Festa della donna: tra mimose e omicidi, sette vittime in ventiquattro ore

Escalation di violenze finite in tragedia. Il bilancio della settimana della festa dell’otto marzo

Sette vittime in poco più di ventiquattro ore. La festa della donna sopraggiunge in un clima di terrore, dove l’ossimoro della festa si sposa con una violenza sempre più incalzante e ingiustificata. Sono numeri preoccupanti. Sette donne uccise in un giorno sono troppe per un paese come l’Italia, e per qualsiasi altro Paese.

Amore e follia che si incontrano ed esplodono in una escalation di violenza. Non si accetta la separazione, la gelosia irrequieta che scoppia all’improvviso, l’ossessione di ciò che deve poter essere. L’ultima vittima era una donna ecuadoriana di 49 anni. Lui, di sette anni più grande, non accettava la fine della relazione e le ha trapassato il corpo con sette colpi di pistola. La donna è morta a Piacenza nel piazzale di un supermercato. Si tratta di una passione fuori controllo, di un amore – definibile – criminale. E prima ancora si ricorda la donna uccisa a Brescia, insieme al suo nuovo compagno e alla figlia di lei con il fidanzato. Un massacro. Nella stessa giornata – a Villafranca – un uomo ha ucciso a sangue freddo e con le proprie mani la moglie per gelosia. Il sospetto di una relazione clandestina ha scatenato l’ira incontrollabile dell’uomo.

A Varese un’altra tragedia stava per compiersi se non ci fossero stati la figlia dell’uomo – che voleva scagliarsi contro all’ex moglie e il nuovo compagno con un fucile – e i poliziotti che sono riusciti ad arrestare la rissa. Come riuscire a spiegare questi raptus di violenza che portano all’omicidio? Stamattina, ad Uno Mattina, è stata posta la domanda allo studioso – nonché Direttore del Dipartimento di Comunicazione e Ricerca sociale della Sapienza di Roma – Mario Morcellini. «Non è tanto la libertà sessuale quanto l’autonomia della donna a essere motivo di indebolimento di alcune mentalità maschili. Apparentemente gli uomini sembrano aver superato i loro disagi ma in realtà loro patiscono l’uguaglianza, la considerano accettabile in termini pubblici ma purché non sia nel proprio giardino: vale per tutti tranne che per la mia donna. È interessante annotare che in tre città del nord Italia, dove la borghesia si è arricchita, arrivino crimini di questo genere. Ciò dimostra che l’Italia è un paese fintamente modernizzato».

Erano diciannove le vittime fino a sabato. Oggi se ne contano già ventisei. Volendo applicare la teoria del professor Morcellini alla società attuale, l’insoddisfazione dilagante delle ultime generazioni sfocia in uno stato di totale irrequietezza. Soprattutto nell’investire determinati ruoli, i generi tendono ad entrare in contrasto tra loro cercando di far prevalere la propria forza. In tali casi l’emancipazione femminile e il diritto di non “appartenere” all’uomo decretano la vulnerabilità fisica della donna che si ritrova ad affrontare quell’amore ossessivo. Si parte, di solito, da piccole avvisaglie. Lo stalking appartiene ad una fase già avanzata della “malattia”. Resta paradossale, comunque. Nel 1908 un gruppo di donne perse la vita per far sentire la propria voce ed i propri diritti. Nel 2012 il risultato non è cambiato. Se le vittime della fabbrica sono state arse vive per migliori condizioni di lavoro e per l’emancipazione di genere, oggi le donne muoiono per quella stessa indipendenza – oramai ottenuta – desiderata e agognata nella storia dell’uomo.

Roberta Santoro

 

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