Napoli – Udinese: 1 – 2, una parola è troppa e due sono poche

 

Ezequiel Lavezzi visibilmente dispiaciuto dopo la sconfitta azzurra

Il sogno è finito, almeno quello più grande. Ora c’è una solida realtà da consolidare, da dichiarare, da difendere con le unghie e con i denti, una realtà che si chiama Champions’ senza passare per i preliminari.
E’ fondamentale, vitale, necessario qualificarsi all’Europa che conta senza passare per quel quarto posto che ti sconvolge una stagione, soprattutto per una squadra inesperta com’è il Napoli. Il quarto posto significherebbe ritiro anticipato, mercato, quello che conta, congelato con acquisti – se le cose dovessero andare bene – nell’ultima settimana di mercato e con probabile fuga di “cervelli” nel mercato di Gennaio. Insomma Sampdoria docet.

Il Napoli non può permettersi il quarto posto: Tim Matavz, l’ingaggio annunciato dal presidente azzurro, sa decisamente di poco come acquisto per una competizione così importante. Come ricordato più volte dall’amico e collega Antonello Gallo il calciatore di origini slovene soffre di problemi alle caviglie, per la precisione c’è più di una voce che parla delle sue caviglie fragili, inoltre la sua vena realizzativa sembra ormai essersi estinta. E’ davvero lui l’acquisto di qualità per una competizione così importante? Piuttosto, guardandosi indietro, neanche tanto, l’acquisto di Tim Matavz ricorda molto l’acquisto di Erwin Hoffer: segnava tanto nel suo campionato ma in Italia dimostrò tutti i suoi limiti trovandosi di fronte alle difese nostrane.
E allora l’unica speranza di vedere calciatori importanti all’ombra del Vesuvio è proprio l’accesso alla Champions’ attraverso il secondo o terzo posto.
Il Napoli del resto ha mostrato tutti i suoi limiti contro un’Udinese fortemente ridimensionata dagli infortuni: Di Natale, Sanchez e Isla (a partita in corso) davano un vantaggio, sulla carta, non indifferente ai partenopei; mister Guidolin però ha dimostrato come fare di necessità virtù e di come, se non ci sono certi calciatori, si può cambiare schema e adattarlo ai calciatori a disposizione. Questo, probabilmente, il più grande limite di Walter Mazzarri a cui vanno gran parte dei meriti di questa stagione importante, la sua capacità nel motivare i suoi calciatori non ha eguali. E’ innegabile però che gli azzurri senza il Pocho Lavezzi sono ben poca cosa, se l’argentino non gira il Napoli è una squadra qualsiasi, non ha gioco e non riesce neanche a portarsi nella metà campo altrui. Il segreto azzurro perciò, non risiede nel tecnico livornese ma nel funambolo sudamericano.
In questo senso una delle ragioni della scarsa resa del Pocho si potrebbe scovare nelle dichiarazioni del presidente De Laurentiis che sostenne una vera e propria conferenza, con i tifosi nel post partita di Bologna Napoli, nel treno freccia rossa da Bologna a Roma. In quella sede il presidentissimo praticamente accusò Lavezzi di mercenarismo (come se i calciatori fossero dei paladini che lottano per la gloria) affermando che il procuratore Mazzoni gli telefonava spesso per parlare di un giusto adeguamento contrattuale. Il presidente non solo ha risposto picche al procuratore, ma ha anche offeso l’argentino dicendo che è una “questione di stile” e che “Lavezzi non è Cavani”.

A questo punto sfido chiunque a non risentirsi dopo queste dichiarazioni. Facciamo un esempio.
Se in un’azienda il sig. Lavezzi procura contratti (assist) in gran numero, mentre il sig. Cavani va sul luogo a far firmare i suddetti contratti (gol) entrambi diventano fondamentali. Se il presidente dell’azienda, soltanto perché il sig. Cavani fa firmare nel pratico i contratti, premia lui e non il sig. Lavezzi, quest’ultimo, per dimostrare la sua importanza, non procurerà più contratti e il sig. Cavani, quindi, non potrà più farne firmare. Col risultato che l’azienda non venderà più contratti (gol) e quindi si avvierà verso la bancarotta o quantomeno diventerà un’azienda minore (perdita dell’obiettivo).
De Laurentiis dice di essere esperto di comunicazione, ma i fatti sembrano dargli torto. Qualche silenzio in più e qualche parola in meno gioverebbero senz’altro a una squadra che di tutto ha bisogno tranne che di destabilizzazioni, ancor di più se provenienti dall’interno.
I partenopei sono lì e sciupare tutto ora sarebbe un grande peccato. Ora tocca a Mazzarri ricompattare l’ambiente e fare le giuste scelte (anche in considerazione del fatto che il Pocho è squalificato).
La Champions’ diretta è vicina, sciupare tutto adesso sarebbe davvero un peccato!

Marco Branca

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