Gli assassini dei politici: ambigui quelli italiani e più chiari gli americani

John Kennedy

John Kennedy

John Kennedy, assassinato a Dallas il 22 novembre del 1963, fu il quarto e finora ultimo presidente degli Stati Uniti assassinato.

Il primo, altrettanto famoso fu Abram Lincoln il 15 aprile del 1865, il secondo James Abram Gardfield il 19 settembre 1881 e l’ultimo ( prima di Kennedy) William McKinley, il 14 settembre 1901.

Tutti i presidenti furono uccisi attraverso armi da fuoco e solo nel caso di Kennedy non fu individuato il reale assassinio (Lee Oswald non sembra esser stato l’unico a sparare) mentre per gli altri, l’omicidio fu subito risolto e l’assassino fu riconosciuto come unico colpevole.

Anche in Italia avvennero degli omicidi politici, ma probabilmente, a causa del costume tendenzialmente “misterioso” italiano, nessuno fu compiuto in circostanze chiare e anzi per alcuni fu dubitata addirittura la morte dolosa.

Al contrario il pragmatismo americano pare confermarsi nella linearità dei fatti di cronaca (eccettuando la morte di Kennedy).

Escludendo il periodo fascista e i delitti per mafia, furono solo tre gli assassini politici in Italia.

La prima vittima fu Umberto I di Savoia: il Re d’Italia fu assassinato al parco di Monza, il 29 luglio 1900, durante una parata, dopo due precedenti tentativi falliti.

L’anarchico Gaetano Bresci sparò tre colpi di rivoltella al monarca che si trovava in carrozza e lo fece per punire per le insurrezioni in Sicilia e Milano, soffocate nel sangue (attraverso bombe e pistole) per ordine del Re notoriamente severo e militaresco.

Il mistero fu nella morte dello stesso Bresci, che avvenne attraverso “presunta” impiccagione il 22 maggio 1901: il secondino che lo vigilava si allontanò un attimo e tornando scoprì il suicida, ma in realtà numerose testimonianze raccontano che tre guardie avrebbero fatto irruzione nella cella di Bresci, massacrandolo a pugni.

Quasi un secolo prima del caso Pinelli, l’omicidio Bresci fu il primo presunto caso di “assassinio di stato”, facilmente montato dagli anarchici dell’epoca: il regicida fu talmente esaltato, che alcune città italiane gli dedicarono piazze e monumenti.

E’ evidente la differenza col caso americano, l’assassino di un presidente diventa quasi una vittima da proteggere da americani inferociti.

L’assassinio più celebre in Italia è quello d’Aldo Moro, rapito e ucciso il 16 marzo del 1978.

Lo statista fu materialmente ucciso dalle Brigate Rosse, ma furono presunti e numerosi coloro che “ordinarono” l’assassinio: sempre non ammettendo che Aldo Moro fosse ucciso dalle semplici Brigate Rosse.

La politica conciliante verso il Partito Comunista Italiano, era malvista da molti ambienti internazionali e nazionali.

Altri possibili colpevoli furono: gli Stati Uniti(Moro non era amato dalla classe dirigente americana, subendo anche inquietanti minacce nei suoi viaggi di stato) l’associazione della P2 (molti militari erano associati, durante il periodo del rapimento), i servizi segreti italiani o Sismi (una spia era casualmente presente nei pressi del luogo di rapimento e un rifugio di Moro era circondato da appartamenti intestati ai servizi segreti), l’organizzazione d’autonomia operaia (sembra che dei membri estranei alle Brigate Rosse, intervistassero il prigioniero Moro), l’Unione Sovietica (riguardo ad alcune armi cecoslovacche trovate in mano ai brigatisti ed alcuni contatti dello statista con spie del Kgb) o addirittura agenti segreti israeliani.

L’omicidio politico senza dubbio più clamoroso, fu quello del democristiano Antonio Bisaglia, grande avversario di Ciriaco De Mita: tuttora è confermata la tesi dell’incidente, nonostante alcune prove siano inconfutabili.

Ricordato per essere il “padre politico” di Pier Ferdinando Casini e Marco Follini: Antonio Bisaglia cadde in mare dal suo panfilo “Rosalù”, il 24 giugno 1984, a Santa Margherita Ligure, a seguito di un’improvvisa onda anomala.

Suscitò sospetto non solo il mare di quel giorno (piatto e quindi immune da onde anomale), ma: la successiva morte del fratello sacerdote Don Mario Bisaglia (avvenuta nel 1992, nella stessa identica maniera ma sul lago di Centro Cadore) e quella di Gino Mazzolaio, segretario particolare di Bisaglia, che morì anche lui annegato nel fiume Adige.

La proverbiale segretezza italiana si rivela anche nella cronaca nera, aggiungendosi ad altri numerosi episodi.

Antonio Gargiulo

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