Nelle librerie “ Tre stanze per un delitto” scritto da Sophie Hannah, il clamoroso ritorno di Hercule Poirot: vita, misteri e curiosità di Agatha Christie e delle creature da lei ideate.

è un personaggio immaginario, celebre investigatore belga

Hercule Poirot è un personaggio immaginario, celebre investigatore belga

Quando nasce il bisogno di soldi e di popolarità, ecco la tecnica del resuscitare: lo fece il serial “Dallas” con Bobby Ewing, lo hanno fatto i Beatles (inserendo in “free as a bird”, l’inquietante voce di John Lennon) e ora lo fanno anche gli eredi della grande giallista inglese con Hercule Poirot.
Gli espedienti sono diversi: Bobby rivela che la sua morte è un brutto sogno, i Beatles sopravvissuti immaginano che John Lennon sia in vacanza e il nuovo romanzo di Poirot (scritto da Sophie Hannah) semplicemente viene “impiantato” in un’epoca anni ’30, come si trattasse di un’indagine dimenticata e mai raccontata prima.

Forse non tutti lo sanno ma il celebre ispettore belga fu fatto “morire” dalla sua autrice, in un romanzo edito nel 1975 (un anno prima della morte della Christie) dal titolo inequivocabile: “Sipario”.
Curiosa innanzitutto l’origine del romanzo: l’autrice lo scrisse in realtà (assieme ad “Addio, Miss Marple”) durante la seconda guerra mondiale.
Il terrore di morire sotto i devastanti bombardamenti nazisti e l’impeccabile gusto per l’ordine, portò la scrittrice a lavorare su due romanzi che calavano il sipario sull’“esistenza” delle sue creature: in realtà la Christie sopravvisse e i due scritti (nel frattempo custoditi in banca, con l’obbligo di pubblicarli solo dopo la morte dell’autrice) furono editi alla fine della sua vita (quello con protagonista Poirot, nell’ultimo anno di vita, quello su Miss Marple fu postumo).

Poirot non è l’unico personaggio “partorito” dalla giallista inglese. A parte figure minori ricercabili nei “racconti” (Parker Pyne e la coppia Quinn-Satterhwaite), altri personaggi sono Miss Jane Marple e Tommy&Tuppence: la giallista segue la vita dei suoi personaggi in modo cronologico, immaginandoli anche “invecchiati”.
Ad esempio, quasi esclusivamente protagonisti di “spy story”, Thomas Bersesford (detto Tommy) e Prudence Cowlely (detta Tuppence) si conoscono casualmente da ragazzi, si sposano (in successivi romanzi) e invecchiano insieme (l’ultima avventura è pubblicata nel 1973 ed è cronologicamente l’ultimo libro di Agatha Christie).
Sia Miss Marple sia Tommy e Tuppence“muoiono” in maniera incruenta e non apertamente narrata dall’autrice.

La scrittrice in vece “fa morire” il suo Hercule Poirot, addirittura in circostanze grottesche e ironiche.
Innanzitutto l’investigatore belga ritorna sul luogo del suo primo grande “colpo investigativo” (Styles Court, un maniero presente nei dintorni dell’Essex, in Inghilterra) ma mentre nel 1920 il castello era un’abitazione privata, nel 1975 è trasformato in una pensione.
Inoltre Poirot è ormai costretto in sedia a rotelle ma è indomito alla ricerca di un misterioso assassino che ovviamente sarà scoperto: la curiosità nasce non solo dal fatto che l’anziano belga muore prima della consueta “spiegazione” del delitto (il lettore la viene a sapere attraverso una lettera postuma) ma addirittura Poirot confessa di avere “involontariamente” ucciso una delle vittime (l’assassino aveva escogitato un complicato stratagemma, la gente innocente era “indotta” a uccidere attraverso una sostanza misteriosa con cui veniva a contatto).
Perché la scrittrice escogitò una fine paradossale e “sadica” per il suo eroe?

Agatha Christhie “amava” il personaggio di Miss Marple perché ci si ritrovava, ma “non sopportava” (di là che lo avesse immaginato proprio così, ovviamente) quello di Poirot: d’altronde è difficile “amare” un individuo con le caratteristiche spiccate dell’investigatore belga (presunzione, snobismo, antipatia, curiosità fastidiosa).
Di conseguenza immaginò una fine sfumata per la vecchietta, mentre volle una morte clamorosa e beffarda (Poirot che si dichiara un assassino !) per l’ispettore.

Forse non tutti sanno che una piccola parte della vita di Agatha Christie, fu tinta di giallo, ma stavolta sul serio e fuori da ogni romanzo.
Nel 1926, a seguito della morte della madre e del suo divorzio, la scrittrice scomparve misteriosamente da casa, vagabondando in stato di amnesia: fu ritrovata, dopo una decina di giorni, in un albergo di Harrogate (località termale nel nord dell’Inghilterra), registrata col nome dell’amante dell’ex marito.
Qualcuno parlò di trovata pubblicitaria. Nel 2001 un documento pare rivelare che la “sceneggiata” fu attuata per simulare la morte della stessa scrittrice e quindi incolpare il marito fedifrago dell’omicidio.

Pare davvero che la giallista avesse preso ispirazione da un suo giallo ed è curioso che lei stessa non l’abbia accennato nella sua autobiografia.
Il rischio è che l’avido e insaziabile parentado odierno (si sa, una rielaborazione tira l’altra), dopo aver sfruttato il personaggio di Poirot, non consideri questa storia, romanzandola e creandone un futuro romanzo giallo.

Antonio Gargiulo

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