Siamo proprio sicuri che il Cavaliere non è lui il nuovo capo dell’Anello di Andreotti?

E’ strano che dopo tutto quello che gli sta cadendo addosso in questi giorni, il Cavaliere continui a dire di essere tranquillo e che tutto finirà in un boomerang per i magistrati rossi che lo assediano dalla sua discesa in campo e che continuerà a governare fino al 2013.

Da dove gli deriva tutta questa apparente sicurezza, o sa cose che noi non immaginiamo o è veramente fuso e allora per il bene di tutti noi che credevamo in lui e del Paese, sarebbe opportuno che abdicasse lasciando il posto ad Angelino Alfano.

Gelli ha parlato di Berlusconi come di un uomo che ha gestito in maniera goliardica la carica di Primo ministro e ne ha contestato le cene e alcune folli comportamenti, eppure io  insisto sempre sullo stesso tasto: è impossibile che uno come lui telefoni in questura facendo passare Ruby per la nipote di Mubarak, questa non è goliardia ma una stronzata vera e propria che non ha nessun senso logico nemmeno se fosse lui oggi il capo dell’Anello di cui ha parlato il Venerabile nella sua intervista al settimanale Oggi.

L’Anello è forse la struttura riservata della quale si conosce meno. Si tratta del Noto Servizio, conosciuto anche come Anello della Repubblica, una sorta di servizio segreto parallelo della cui esistenza si venne a conoscenza quando Aldo Giannuli, su incarico del giudice Guido Salvini che indagava sulla strage di piazza Fontana, e della procura di Brescia al lavoro sulla bomba di piazza della Loggia, scovò alcuni documenti nell’archivio di via Appia del Viminale nel quale si faceva riferimento a questa entità. Dopo di allora, un libro di Stefania Limiti e poco altro. Ora, all’improvviso e in un momento di grave crisi della politica, se ne torna a parlare. Lo ha fatto Licio Gelli, parlando di Giulio Andreotti e Silvio Berlusconi.

Il 28 gennaio scorso, sul quotidiano il Tempo compariva un’altra intervista a Gelli. Al centro, sempre la figura di Berlusconi e ancora giudizi poco lusinghieri sull’attuale premier, c’è una frase però che mi fa riflettere – «Se è vero ciò che gli viene attribuito (e credo che almeno in parte sia vero), allora sì: non avrebbe dovuto farlo, o, quantomeno, avrebbe dovuto utilizzare sistemi più riservati» – la quale, messa in relazione con la rivelazione sull’Anello e sul ruolo di Andreotti, sembra far intendere un  ritorno della organizzazione segreta sulla scena politica italiana.

In generale possiamo dire che questa organizzazione fu coinvolta in operazioni che lo Stato non poteva fare direttamente e per le quali non poteva rivolgersi ad altre entità costituite per altri scopi. Per ciò che ne sappiamo, si tratta di operazioni politiche finalizzate al mantenimento di interessi interni e internazionali in chiave anticomunista. Insomma, erano operazioni portate a termine con mezzi illeciti per tenere in piedi un determinato quadro.

Da qui potrebbe derivare la sicurezza del Cavaliere o e la solita ostentazione virtuale di un potere ormai perduto?

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