non è a piazza del Gesù, ma a piazza Gesù e Maria, vicino piazza Mazzini, salendo al Vomero. Usate Google Maps!

G.G

Riproduzione Riservata ®

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...
Ti piace questo articolo? Condividilo: