Il Napoli corre a ritmo della musica dell’Europa che conta

Stadio Dall’Ara, anche la pratica Bologna è stata archiviata con un secco due a zero dagli azzurri. La squadra di Mazzarri si è recata in terra emiliana con il piglio della grande, mettendo prima il risultato in cassaforte nel primo tempo e poi contenendo nella ripresa.

Qualcosa da sottolineare sotto l’aspetto del gioco ci sarebbe, i partenopei sono Lavezzi-dipendenti, senza di lui il gioco non c’è. Il pocho è l’unico che crea spazi, che salta deciso l’avversario e che crea occasioni da gol. A lui, si affianca anche Christian Maggio, altro elemento indispensabile nello scacchiere del mister del basso livornese, con le sue sgroppate sulla fascia destra e con i suoi cross.

La cosa però che più sorprende è che il Napoli non si ferma mai: i calciatori corrono fino all’ultimo istante, senza fermarsi un istante; si pensi a Cavani contro la Lazio (ma non era la prima volta) che dalla fase difensiva si trovò in meno di dieci secondi al centro dell’attacco, il tutto negli ultimi minuti.

Un segreto in realtà c’è e si chiama Giuseppe Pondrelli.

Giampiero Ventrone, ex preparatore atletico di Napoli, Juventus e Siena ha così dichiarato ai microfoni di Radio Kiss Kiss Napoli: “Il Napoli sta facendo un campionato eccezionale e questo è merito, anche, della preparazione fisica e atletica dovuta all’ottimo lavoro di Pondrelli. Lo stato psicofisico del Napoli è ottimale e considerando che ormai non c’è più da migliorare la condizione ma solo di tenerla costante, tanto farà la tenuta psicologica della squadra“.

Già, il prof. Pondrelli sembra davvero uno dei segreti del successo di questo Napoli, che nonostante abbia partecipato a tre competizioni, si trova ancor oggi a correre senza sosta.

Quanto sottolineato da Ventrone sembra non fare una grinza, anche quando nel finale dell’intervista afferma che ora sarà importante la tenuta psicologica della squadra. A questo punto la palla passa alla Società Sportiva Calcio Napoli e ai suoi funzionari.

Si dice sia per scaramanzia che, dalle più alte sfere partenopee alle più basse, non si pronunci la parola SCUDETTO: in realtà è la giusta mossa per tenere l’ambiente sereno e ben piantato con i piedi per terra; c’è una Champion’s ad accesso diretto da conservare con le unghie e con i denti… poi dovesse venir qualcos’altro, tanto meglio.

La società e l’ambiente sembrano oramai maturi, perciò se non sarà questo l’anno del tricolore cucito sul petto, probabilmente sarà il prossimo o quello dopo ancora.

Napoli e il Napoli non hanno fretta, hanno aspettato vent’anni, qualche anno in più non guasterà l’appetito. Chi s’accontenta gode, e i napoletani godono già nell’attesa di ascoltare quella musichetta trionfale che si ode nel momento in cui si è tutti schierati, l’uno di fianco all’altro, negli stadi dell’Europa che conta: la Champions’ League.

 

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Marco Branca

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