John Lennon, la leggenda

John Lennon nel doodle dedicatogli da Google in occasione del 70esimo anniversario della sua nascita

Il 22 Marzo 1963 usciva Please please me, l’album che cambiò la storia della musica. Poco più di sette anni dopo, nell’Aprile 1970, i Beatles si scioglievano, non prima però di essere diventati leggenda. Una leggenda che inizia proprio con quel primo album che – grazie alla lungimiranza di Brian Epstein, manager del gruppo e acquirente di migliaia di copie del disco che avrebbe segnato la prima tappa del successo dei baronetti – portò alla ribalta il mitico quartetto. E’ vero, Please please me forse non è l’album più conosciuto dei Beatles, ed è “solo” al 39esimo posto nella classifica dei 500 migliori album di sempre stilata dalla rivista Rolling Stones; ma il suo valore, è, prima ancora che stilistico, cronologico. Please please me è un momento di passaggio nella storia della musica rock, il disco che, con le sue 7 tracce per lato e le oltre cinquecentomila copie immediatamente vendute, segna l’iniziazione della leggendaria band che in soli otto anni rivoluzionò il panorama musicale mondiale, riscrivendo e firmando di suo pugno la storia della musica moderna. Senza Please please me non ci non ci sarebbero stati Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band (1967), Revolver (1966), Rubber soul (1965) e The Beatles, meglio noto come The White Album (1968), rispettivamente al primo, terzo, quinto e decimo posto della suddetta classifica dei migliori album della storia. Senza questo primo album, schizzato immediatamente in vetta alla classifica dei dischi più venduti, non ci sarebbe stato il mito dei Beatles. E senza il mito dei Beatles, non ci sarebbe stato il mito di John Lennon.

Raccontare la storia di un artista che ha consacrato buona parte della sua vita alla realizzazione di un sogno condiviso con altri è impresa ardua; impossibile portarla a termine senza aprire una ampia finestra sulla “vita”, autonoma e indipendente, di quello stesso progetto. Impossibile raccontare John Lennon senza raccontare una parte della storia dei Beatles. John Lennon è e resterà prima di tutto un Beatle; è un’etichetta che ti si cuce addosso, e che diventa impossibile da staccare, soprattutto quando su quell’etichetta c’è inciso il nome del gruppo che ha fatto la storia della musica moderna.

Nato in una burrascosa notte di inizio ottobre, mentre i tedeschi bombardavano Liverpool (1940), a soli cinque anni John fu “adottato” dalla sorella della madre, la zia Mimi, con cui visse buona parte dell’infanzia e dell’adolescenza, segnata tragicamente dalla precoce morte della madre Julia.  E’ nella mitica casa di Mendips, la tranquilla abitazione degli zii a Menlove Avenue, che prendono vita le prime composizioni dei futuri Beatles: spesso John usava rintanarsi nella mitica dimora insieme all’amico Paul McCartney, conosciuto negli anni ‘50 in occasione di un concerto dei Quarrymen, prima rock band fondata da Lennon. La chitarra fu per John un amore a prima vista: tanto che zia Mimi, vedendolo strimpellare tutto il giorno, lo ammoniva ricordandogli, con una frase che sarebbe diventata celebre insieme alle canzoni dei Beatles, che “la chitarra va bene, ma non ti darà certo di che vivere”. Contro ogni pronostico della affezionata zia, il successo per John è dietro l’angolo: dopo il rifiuto del loro primo singolo, Like dreames do, i Beatles sfondano con Love me do (1962), e subito dopo con il singolo Please please me, cui segue dopo pochi mesi, registrato e lanciato sul mercato a tempo record, l’omonimo album che ne sancisce il trionfo internazionale. Il destino dei quattro è già segnato: si consolida in quegli anni un legame indissolubile, che sarà tanto breve quanto intenso, e soprattutto prolifico da un punto di vista musicale. E la musica è il vero collante dell’amicizia che tiene insieme i Beatles, oltre che l’elemento totalizzante delle loro vite: tanto da spingere John a trascurare i suoi doveri familiari nei confronti della moglie Cynthia e del figlio Julian, per cui Paul McCartney fu quasi un secondo padre – a lui è dedicata la famosa Hey Jude –  che John vide solo per pochi giorni, durante un breve periodo di “pausa” tra la tournée coi Beatles e una scandalosa vacanza in Spagna con Brian Epstein, manager del gruppo e omosessuale dichiarato.

Personaggio controverso e irriverente, John Lennon catturò l’attenzione dell’opinione pubblica dell’epoca prima ancora che con il suo indiscutibile talento, con la sua personalità ribelle e provocatoria, sprezzante nei confronti delle convenzioni borghesi e delle regole della buona società, sempre critico nei riguardi della monarchia, tanto da rifiutare il titolo di baronetto conferitogli dalla regina; dissacrante verso la religione, tanto da affermare che i Beatles erano più famosi di Gesù Cristo. Pacifista quando il mondo era in guerra, violento nel privato con la sua seconda moglie Yoko Ono, cui fu però profondamente legato da un amore viscerale, che fu probabilmente una delle cause, se non la principale motivazione del suo allontanamento dagli altri membri del gruppo e del conseguente scioglimento dei Beatles. John Lennon affascinò il mondo con le sue trovate bizzarre, come quando, insieme a Yoko Ono, scelse di manifestare contro la guerra in Vietnam semplicemente restando a letto per una settimana, e aprendo ai giornalisti le porte della sua camera in un albergo di Amsterdam; o come quando chiese al ricco pubblico borghese presente a uno dei concerti dei Beatles di aiutare i musicisti “agitando i gioielli”. John Lennon fu soprattutto un pioniere, non soltanto della musica, ma della cultura e della società dell’epoca, di cui si incaricò di smontare sistematicamente le convenzioni, con i suoi atteggiamenti disfattisti e dissacranti, che filtrano nei doppi sensi (sessuali e non solo) dei suoi testi, con quell’aura di superba superiorità da rockstar che tanto contrastava con la frugalità delle sue abitudini di vita, con la sfrenata ricerca dell’innovazione, dell’originalità, della provocazione a ogni costo.

E per una vita in cui “genio è sregolatezza”, anche nella morte John Lennon non ha deluso gli ammiratori del suo irriverente stile di vita: ucciso a soli quarant’anni dai colpi di pistola di Mark Chapman, giovane newyorkese mitomane e malato psichiatrico, John Lennon non ha smesso di commuovere e stupire il suo pubblico, morendo in circostanze assurde e quasi leggendarie, nello stesso modo in cui aveva vissuto. Aveva torto Mark Chapman, quando prima di sparargli gli gridò: “Ehi, Mr. Lennon, sta per entrare nella storia!”. Il nome di John Lennon era già inciso nella storia. John Lennon era già da vivo un mito, una leggenda intramontabile.

Giuliana Gugliotti

Riproduzione Riservata ®

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...
Ti piace questo articolo? Condividilo: