Napoli, adesso ieri e domani. Chi vuoi diventare da grande?

Gira e rigira e si torna sempre lì. Mazzarri aveva detto che voleva dare un’anima a questa squadra, ed effettivamente è riuscito a tirare fuori il meglio da alcuni calciatori: si pensi a Pazienza, Grava e Zuniga. Calciatori che sembravano finiti, o che sembravano dei brocchi, e che con la cura del tecnico del basso Livornese, sono riusciti a rinascere diventando calciatori utili alla causa.
Nonostante ciò però, seppur rischiando di esser triti e ritriti bisogna sottolineare come l’anima reale di questo Napoli sia Ezequiel Lavezzi.
Quando c’è, mentalmente e fisicamente, non ce n’è per nessuno. Scarta, dribbla, regala assist e talvolta segna. Già proprio il tiro in porta è l’unico limite del Pocho, caratteristica che, se potesse esser migliorata, lo porterebbe tranquillamente al pari di mostri sacri quali Messi, Cristiano Ronaldo e così via.
Gli azzurri hanno troppo bisogno di lui, difatti stesso dopo la partita col Cagliari il presidente De Laurentiis e Alejandro Mazzoni, procuratore dell’argentino, pare che abbiano fatto un briefing per discutere del prolungamento e adeguamento del contratto del calciatore.
E a proposito di Cagliari, quella di domenica è stata una doppia vittoria perché oltre ad aver acquisito i tre punti, i partenopei sono riusciti a battere i sardi in casa dopo quasi 18 anni, più precisamente dal 1993.
Il tecnico azzurro nel dopopartita ha dichiarato che la squadra è stata ingenua perché dopo il primo gol non ha saputo concretizzare le numerose occasioni per chiudere la partita. Effettivamente Mazzarri ha avuto ragione visto che il Cagliari ha poi pareggiato con Acquafresca.
Sembra questo l’ultimo esame di maturità che il Napoli deve superare: concretezza e cattiveria.
Si perché a volte gli azzurri vanno in “ansia da prestazione” e commettono errori degni di un calciatore di quarta categoria, oppure sprecano occasioni sotto porta. Ma la cosa più irritante della “tattica” dei partenopei, problema che ci si porta dietro dai tempi della serie C, sono i continui ed imperterriti passaggi all’indietro. Il Napoli è tra le squadre che fa più possesso palla, ma è anche tra le squadre, probabilmente la prima, che quando ha la palla piuttosto che avanzare, retrocede. Questo è un limite mentale, oltre che tattico, perché, e lo sanno anche i bambini, per vincere bisogna correre verso la porta avversare e non verso la propria. Mazzarri, perciò, dovrà rimboccarsi ancora di più le maniche per correggere questi ultimi problemi e cercare di portare il Napoli più in alto possibile. La zona Champion’s è lì, e anche qualcos’altro…
In ogni caso, fa bene la società a dire che fa la corsa su sé stessa e che non guarda la classifica, anche perché ci sono Lazio e Udinese che scalpitano e a breve verranno a far visita al San Paolo. Quelli probabilmente i crocevia per avere un resoconto chiaro della stagione.
Concludiamo dedicando un capitolo a sé a Paolo Cannavaro. Mentre il fratello fortunello Fabio si ritrova ad avere costantemente onore e gloria, si prepara ad entrare in politica mentre continua a ricevere tre milioni all’anno dagli arabi, il povero Paolo, che ha dimostrato vero amore verso il Napoli, viene ripudiato dalla patria: Cesare Prandelli difatti gli preferisce Gastaldello che ha 28 anni, quindi neanche in linea con i progetti di svecchiamento tanto decantati dal Ct azzurro,  ed è difensore centrale della Samp che è una delle difese più battute. Si potrebbe addirittura discutere sulle convocazioni dei tanto decantati Bonucci e Chiellini, protagonisti di una stagione ridicola e disastrosa (lo dice la classifica e i gol subiti).
Ma allora perché ancora questo razzismo nei confronti del Napoli?
E’ difficile da dirsi, soprattutto dopo i disastri in Sud Africa, ma viene da rimpiangere Marcello Lippi che almeno qualche napoletano, tre per la precisione, lo vedeva (e lo portò anche al mondiale).
Marco Branca

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