Il junk-food rende infelici

Gli assidui consumatori di panini, hamburger, patatine, fritti e salse di ogni tipo rischiano, oltre ad avere problemi fisici quali obesità, aumento del colesterolo e rischio di malattie cardiopatiche, di sviluppare una depressione.

Il junk food o cibo spazzatura, prodotto di bassa qualità ricco di conservanti, coloranti e sostanze chimiche e privo di nutrienti essenziali come vitamine, minerali, aminoacidi e fibre, stando a quanto afferma un recente studio spagnolo, non dà la felicità. Secondo i ricercatori dell’ Università di Las Palmas di Gran Canaria, in collaborazione con l’Università di Navarra, mangiare male favorisce la depressione. Lo studio, ampiamente descritto e pubblicato su Plos One, ha individuato un aumento del 50% di crisi depressive in coloro che eccedono spasmodicamente nel consumo di grassi insaturi.

Lo studio, condotto da Almudena Sánchez-Villegas e da Miguel Ángel Martínez-González, ha visto impiegati 12.059 volontari che sono stati seguiti per 11 anni da un equipe di esperti che ne hanno osservato e analizzato la dieta, lo stile di vita e le malattie. Attraverso un questionario i ricercatori hanno stimato l’assunzione di grassi insaturi trans, acidi grassi monoinsaturi e grassi da cucina, come olio d’oliva, olio di semi, burro e margarina. Durante il follow up dello studio, durato 6 anni,  sono stati rilevati 657 nuovi casi di depressione e l’effetto nocivo sui volontari si è rivelato tanto maggiore quanti più erano i grassi trans – ovvero grassi contenuti negli alimenti da forno o da pasticceria prodotti a livello industriale – consumati. I volontari che avevano consumato molti acidi grassi trans, più dello 0,6 % dell’apporto calorico giornaliero, manifestavano uno stato di depressione e di irritabilità maggiore rispetto a coloro che, invece, avevano consumato oli e prodotti contenenti acidi grassi polinsaturi, come ad esempio gli omega-3, i quali dimostravano un stato di benessere psicofisico più che soddisfacente. Afferma Almudena Sánchez-Villegas, uno dei ricercatori spagnoli: “Abbiamo assistito a un aumento dell’incidenza dei disturbi depressivi che è andato di pari passo con un cambiamento radicale delle abitudini alimentari, ottenuto con l’introduzione nella dieta di molti grassi insaturi. Lo scopo del nostro studio è stato quello di valutare proprio il modo in cui la dieta e i vari sottotipi di grasso possono incidere sul rischio di depressione”.

Questo studio è l’ennesima prova dei benefici che procura la nostra dieta mediterranea che può essere definita un vero e proprio antidoto contro la depressione, in quanto ricca di grassi monoinsaturi come olio d’oliva che è da preferire al burro e alla margarina. Altri nutrienti sono implicati nell’aumento e/o nel miglioramento dei sintomi depressivi: la carenza di ferro, zinco, selenio e acido folico, ad esempio, determina l’emergere di disturbi dell’umore. La depressione, quale disturbo dell’umore, da recenti statistiche sembrerebbe in aumento negli ultimi anni, così come sono in crescita l’apertura di catene di fast-food ed il consumo di cibo spazzatura. Particolarmente a rischio sono gli adolescenti, che sono i maggiori consumatori e frequentatori dei fast-food e che, oltre ad avere delle cattive abitudini alimentari, non dedicano tempo all’attività fisica, dedicandosi perlopiù ad attività troppo sedentarie. Insomma, per stare bene si deve mangiare bene. Una corretta e sana alimentazione è infatti una delle principali risorse per ritrovare l’equilibrio psicofisico, spesso messo a dura prova nei momenti più difficili e duri della vita.

Simona Esposito

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