La storiella che ti svela come superare il post-sbornia

Il giorno dopo la sbornia è sempre tragico.

Il giorno dopo la sbornia è sempre tragico.

E’ arrivata l’estate, riposti nell’armadio cappotti, calzerotti, scarpotti e scaldotti possiamo finalmente offrire alla luce della luna le nostre membra nude e profumate, in forma smagliante, col sorriso sulle labbra, siamo pronti per l’inizio della stagione della movida estiva. Poco importa essere in Sardegna da Briatore o ad Ostia con le leccatrici di Calippo, l’importante è esserci. Indossato l’abito migliore siamo pronti ad una nottata da leoni e leonesse. Parcheggiamo l’auto ed arriviamo al club di turno, splendenti come i rampolli della famiglia Harrod’s, qualcuno si barcamena sinuosamente lungo la pista, altri rimangono imbalsamati come manichini della vetrina di D&G (dove probabilmente hanno comprato i loro abiti con tre mesi di stipendio).

Pronti e carichi, la musica inizia, si parte con il primo drink, già il mondo pare più bello, salutiamo Mr X e la sua nuova fiamma, Jessieshore e suo marito un po’ canuto ma sempre affascinante, ecco il turno dei compagni di liceo, poi qualche collega ed infine visi scorti su qualche foto-Facebook durante eventi precedenti, immagini ipersorridenti, denti bianchissimi, cellulare in una mano e quattrobianchi nell’altra. Il dj cambia musica, è ora del prossimo cocktail.

La ragazza dagli occhi verdi ha dato un cenno d’assenso, sgambetta sempre più verso di me mentre tiene la mano destra sul fianco, meglio prendere un wisky, così per essere sicuri di sentirsi meno imbarazzati nell’approccio; scolatolo di botto, la biondina dagli occhi verdi ci sembra ancora più interessante.

“Ehy, ma lì c’è quello che vidi sabato scorso al Dolce Vita” , “Eh, si è lui” , “Cavolo , sto bene?” , “Si” , “Vado”.

Alla quarta capiroska la mia lingua sa di fragole e cammino un po’ peggio su questi tacchi ma porto i capelli in avanti, lo guardo, ammicco e cado disastrosamente ai sui piedi: indossa i calzini nei mocassini! Poco male, così conciato non lo avrei portato da nessuna parte!

La notte continua a vibrare fra ghiaccio e cannucce, arriva l’alba. Il buio.

Non sai nemmeno come ma una voce urlante, pungente e rimbombante ti risveglia: “E’ pronto!”.Quattordici e dodici di un caldo Sabato di Luglio. Odore di ragu’. Provi a ricordarti come tu sia giunto a casa. Nulla, probabilmente ricorderai qualcosa solo nel tardo  pomeriggio, quando boccheggiando riceverai la chiamata dell’amica con cui avevi fissato un appuntamento, ti chiederà di vedersi al parco, proverai a rinunciare, sai che   il solo concetto di “sole” riesce a farti liquefare al suolo come la peggiore fra le creature della notte.

E’ Sabato e ieri hai rischiato di bere anche la benzina della tua macchina sportiva made in Corea.

E’ Sabato, su internet cercherai i migliori rimedi per superare la sbornia, non puoi subirne ulteriormente gli effetti, leggerai di zuppa di banane, aspirine, succhi di frutta, diete d’acqua, miele peperoncino e brodo di pollo; errore.

E’ Sabato e stai cercando un rimedio per sopravvivere e poter mettere di nuovo il muso fuori casa per spendere al meglio l’ultimo giorno di pacchia della tua settimana, bene, caro lettore, se sei arrivato fin qui, cercando, allora sappi che non c’è rimedio, o decidi di passare saggiamente la tua giornata a letto o caro mio, scendi ed ordina un altro cocktail, bevi il minimo indispensabile per mantenere i tuoi schifosi livelli alcoolici in pari e non guidare per nulla al mondo. Chiodo scaccia chiodo, questa è la soluzione reale che nessuno ti dirà mai. Domani è un altro giorno.

Fiorella Quarto

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