Eccitazione sessuale: se persistente è una sindrome

Molte donne soffrono del disturbo dell'eccitazione sessuale persistente, malattia che procura numerosi disagi sul lavoro e nella vita di tutti i giorni.

Brasile. Donna di trentasei anni autorizzata a masturbarsi in ufficio ogni due ore. Non si tratta di una leggenda metropolitana, bensì di una notizia comparsa su numerosi quotidiani. La contabile, residente a  Vila Velha, Espirito Santo, Ana Catarina Silvares Bezerra, madre di tre figli, ha deciso di chiedere aiuto nonostante l’imbarazzo. Descrisse la sua prima volta con ansia per la situazione poco normale, e la tac di controllo evidenziò un’alterazione della corteccia celebrale che sembra essere la causa di questo disturbo. Meglio conosciuta come “sindrome di eccitazione genitale persistente”, si tratta di una condizione psico-emotiva difficile da gestire. Il corpo non è più sottoposto al controllo della mente e la depressione è all’ordine del giorno quando non si riesce a placare l’eccitazione con uno o più orgasmi. La donna brasiliana, arrivata a ben 46 orgasmi al giorno, è riuscita ad ottenere un permesso per quindici minuti di sosta ogni due ore per masturbarsi sul posto di lavoro. Non essendoci una cura, solo i tranquillanti possono limitare lo stato di ansia e ridurre le prestazioni a diciotto al giorno. E lei, tutto sommato, può considerarsi fortunata. Nel 2007 Sarah Carmen, ventiquattro anni, raccontò la sua storia e i suoi 200 orgasmi giornalieri che le avevano limitato la vita.

Il PSAD, Persistent sexual arousal disorder, è un disturbo descritto per la prima volta nel 2002. Inizialmente i sintomi erano poco chiari. Ogni donna li descriveva in maniera confusa e legati ad una situazione fisica differente. Con il passare degli anni, l’eccitazione sessuale persistente ha trovato basi e sintomi comuni. Queste vibrazioni vengono percepite come spontanee, intrusive, invalidanti e non legate ad un aumento dell’interesse sessuale. Si tratta di un’eccitazione data dal passaggio di un treno oppure dal soffio del phon. Una minima oscillazione può scatenare un “attacco”, inarrestabile se non con pluriorgasmi, che raramente vengono percepiti come piacevoli. In questo caso si parla di ipersessualità egosintonica, ovvero in armonia con il soggetto, in contrasto con la definizione “egodistonica” (dissonante con la personalità).

I sintomi più diffusi sono una congestione clitoridea e vulvare – con relativa lubrificazione vaginale -, una condizione di totale assenza di desiderio o interesse sessuale, lo stato di eccitazione che non si riduce né con l’autoerotismo né con un rapporto. Da aggiungere è anche la persistenza per giorni, mesi ed anni di questi disturbi, con conseguente frustrazione per l’impossibilità di eliminare definitivamente il fastidio. Alcune donne hanno tentato anche il suicidio per le limitazioni della vita quotidiana e l’imbarazzo che questa sindrome comporta.

La PSAD non va confusa con l’ipersessualità femminile. Questa è un’espressione di un tratto psicopatologico della donna. È alto il livello del desiderio, l’eccitazione mentale è predominante rispetto al corpo e la risoluzione della “problematica” consiste nella soddisfazione post-orgasmo. Può essere caratterizzata da “sexual day dreams”, ovvero sogni a sfondo sessuale anche ad occhi aperti, e dalla frequenza di atti autoerotici e rapporti sessuali. Viene percepita egosintonica dalla donna, ma egodistonica dal partner e dal contesto sociale. Studi hanno dimostrato che l’ipersessualità femminile può essere associata a comportamenti compulsivi, a disturbi della personalità, ad effetti di farmaci precedentemente assunti, o causata da droghe eccitanti, da lesioni del lobo frontale (come abbiamo visto nella donna brasiliana) e dalla sindrome di Kluver-Bucy che può sfociare in comportamenti sessuali indiscriminati, da masturbazione compulsiva a iperoralità.

Roberta Santoro

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