Paul Cézanne: il post-impressionista che influenzò il Cubismo

Anche Google ha commemorato il 172° anniversario della sua nascita, trasfigurando per un giorno il suo logo in una natura morta. E se il motore di ricerca più utilizzato al mondo sceglie di rendere omaggio a un artista, a un personaggio o a un avvenimento storico, si può star certi che quell’artista, quel personaggio o quell’avvenimento hanno scritto un pezzo di storia. E’ stato così per John Lennon e per Gandhi, per Giuseppe Verdi e Agatha Christie: e così è anche per Paul Cézanne. Chi non conosce il nome del celebre pittore francese? Chi non ha mai visto almeno una riproduzione di una sua tela? Quasi nessuno. Eppure l’opera di Cézanne non ha goduto di immediata fortuna, rimanendo ostica e incomprensibile a molti per la maggior parte della sua vita. Personaggio ermetico, a tratti introverso e solitario, Paul Cézanne incarna in ambito pittorico l’ideale romantico dell’outsider che, pur avvicinandosi alle correnti artistiche dell’epoca, ne rimane distaccato e sotto molti aspetti escluso, coltivando uno stile personale ed eclettico difficilmente riconducibile all’interno di una scuola pittorica predominante.

Nato ad Aix-en-Provence da una agiata famiglia borghese di presunte origini italiane – il cognome Cézanne deriverebbe dall’italiano Cesana, piccolo borgo piemontese – il giovane Cézanne si avvicina ben presto all’arte, grazie a un’istruzione umanistica completata dagli studi di musica e disegno, e soprattutto grazie alla profonda amicizia che lo legherà per quasi tutta la vita allo scrittore Émile Zola, con cui instaura un forte legame adolescenziale di natura intellettuale, nutrito dalla comune lettura dei classici e dallo scambio di opinioni letterarie. Legame che avrà non poche influenze sulle prime scelte pittoriche dell’artista Cézanne: il periodo romantico della sua pittura, caratterizzato dallo studio dei “classici” cinquecenteschi, da Caravaggio a El Greco, e dalla profonda ammirazione dei “romantici” Délacorix e Courbet, si può infatti interpretare simbolicamente come un tentativo di trasporre nelle immagini – prevalentemente ritratti, caratterizzati da colori scuri e dall’apertura delle forme alle “vibrazioni del colore”, come insegnava il maestro Délacroix e come si può apprezzare nelle tinte fosche de “Il negro Scipione”– quel senso di decadimento che anima, soprattutto in letteratura, l’ultimo romanticismo. Quasi a voler fornire un manifesto figurativo, un corrispettivo pittorico alle atmosfere descritte a parole dai romanzieri dell’epoca, i cui personaggi sembrano prendere corpo e dimensione nei pesanti impasti di colore spatolato dell’oggetto pittorico d’elezione prescelto da Cézanne: il ritratto.

Stilisticamente parlando, questo primo periodo fu contraddistinto dallo studio delle forme: secondo Cézanne, tutta la realtà poteva essere figurativamente ricondotta a tre solidi geometrici – cono, cilindro e sfera: in quest’affermazione si intravede una prima rottura della dimensione prospettica classica, che compare, in forma primordiale, già nelle prime opere dell’artista, per poi diventare una peculiarità del suo stile inconfondibile. Solo più tardi Cézanne approderà allo studio dei colori, approfondito in seguito al fecondo incontro con l’impressionismo di Pissarro, che libererà la pittura di Cézanne dalle “sovrastrutture letterarie” avvicinandolo al tocco “naif” degli impressionisti Monet, Renoir e Sisley, con i quali Cézanne venne in contatto durante la frequenza parigina dell’Académie Suisse. Paul Cézanne tuttavia non si inserirà mai a pieno titolo nella corrente impressionista: pur esponendo insieme ai maestri dell’impressionismo (l’opera culminante del periodo impressionista di Cézanne è “La casa dell’impiccato ad Auvers”) non otterrà lo stesso successo di critica e vendite, e questa disfatta spingerà l’uomo Cézanne, già di carattere introverso e schivo, a un ulteriore ripiegamento su se stesso e sulla propria arte, alla ricerca di uno stile pittorico personale, innovativo anche rispetto all’astro nascente dell’impressionismo.

Il periodo costruttivo sarà dunque caratterizzato da un rifiuto, e contemporaneamente dalla tensione verso una sintesi dei periodi precedenti: rigettando sia la concezione romantica della pittura come interpretazione soggettiva della realtà interiore dell’artista, sia la centralità impressionista dell’immediatezza della percezione, Cézanne, ritiratosi in Provenza, inizia le sue meticolose ricerche sul colore: l’obiettivo è di trascendere la centralità sia della percezione impressionista fondata sullo studio della luce, sia dell’interpretazione dell’era romantica basata sulla prospettiva, andando piuttosto alla ricerca dell’essenza ontologica della realtà, che, secondo Cézanne, solo il colore è in grado di sintetizzare.

Riprendendo e studiando per anni gli stessi soggetti con una perseveranza che oggi definiremmo maniacale (si veda il dipinto de “Le grandi bagnanti”), Cézanne mette a punto la sua originalissima tecnica pittorica, caratterizzata da un uso esclusivo del colore per esaltare le volumetrie delle forme e dello spazio: i colori venivano stesi sulla tela con la spatola, puri; ombreggiature e sfumature venivano create attraverso la sovrapposizione dei colori, ottenuta con successive spalmature a tela asciutta.

La destrutturazione delle forme ad opera del colore che si intravede più che altro negli intenti della pittura di Cézanne verrà successivamente ripresa e portata alle estreme conseguenze figurative dal Cubismo: in questo senso Cézanne può essere considerato un pioniere, seppur ad un livello solo intellettuale, del movimento pittorico che rese celebre il più moderno (e più fortunato) Picasso.

Come spesso accade ai quei personaggi, che dopo aver trascorso una vita in sordina, si ritrovano, post-mortem, ad avere un ruolo cruciale nella storia, così avvenne anche per Paul Cézanne: solo un anno dopo la sua morte, avvenuta nel 1906, il Salon d’Automne, che aveva in passato rifiutato le sue opere, gli dedicò un’imponente retrospettiva commemorativa che pose le basi dell’avanguardia pittorica del ‘900, influenzando Modigliani e Picasso, e consegnando all’immortalità il nome dell’ormai defunto pittore che oggi tutti conoscono: Paul Cézanne.

Giuliana Gugliotti

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