Non basta Saviano e la solita variegata coalizione per far sognare l’Italia!

Una cosa oggi è sicura, il fronte delle opposizioni al Cavaliere non è stato mai come adesso cosi folto e variegato, si parte da pezzi importanti della vecchia costituente  berlusconiana con  la nascita del Terzo Polo di Gianfranco Fini e Pier Ferdinando Casini, poi le spesso pretestuose critiche di Confindustria, gli ultimi malcelati imbarazzi della Chiesa, i dubbi che serpeggiano nella base leghista fino a toccare alcuni vertici tanto da farli ondeggiare.

Questo testimonia che la vecchia tenaglia berlusconiana si allenta,  forse anche dai fedelissimi nasce qualche sbadiglio di troppo di fronte a questo casino delle zoccolette arcoriane in cui masochisticamente  il Cavaliere si è andato a tuffare.  Pertanto anche se continuo a credere che dopo di lui ci sarà il vuoto proprio per mancanza di una evidente e marcata leadership, devo ammettere che il Presidente ha ancora un formidabile vantaggio sui suoi avversari, specie dopo i fatti del fine settimana, in particolare gli incidenti di Arcore e la manifestazione di Libertà e giustizia a Milano con Roberto Saviano protagonista. Credo che se si torna al voto in tempi rapidi – diciamo a maggio o giugno – Berlusconi può facilmente riuscire di dimostrare che è ancora lui l’unico detentore di un progetto per il Paese, e  che dall’altra parte c’è il caos. La santa alleanza propone la solita litania della missione costituente che può essere valido per giustificare la accozzaglia informe che tenta di mettersi insieme, la quale oltre che infiammare  certi spiriti non  cambierebbe  facilmente il voto degli italiani solo per l’urgenza di una nuova Carta.
Bisognerebbe essere più credibili altrimenti si rischia di fare la fine della banda Prodi, ci vorrebbe un leader carismatico che non c’è, bisognerebbe eliminare qualche ramo populista leggi Di Pietro che serve poco alla causa comune ma molto a quella del Cavaliere, e poi un programma serio chiaro e condiviso, che non c’è.
In questo il Pd di Pier Luigi Bersani e i suoi potenziali alleati sono ancora molto indietro. Di gente disposta a votare la Santa Alleanza ce n’è tanta. E a molti è sufficiente che Berlusconi non rimanga più a Palazzo Chigi. Ma per sperare di vincere e governare occorrono ben altri motivi.
Si potrebbe essere contenti per la folla riunita al Palasharp per Saviano, ma non si può che rabbrividire all’idea che in molti – sì, in molti – considerino lo scrittore un potenziale candidato premier. Chi ha ascoltato le parole del guru di Gomorra che dice di voler offrire «un sogno al paese», non c’è traccia dei contenuti di cui il fronte anti-berlusconiano ha bisogno per sfuggire all’effetto armata brancaleone.
Effetto temuto pure da Saviano, il quale ha infatti spiegato dal palco che «troppo spesso i valori che ci fanno stare insieme sono coperti dal prevalere dell’essere contro, dell’essere “anti”. Siamo stati bravi a comunicare ciò che non siamo e ciò che non vogliamo. Ma ora è giunto il momento di dire ciò che siamo e ciò che vogliamo». Poi, però, al momento di spiegare ciò che siamo, Saviano non dice nulla.
Il Guru non capisce che rappresentare l’Italia come un Paese diviso a metà tra onesti e disonesti, dove i cialtroni hanno preso in ostaggio quelli bravi non paga anzi, la proposta politica che ne consegue, non molto originale in verità, è che si tratti di radunare tutte le fedine pulite “contro” il malaffare. Per fare cosa  non è dato sapere o meglio non si capisce.
Per questo è sbagliato guardare con sufficienza e superficialità la presenza di Giuliano Ferrara nuovamente vicino al Cavaliere,  il quale con la nascita della operazione responsabilità sta facendo rivivere un uomo ormai dato per morto e  questo potrebbe servire anche per ridargli la credibilità e la forza per richiedere ed ottenere dal Popolo un nuovo mandato specie se l’opposizione contro cui si batterà sarà quella ormai auto convinta che il futuro del paese risiede  nel sogno di Saviano e nelle ovazioni da stadio che hanno accompagnato la serata al  Palasharp milanese.
Non servono di certo i deliri populisti di Grillo e Celentano a convincere gli elettori indecisi, anzi potrebbero sortire l’effetto opposto, cosi come non servono i Saviano.

Vincenzo Branca

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