Noel Gallagher’s High Flying Birds

La copertina di Noel Gallagher’s High Flying Birds, realizzata a Los Angeles

Molti “MadFerIt” (così sono noti i fan degli Oasis) aspettavano questo momento da dieci, lunghi anni, forse anche di più.
Dopo lo scisma degli Oasis avvenuto nel settembre 2009 i fratelli Gallagher hanno smesso di tirarsi coltelli a vicenda. Liam Gallagher non ha perso tempo, sfornando i Beady Eye (in pratica tutti gli ex Oasis tranne Noel), The Chief si è goduto la vita.
Si è sposato, ha un nuovo gatto, ha seguito il Manchester City da vicino, e ora ha sfornato il disco più atteso, probabilmente il più denso di qualità che abbia mai prodotto dall’era post – Morning Glory.

Noel Gallagher’s High Flyin Birds (questo il nome scelto per il debutto, una canzone dei Grateful Dead) è un progetto che richiama alla mente quegli ensamble anni ‘70 stile Fleetwood Mac o Emerson Like & Palmer. Noel è il perno, tutti gli altri vanno e vengono.
L’omonimo disco, in edizione digitale, cd e vinile, è composto da 10 tracce, alcune già note come demo o “rubate” frai i vari soundcheck del tour di Dig Out Your Soul, l’ultimo con gli Oasis.

Everybody’s On The Run apre in pieno stile Morricone, fra cori apocalittici e centinaia di archi che rimandano alla mente i film di James Bond, un pezzo epico e dal rande stile. Dream On è probabilmente il brano più pop di tutti, di chiaro stampo “Be Here Now” (siamo nel 1997), corposo e pieno di chitarre, dal ritornello orecchiabile e un Rhodes sfiancante e vivace, sarà il pezzo del pogo durante i live. If I Had a Gun è stilisticamente perfetto, dritto e intenso, singolone da ricordare per anni, e torna quell’ americanismo che sembra contraddistinguere Noel in questa sua avventura (pare di sentire i Nada Surf di Inside Of Love). The Death Of You And Me è il primo singolo in ordine di tempo, già noto da Agosto, ed è quello che non ti aspetteresti da Mr. Noel Gallagher. Trombe, ritmi incalzanti da club anni ‘30 di Chicago, Turtles che compaiono qua e là (quelli di Happy Together), e uno spruzzo di Beatles (chiaro l’omaggio a Being For The Benefit Of Mr. Kite durante l’inciso) che non fa mai male.

(I Wanna Live In a Dream In My)Record Machine girava da anni su internet, un brano oasisiano  e pomposo, giusto spartiacque fra il passato ed il presente.  AKA…What a Life! è un pezzo degno dei Chemical Brothers, un pop/dance di qualità che farà muovere e saltare non poco nei live. Soldier Boys and Jesus Freaks rimanda ancora ai Turtles e ad arrangiamenti anni ‘60, dove ancora i fiati la fanno da padrona. AKA…Broken Arrow è puro american pop made in Noel. Quasi alla Counting Crows, il pezzo scende che è un piacere, anche se non ci sentiamo di dire che sia il migliore.
(Stranded On)The Wrong Beach è il pezzo sporco del disco, un blues adagiato su un tappeto di batteria e accordi molto intensi e secchi, Noel dev’essersi divertito parecchio. Stop The Clocks gira in versione demo da anni, ma il risultato finale è decisamente un’altra cosa. Dolce e sincera,  si apre in modo sereno e chiude con una outro elettrica, nervosa e soprattutto inaspettata.

Noel Gallagher’s High Flying Birds è un disco da dieci potenziali singoli, è la crema conservata per anni da Noel Gallagher, la summa di ciò che avrebbe voluto che fossero gli Oasis, magari meno Rock and Roll ma più sinceri e dolci. Un album da collezionare, da odorare e conservare per sempre, aspettando The Chief il 28 Novembre all’Alcatraz di Milano.

Marco Della Gatta

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