The Vaccines – What Did You Expect From The Vaccines?

La copertina di “What Did You Expect From The Vaccines”, primo album della band londinese

Se Londra non fosse Londra, il sottoscritto questa settimana avrebbe recensito comodamente il nuovo  e fiammante “Angles” dei redivivi Strokes. Ma la freschezza dei Vaccines merita davvero, tanto da far aspettare i nostri amati newyorkesi.

“What Did You Expect From The Vaccines” è il loro primo disco, sotto l’ala protettiva della Columbia. Il quartetto è formato da Justin Young (chitarra e voce), Árni Hjörvar (basso), Freddie Cowan (tastiere, chitarra) e Pete Robertson (batteria). Le prime apparizioni risalgono al 2010, con il lancio del singolone “If You Wanna”, on air perennemente su BBC Radio 1, diventando ben presto uno dei preferiti di Mr. Zane Lowe.

La prima cosa che viene da pensare mettendo su questo disco è che i Vaccines hanno imparato la lezione dei Glasvegas, ossia abbinare canzoni dagli accordi e strutture compositive decisamente retrò ad arrangiamenti quasi epici, molto riverberati e possenti.

“A Lack Of Understanding” e “All In White” riescono perfettamente nell’intento di prendere Buddy Holly e riverberarlo all’ennesima potenza. Disco stirato e snello, 11 pezzi per un totale di 35 minuti, che prosegue con la splendida “Blow It Up”, chitarrosa e ampia, che rallenta un po’ con “Family Friend” e che si rialza decisamente sulle note di “If You Wanna” (riproposta anche qui), il vero fiore all’occhiello dell’album, assieme all’accoppiata iniziale.

L’energica “Norgaard” apre la seconda parte del disco, ma il parere personale è che i Vaccines si trovino a proprio agio in pezzi più lenti ed atmosferisci rispetto a pezzi “simil-strokes”. “Post Break Up Sex” regala maggiore qualità, se possibile, all’album. Pezzo molto melodico e sentito dal gruppo, una vera chicca anche in termini di esecuzione. “Wolf Pack” sarebbe la perfetta colonna sonora per un party da college americano, mentre “Wreckin’ Bar (ra ra ra)” un’ideale colonna sonora da stadio inglese, allegro e trascinante, che introduce, peraltro una novità di questi ultimi tempi, ovvero chiudere un disco d’esordio con un pezzo allegro.

Con le loro chitarre graffianti e riverberate, i Vaccines prenotano un posto da qui a molti anni all’interno del movimento musicale britannico, sperando in una riconferma nel corso della loro carriera.

Marco Della Gatta

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