IL FRUTTO PROIBITO DEI GIOVANI: LE PENSIONI

IL FRUTTO PROIBITO DEI GIOVANI: LE PENSIONI

Si parla spesso di pensioni e ovviamente saltano fuori tutte le contraddizioni che questa parola porta con sé.

Anni fa, il tetto pensionistico era intoccabile; nelle aziende, tra i lavoratori non se ne parlava mai perché questo era una cosa acquisita, un totem, un traguardo meritato dopo anni di lavoro e spesse volte di duro lavoro.

Poi, come d’incanto, adducendo a fantomatiche crisi economiche dovute, a detta dei politici, al troppo dolce e “ricco” sistema attuale, il tema delle pensioni è diventato argomento quasi giornaliero; i politici ne hanno fatto un campo di battaglia e le riforme si sono susseguite a tambur battente; ogni nuova maggioranza attuava una nuova riforma.

Sembrava che la crisi dovesse essere risolta esclusivamente riformando in maniera negativa le pensioni.

Ogni riforma fatta è stata peggiorativa per i lavoratori e questi hanno0 pagato e pagano di tasca propria tutti gli errori di gente incompetente, che non hanno badato minimamente al trauma che questi subivano.

Il limite temporale del tetto delle pensioni si spostava così rapidamente verso l’alto, che anche per gli addetti ai lavori era difficile capirne le modifiche e gli effetti che questo avrebbe comportato.

35, 40, 42, 45, anni di lavoro e poi 50, 55, 65, 67 anni anagrafici.

Numeri al lotto giocati sulle teste dei lavoratori.

Ora, se pur con enormi sacrifici e grandi incazzature, i lavoratori in essere possono sopperire a questo nuovo stato di cose, i giovani che tardivamente (quando tutto va bene) entrano nel mondo del lavoro, con queste riforme non raggiungeranno mai questi limiti imposti dalla legge.

Quindi è l’aspetto umano e pratico che andrebbe considerato e non demandare a gente incompetente, lontani anni luce dalla realtà, che con tecnicismi e lacrimucce pensano di risolvere questa enorme questione sociale, sforzandosi, invece, perché le risorse economiche ci sono, di studiare un sistema che non penalizzi i lavoratori anziani e i giovani; costruendo un Patto Sociale tra le generazioni, cercando di affiancare i giovani agli anziani in modo  che questi possano trasferire il loro know-how.

De-contribuire dalle tasse le aziende che assumono giovani laureati è buona cosa, ma andrebbe fatta senza limiti di età, come ora, i quali rappresentano un limite invalicabile per tanti laureati oltre i 29 anni che non per loro demerito, ma per ragioni legate al mantenimento agli studi o per altre valide ragioni vengono dalle attuali riforme, molto penalizzati.

DIOMAIUTO PATRIZIA

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