Un fuhrer come amico: le memorie di un amico d’infanzia d’Adolf Hitler

un Adolf Hitler nel pieno delle sue forze

un Adolf Hitler nel pieno delle sue forze

L’abolizione di qualsiasi tipo di revisionismo talvolta è talmente risolutiva che tende ad omettere anche la realtà: ad esempio non parla di un libro uscito in Inghilterra anni fa, “The young Hitler I knew”, il cui autore fu August Kubizek, il migliore amico d’infanzia di Hitler.

L’autore pubblicò il libro nel 1953, ma l’opera fu ovviamente modificata per motivi di censura e solo ultimamente è stata pubblicata in versione integrale.

Hitler e Kubizek si conobbero nel 1904, entrambi spettatori a teatro, restando intensamente amici fino al 1908, quando improvvisamente Hitler scomparve: i due ragazzi convissero assieme in un appartamento a Vienna.

Il fattore che traspare incredibilmente dal libro è l’umanità del futuro leader nazista.

Hitler verso l’autore provava un’amicizia fortissima e sicuramente morbosa, fino al punto di volerlo assolutamente a Vienna (lo iscrisse al conservatorio per costringerlo ad abitare con lui).

Inoltre il futuro dittatore nutriva un’adorazione verso la propria famiglia: protettivo verso la sorella Paulina e servizievole verso la madre malata ed inferma, al punto di aiutarla nelle mansioni casalinghe.

In realtà l’ambiente famigliare si rivelò un primo trauma per Hitler: in costante adorazione verso la madre, provava un senso di terrore verso il padre (nonostante fosse morto da tempo) e sottilmente lo disprezzava, al punto che odiava i dipendenti pubblici (tale era stato il mestiere dello zelante padre del fuhrer).

Fu, inoltre, talmente traumatizzato dalla morte dei fratelli più grandi (morti neonati) che usava chiamare il suo amico “Gustav” (come il nome di uno dei fratelli) e non August.

Ovviamente Hitler manifestò da subito la sua indole folle: sia per il fisico notevolmente inquietante (pallido, magro e con due occhi spiritati) e sia dal carattere (timido, restio a parlare del suo privato e timoroso del mondo esterno).

Enunciava già le sue idee con estrema sicurezza, ma non ammetteva opinioni diverse ed inoltre era vittima di temibili scatti d’ira, improvvisi e violenti.

Hitler vaneggiava progetti ed illusioni: passava del tempo a disegnare ponti e edifici (in seguito puntualmente costruiti ma allora totalmente incompresi) o frustrato tentava di creare un opera lirica wagneriana, pur essendo totalmente ignorante verso le elementari basi musicali.

Dal punto di vista politico, Kubizek è in grado di riferire poco (la politica era estranea ai loro discorsi, poiché l’autore se ne disinteressava totalmente): Hitler rimase lungo tempo senza lavoro e, in questo periodo, riversò invidia verso le popolazioni slave o ebree che evidentemente erano più richieste di lui (fu da allora scaturì l’odio verso le razze da lui viste come antagoniste).

Curiosa (osservando poi il futuro del Fuhrer) fu la solidarietà verso la classe lavoratrice e l’odio verso la guerra (come enorme mattatoio d’umili soldati), al punto che fino all’ultimo Hitler sperò nella neutralità della Germania.

Il futuro dittatore viveva con angoscia anche le relazioni sentimentali: nonostante avesse numerose spasimanti, era follemente innamorato di una certa Stefanie che vedeva passare per la strada, ma non osava avvicinarla (nonostante fosse convinto che lei lo amasse al punto di sostenere di restare “fedele” a lei).

Kubizek era costretto(silenziosamente) ma allo stesso tempo affascinato, ad ascoltare i suoi monologhi e doveva subire una cieca gelosia nei suoi confronti: l’autore del libro difatti non doveva avere altre amicizie al di fuori del giovane dittatore (grandi scenate avvennero, quando Kubizek frequentava una ragazza) ed era vittima d’invidia per il suo indubbio talento musicale (che Hitler non possedeva).

Probabilmente l’amicizia di Hitler nascondeva la volontà di trovare una “cavia” a cui sottoporre la volontà di comando, qualcuno pronto ad ubbidire sempre e docilmente: attraverso la dialettica, Hitler pensava di soffocare l’evidente talento artistico d’August Kubizek.

Colpisce l’atteggiamento dell’autore che pare giustificare con affetto, i lati negativi del suo folle amico.

Il racconto dell’ultima volta che si videro, ormai adulti, ha un sapore dolce ma nello stesso tempo un retrogusto amaro: Hitler, ormai al potere, invitò l’amico (nel frattempo diventato impiegato di banca) all’importante festival operistico in onore di Richard Wagner.

Kubizek era felice ma nello stesso tempo imbarazzato, poiché era invitato in un luogo in teoria vietato per le sue modeste possibilità: forse Hitler creò volontariamente una situazione simile ? forse volle sadicamente far notare, la differenza tra il Fuhrer ed un umile impiegato di banca?

Rey Brembilla

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