Isabelle Caro: quel che restava di una donna

Mi sono nascosta e coperta per troppo tempo: adesso voglio mostrarmi senza paura, anche se so che il mio corpo ripugna. Vorrei una famiglia, dei bambini. Vorrei vivere”. Queste le parole di Isabelle Caro nella prima intervista rilasciata a Vanity Fair. A 28 anni, lo scorso 17 novembre, si è spenta una vita, ma non il riflettore sul problema di cui lei stessa è stata testimonial. Quella fotografia, quel corpo consumato nessuno riuscirà mai a dimenticarli. Oliviero Toscani riuscì a dare voce alla difficoltà di Isabelle di comunicare con l’esterno, di denunciare le devastanti conseguenze dell’anoressia. Dopo quella campagna pubblicitaria del 2007 riuscì a trovare il coraggio e a mostrarsi in interviste televisive e sui giornali perché aveva il supporto di tutto il mondo, tranne che  di sua madre. Proprio a quest’ultima sono state imputate le difficoltà nell’approccio alla vita di questa ragazza che fin da piccola “non doveva crescere”. La madre stessa si è suicidata poco dopo per gli enormi rimorsi.

Isabelle Caro è solo una delle tante giovani ragazze (anche se negli ultimi 10 anni si è registrato un incremento anche dei ragazzi) che cadono in questo vortice senza uscita. Non si sa precisamente quando si oltrepassa quel limite. Anoressia e bulimia arrivano e sconvolgono senza preavviso. La prima inizia con una dieta volta al dimagrimento e alla conservazione della propria immagine. Si finisce con l’ossessione per le calorie e la bilancia, non vedendosi mai abbastanza magre. La bulimia porta, invece, ad una vera e proprio dipendenza dal cibo. Si mangia e si vomita in preda ai sensi di colpa, aiutandosi anche con lassativi. Due milioni la stima dei soggetti bulimici e anoressici in Italia, cinquecento mila quelli seguiti nelle strutture specializzate. Questi i dati riportati da Laura Dalla Ragione, referente del Ministero della salute per queste patologie e responsabile del Centro Palazzo Francisci di Todi. La psichiatra e psicoterapeuta denuncia un abbassamento eccessivo dell’età di incidenza della malattia. Si presentano ai centri bambine malate già dai 10-12 anni che, se curate all’apparire dei primi sintomi, possono guarire in circa due anni. I disturbi alimentari, come si evidenzia, possono essere devastanti e vanno curati in strutture attrezzate e con personale competente. Lo stesso trattamento sanitario negli ospedali può provocare solo ulteriori danni. Il Ministero sta valutando la proposta di strutture di riabilitazione residenziali nel Sud Italia. Il Nord è fornito di ben 155 centri, secondo gli ultimi dati del 2008.

Obiettivi lodevoli se non fosse per le ultime notizie pervenute dalle passerelle. Giulia Nicole Magro, 90-60-93 le sue misure per 1,80 centimentri d’altezza e 57 chili, è stata rifiutata da un’agenzia di moda. Motivo? Quei tre centimetri in più. La ragazza ha partecipato anche alla scorsa edizione di Miss Italia posizionandosi al secondo posto e portando la tanto apprezzata “nominata” della Miss che ha fatto discutere con il suo corpo “fuori formato standard”. Proprio oggi la vedremo sfilare sulla passerella di Renato Balestra per AltaRoma con la sua più che accettabile taglia 40. Un’apertura quella del concorso di Miss Italia alla taglia 44 molto limitata all’apparenza. Purtroppo lo stereotipo del corpo (della donna e dell’uomo) magro e asciutto sembra avere comunque il sopravvento sul buon senso. Troppa l’influenza dei media e della moda, troppo poca l’autostima con cui crescono le nuove generazioni.

Roberta Santoro

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