Napoli città giovane

Si conclude questo fine settimana, con il Convegno Nazionale delle Politiche per i Giovani, l’esperienza triennale del Piano Locale Giovani, un programma di azioni per il rinnovamento delle politiche giovanili promosso dalle amministrazioni comunali di molte regioni italiane. Giovani da tutta l’Italia si recheranno a Napoli, a partire dal 27 gennaio, per confrontarsi in merito alla loro esperienza nel Piano Locale Giovani e incontrare le istituzioni allo scopo di individuare insieme strategie che orientino le politiche giovanili allo sviluppo locale e ad una maggiore e reale partecipazione dei giovani alla politica del proprio territorio, soprattutto se si tratta di programmare azioni che li vedano quale oggetto di intervento. Le attività si svolgeranno secondo due differenti modalità che confluiranno nella seduta plenaria di convegno del 29 gennaio, giorno della chiusura dei lavori, a cui è prevista anche la partecipazione del Ministro della Gioventù Giorgia Meloni. E’ stato possibile, infatti, scegliere di partecipare all’incontro nella tradizionale modalità “convegnistica” o entrando a far parte del “Campus Giovani”, che impegnerà le rappresentanze delle associazioni giovanili italiane e quelle territoriali già dal 27 gennaio presso il Centro Polifunzionale “Marechiaro”, struttura comunale ricettiva sita a Posillipo.

Il convegno avrà luogo il 28 e 29 gennaio presso il Palazzo delle Arti di Napoli, per l’occasione ribattezzato Palazzo dei Giovani a Napoli, alla presenza di ospiti autorevoli della pubblica amministrazione e dell’Università, tra cui Giulio Riccio – Assessore Politiche Sociali e Giovanili del Comune di Napoli, Nicola Oddati – Assessore alla Cultura del Comune di Napoli, Ugo Marani – Presidente A.Di.S.U. Università Federico II e Derrick De Kerckhove – Sociologo della cultura digitale, Università Federico II.

Oltre ad essere occasione di scambio e confronto tra giovani, operatori delle politiche giovanili ed istituzioni, queste giornate di studio e lavoro sono pensate per avvicinare giovani appartenenti a realtà diverse della nostra nazione che, attraverso la condivisione di idee, progetti ed esperienze, potranno costituire una rete di collaborazione nazionale che stimoli gli enti locali ad investire di più e meglio sui giovani italiani. In questi tre anni la sperimentazione del Piano Locale Giovani si è focalizzata su tre obiettivi – accesso facilitato al lavoro, al credito e alla casa – tramite bandi per l’imprenditoria giovanile, sostegno alla formazione, erogazione di borse lavoro, azioni di microcredito per progetti di vita o di studio. In particolare, per quanto riguarda la Campania, è attualmente aperto il bando per cittadini tra i 18 e i 35 anni per ottenere un contributo per pagare l’affitto, erogato dal Comune di Napoli.

Si tratta di interventi sperimentali che preparino la strada per poter agire, nei prossimi anni, su molte altre aree di intervento individuate a livello europeo con la “Strategia di Lisbona” e il “Patto per la Gioventù”: l’educazione, la formazione al lavoro, la trasmissione delle conoscenze ma anche, per quanto riguarda la formazione personale dei giovani, una migliore qualità del tempo libero che preveda un rafforzamento della creatività e dell’innovazione ed una maggiore attenzione all’inclusione sociale. In Internet si legge che il Piano Locale Giovani nasce dall’idea che ai giovani vadano date occasioni per sperimentare autonomia e responsabilità affinché siano in grado di agire concretamente e in prima persona sul proprio futuro, e che la costituzione dei singoli organi regionali si fondi su uno specifico slogan: “Non chiediamoci più quale società dobbiamo progettare per i giovani, ma chiediamo loro quale ruolo e quali funzioni vogliono avere all’interno della società”. Tale premessa sembra piuttosto astratta in un clima di crisi economica, in cui la precarietà è diventata per tutti – giovani e meno giovani – un vero e proprio stile di vita e si assiste ad un progressivo allontanamento dei giovani dalla politica – sia perché troppo impegnati a lavorare per la costruzione di un futuro in territori privi di opportunità sia perché costretti passivamente a subire e far propri i valori e le aspirazioni di una cultura di massa ormai inglobante oltre che decadente. Tuttavia, la sperimentazione del Piano Locale Giovani sembra rappresentare uno strumento positivo per stimolare il coinvolgimento di tale fascia della popolazione nell’analisi dei problemi della società, proponendo alle rappresentanze degli enti locali investimenti validi e in linea con le proprie esigenze, affinché le risorse vengano mobilitate su interventi in grado di aumentare le opportunità di crescita e realizzazione per i giovani italiani.

Sarà interessante capire allora come verrà utilizzato il lavoro svolto in questi tre anni dalle singole regioni: se saranno avanzate ulteriori proposte, queste saranno concretizzate dalle amministrazioni locali? Insomma, crediamo davvero che l’Italia riuscirà ad invertire la rotta e a trasformarsi da “paese per vecchi” in nazione che guardi al futuro valorizzando i propri giovani?

Sara Di Somma

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