Trieste, musica fino alle 23:00 (storia del degrado musicale italiano)

Trieste, centro: musica fino alle 23:00

Trieste, centro: musica fino alle 23:00

La musica live a Trieste dev’essere davvero malvista da più strati sociali che stanno al potere: la giunta comunale ha completato il documento che regolamenta la convivenza fra divertimento e riposo. Come se ascoltare un concerto di musica da camera non potesse essere riposante.

Non vi sarà alcuna distinzione fra locali di periferia e locali di centro città, tutti i gestori dovranno garantire il termine delle attività di musica live alle ore 23:00 e non oltre, la somministrazione di bevande alcoliche dopo la mezzanotte e la pulizia delle aree di divertimento. Il file non menziona mai la parola “movida” (ma il nome del documento è reg_movida_ts.doc, il titolo ufficiale è “Regolamento comunale per la convivenza tra le funzioni residenziali e le attività di esercizio pubblico e svago nelle aree private, pubbliche e demaniali”).

C’è dunque in Italia una grossa difficoltà a concepire la musica come cultura e come valore sociale libero per tutti e verso tutti. Oltre che per le sanguinose scelte di mantenere l’iva sui prodotti musicali (dischi etc.) e di non sostenere gli eventi live con aree appositamente create per questo tipo di manifestazioni e dotate di adeguati impianti (con esse i locali non avrebbero l’esigenza “commerciale” di proporre musica dal vivo, con conseguenze di setaccio naturale  e fisiologico verso prodotti musicali di maggiore qualità). La musica viene vista come un fastidio, un’attività giovanilistica, e la giunta comunale di Trieste riporta solo l’ultimo triste esempio.

Grandi concerti come quello di Mark Knopfler a Napoli sono stati rinviati a data da destinarsi a causa delle poche vendite dei biglietti (siamo sicuri che sarebbe successa la stessa cosa ai Modà?), le persone preferiscono bypassare le attività musicali o muoversi solo per nomi di grande richiamo (un pò come al cinema, dove i cosiddetti blockbusters giocano la parte del leone), come nel caso di Bruce Springsteen o Manu Chao qui a Napoli (al concerto di quest’ultimo era presente anche il Serenissimo sindaco Luigi De Magistris che evidentemente non si cura di come arrivarci, ai concerti nella sua città).

Resta da capire che gioco vuole recitare il Governo di larghe intese su questo argomento. La cultura è un’architrave essenziale per risollevare il Paese, le brutture comportamentali si combattono anche dando da mangiare al cervello degli Italiani, non solo guardando nei loro conti in banca.

Marco Della Gatta

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