La precarietà concilia l’insonnia


L’Associazione Europea Disturbi da Attacchi di Panico lancia l’allarme: il lavoro precario impedisce il “buon” sonno. E l’organismo ne risente

La maggior parte degli italiani dorme male: poco riposo e tanto stress caratterizzano sempre più frequentemente le nottate di almeno 12 milioni di persone solo in Italia. Tra le cause dell’insonnia, sempre più diffusa, figurano principalmente l’uso smodato della tecnologia e la qualità della vita che si conduce. Una ricerca dell’Eurodap – Associazione Europea Disturbi da Attacchi di Panico – denuncia, infatti, che l’insonnia, insieme a colite, dermatite, ansia e tachicardia, si riscontra sempre più spesso in chi è sottoposto quotidianamente allo stress del lavoro precario, che rende impossibile il raggiungimento di una concreta stabilità economica e sociale.
A quanto pare le difficoltà a riposare non dipendono soltanto da abitudini sbagliate, ma anche dai ritmi frenetici e dai condizionamenti imposti dalla società attuale oltre che dalle condizioni lavorative precarie in cui in molti versano a causa dell’attuale crisi economica. La nostra quotidianità è una corsa contro il tempo, una lotta continua per la sopravvivenza e lo stress e i pensieri negativi iniziano a tormentare la mente non appena si appoggia la testa al cuscino: i medici consigliano di distaccarsi dalle problematiche che offuscano il riposo per andare a letto sereni. Tuttavia, il concetto stesso di relax, che è legato oggi in modo specifico alla tecnologia, viene ribaltato dagli esperti del buon sonno, che consigliano di utilizzare apparecchiature elettroniche soltanto fino alle dieci di sera: se pensate di rilassarvi stesi sul divano davanti ad un bel film oppure in chat su facebook con gli amici, sappiate, dunque, che metterete comunque in pericolo la vostra tanto attesa nottata di riposo. Tecnologia e precarietà, insomma, sembrano essere i principali alleati dei disturbi del sonno, che continuano a diffondersi in misura sempre maggiore, non risparmiando neppure i più piccoli.

Il sonno è un indicatore specifico del nostro stato di salute e in quanto tale va tenuto in grande considerazione: non dormire bene significa ricaricare poco e male il corpo, che ne risentirà nell’affrontare la sfrenata quotidianità delle nostre vite. Irritabilità, stanchezza, sensazione di affaticamento, abbassamento delle difese immunitarie e conseguente rischio di malattie sono alcuni dei sintomi che si presentano quando si entra in un circolo vizioso di sonno irregolare che impedisce un concreto riposo dell’organismo.
Il sonno è un bisogno fisiologico e, nonostante sia percepito in modo soggettivo da ciascun individuo, per ogni fascia d’età è consigliabile effettuare un numero di ore di riposo specifiche affinché se ne possa beneficiare completamente: i neonati, ad esempio, dormono circa 18-20 ore al giorno, i bambini 14; agli adolescenti occorrerebbero almeno 12 ore, mentre agli adulti possono bastare 7-8 ore di sonno per notte; tuttavia, c’è anche chi, da adulto, per ricaricarsi, ha bisogno di dormire più di 8 ore o chi, al contrario, riesce a districarsi nelle fatiche quotidiane pur dormendo soltanto tre ore a notte.

Gli esperti descrivono tre diversi tipi di sonno disturbato: l’insonnia iniziale, che rende difficile addormentarsi e obbliga a fissare per ore il soffitto ad occhi spalancati; l’insonnia centrale, in cui il sonno è interrotto da improvvisi risvegli, e l’insonnia terminale, collegata alla precedente, che impedisce di riprendere sonno dopo il brusco risveglio. Molto spesso, erroneamente, si ritiene che per “curare” la propria insonnia sia sufficiente una pasticca o qualche goccia di sonnifero: questa abitudine è chiaramente sconsigliabile, soprattutto senza il parere di un medico. Oggi, infatti, i farmaci più utilizzati per favorire il riposo notturno sono le benzodiazepine e gli antidepressivi triciclici: si tratta di farmaci che possono causare assuefazione e generare un effetto paradossale innescando un ingranaggio per cui, temendo che il farmaco abbia perso efficacia, si passa la notte in preda all’ansia, e si resta svegli attendendo, e preoccupandosi, della ricomparsa dell’insonnia. Alla base di un buon sonno infatti c’è sempre uno stato psichico positivo: una giornata particolarmente stressante o un periodo di forte instabilità emotiva non fanno presagire certamente una buona nottata, pertanto gli esperti consigliano di “svuotare la mente” prima di andare a dormire, magari con l’aiuto di un libro, e rilassarsi completamente nell’attesa che arrivi il sonno.

Basta davvero soltanto questo per dormire bene? Lasciare fuori dalla camera da letto le ansie della giornata? Naturalmente no. Una breve ricerca su Internet mette a disposizione una miriade di consigli da seguire per dormire bene: tuttavia, tutti inevitabilmente portano a rincorrere una vita regolata che oggi non sempre è possibile seguire. Mangiare poco e bene evitando di assumere cibi molto grassi o contenenti sostanze eccitanti (cioccolato, curry, pepe, patatine in sacchetto, caffè, superalcolici; persino gli alimenti in scatola andrebbero evitati durante la cena perché contenenti sodio e conservanti in eccesso), evitare la tecnologia che stimola eccessivamente il cervello, riuscire a seguire una corretta routine che regoli le ore di sonno (andando a dormire e svegliandosi sempre alla stessa ora): questi sono solo alcuni degli accorgimenti suggeriti per combattere il fantasma dell’insonnia; tra gli altri ricordiamo le classiche tisane, gli integratori e persino l’utilizzo di profumi all’interno della camera da letto che dovrebbero facilitare il rilassamento e, di conseguenza, l’ingresso nel mondo dei sogni.
Insomma, per riuscire a dormire dovremmo imparare a destreggiarci tra mille regole e tentare di migliorare le nostre abitudini e la qualità della vita, ma come fare se il mondo esterno ci impone ritmi e preoccupazioni che il corpo non riesce a inseguire? A quanto pare anche il riposo è destinato a diventare precario.

Sara Di Somma

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