Fini recita nei panni del padrino don Mariano, su testo di Sciascia ne ” Il giorno della civetta”

Fini durante l’ultima assemblea di FLI ha fatto sfoggio della solita pseudo cultura libresca citando Sciascia, il testo è quello del Il giorno della civetta, il ruolo recitato quello  del padrino don Mariano Arena che viene interrogato dal capitano Bellodi che nella ementhaliana versione fatta da Gianfranco diventa  una storpiatura del testo originale che è questo:

« Io ho una certa pratica del mondo; e quella che diciamo l’umanità, e ci riempiamo la bocca a dire umanità, bella parola piena di vento, la divido in cinque categorie: gli uomini, i mezz’uomini, gli ominicchi, i (con rispetto parlando) pigliainculo e i quaquaraquà… Pochissimi gli uomini; i mezz’uomini pochi, chè mi contenterei l’umanità si fermasse ai mezz’uomini… E invece no, scende ancor più giù, agli ominicchi: che sono come i bambini che si credono grandi, scimmie che fanno le stesse mosse dei grandi…E ancora più giù: i pigliainculo, che vanno diventando un esercito… E infine i quaquaraquà: che dovrebbero vivere come le anatre nelle pozzanghere, chè la loro vita non ha più senso e più espressione di quella delle anatre… Lei, anche se mi inchioderà su queste carte come un Cristo, lei è un uomo…  »

Nella sua dotta  citazione Fini ha dimenticato di dire quale fosse il suo ruolo in quel momento, se quello del padrino don Mariano o quello del pigliainculo, non citato. E’ stato un momento di delirante ebefrenia su base schizoide che ormai da qualche anno caratterizza l’ex giovane camerata che un giorno Almirante scelse quale suo successore e di cui nessun uomo o donna di destra vuol oggi più sentire parlare.

Dopo mesi di logoramento interno Fini risulta provato. Nelle ultime comparsate televisive è, infatti, apparso molto più smunto ed emaciato. Troppe preoccupazioni. L’odio anti Cav è logorante. E poi ci sono tutti i falchi e falchetti che puntano a volare troppo in alto. Se ne era accorto già da diverso tempo. E domenica scorsa nei panni del mafioso don Mariano, aveva tuonato contro quei quaquaraquà che hanno abbandonato Futuro e Libertà. “Nel partito non c’è alcuna distinzione tra moderati e radicali, tra falchi e colombe, perchè non c’è alcun progetto che preveda altri tipi di alleanze, ad esempio con il centrosinistra”, aveva spiegato il presidente della Camera ribadendo che “le defezioni che ci sono state nel nostro partito sono dovute a un infingimento colossale, ad un’allucinazione collettiva, ad una provocazione in cui si vede quel che non c’è mai stato”.

Eppure, a detta di Adolfo Urso, la linea tenuta da Fini sino a questo momento è costata troppo cara al neonato partito. Quattro senatori e quattro deputati. Adesso è tardi la decisione del leader Fli di tornare su posizioni più soft dopo aver gridato per mesi della necessità di dare in tutti i modi una “spallata” al governo. “Ha prevalso la nostra linea politica, quella dei moderati  di quelli che vogliono costruire”, ha spiegato lo stesso Urso accusando Fini di lacerare e non costruire. Oggi la novità è che tra i tre storici falchi, uno di questi, stamattina si è svegliato con un nuovo pensiero, vuole diventare  un gabbiano dalle ali ampie. Vuole volare lontano.

Chissà dove!

In conclusione, come scrive Cramer sul Giornale,” il virus B sta massacrando Gianfranco che ora teme di far la fine del suo predecessore a Montecitorio. Nel 2008, a termine del suo mandato come presidente della Camera, il leader della Sinistra arcobaleno non riuscì a mandare in Parlamento nemmeno un uomo. E quel leader si chiamava Bertinotti. Con la B.”

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