E.L. James e il successo dei suoi romanzi alla “vaniglia” piccante

Un’immagine di E.L. James, autrice della trilogia erotica “Cinquanta sfumature”, che ha spopolato sotto l’ombrellone.

Ha quarantotto anni, decolleté da matrona e l’aria un po’ dimessa della casalinga di mezza età. Ma non lasciatevi ingannare dall’aspetto. E.L. James, pseudonimo di Erika Leonard, è una vera e propria icona dell’erotismo. Almeno sulla carta. Quella delle oltre 1500 pagine che compongono la piccante trilogia Cinquanta sfumature (di grigio, di nero e di rosso), una sorta di Harmony moderni, meno romantici e più spinti, che hanno conquistato le donne di mezzo mondo, scalando le classifiche delle vendite, prima in e-book e poi anche in cartaceo, e piazzandosi in vetta con 20 milioni di copie vendute in un lasso di tempo brevissimo – numeri che fanno concorrenza a “santoni” del calibro di J.K. Rowling e Stieg Larsson.

Stroncata dalla critica e amata dalle casalinghe, il sogno di diventare scrittrice Erika se lo portava dietro da sempre, ben nascosto in un cassetto che per anni è rimasto sigillato, causa esigenze quotidiane, di natura professionale (la novella Pauline Réage lavorava come produttrice televisiva prima del successo letterario) e familiare (Erika conduce una tranquilla vita di periferia nella zona ovest di Londra con il marito Niall Leonard, sceneggiatore, e i loro due figli). La chiave che ha aperto il fantomatico cassetto dei sogni liberando la sua creatività è stata la lettura di Twilight, che Erika ha letteralmente divorato in cinque giorni, facendo di Stephenie Meyer il suo indiscusso idolo. A cui non c’è dubbio che la nuova porn mummy dalle curve generose e dall’aspetto da provincialotta un po’ ingenua si sia ispirata nella stesura dei suoi romanzi (a dispetto dei critici che già malignavano a proposito di un possibile scopiazzamento di Histoire d’O e Nove settimane e mezzo, che invece E.L. James ha candidamente ammesso di non conoscere). Per confezionare un besteseller in piena regola è bastato sostituire un sadico (ovviamente straricco) al vampiro e condire il tutto con una buona dose di ironia, una più accurata caratterizzazione dei personaggi (i profili psicologici dei due protagonisti, Christian e Anastasia, appaiono meglio delineati e non del tutto privi di spessore, almeno rispetto alla quasi totale piattezza psichica di Edward e Bella di Twilight) e un’immancabile conversione stile “Innominato” che porterà all’atteso lieto fine.

È un cocktail di rischio e avventura, romanticismo e (consentitemi) un pizzico di melensa banalità, la ricetta del successo di questa Stephenie Meyer in versione erotica. E se dal punto di vista stilistico si apprezza un leggero miglioramento nella scrittura di E.L. James rispetto a quella della sua cugina letteraria d’oltreoceano, sulla fantasia non c’è dubbio che anche Erika, come Stephenie, l’abbia lasciata andare a briglia sciolta. Alle lettrici divorate dalla curiosità che le hanno chiesto a più voci se ci fosse qualcosa di autobiografico nei suoi romanzi, Erika ha candidamente risposto un “Magari!”, plausibilmente seguito da un sospirone allusivo, che tutto (o niente) lascia intendere ma di certo non fa onore al marito Niall. Che però non sembra accusare il colpo, né tantomeno struggersi di gelosia davanti alla sfrenata immaginazione della moglie, di cui anzi è stato il primo e più accanito sostenitore. Non a torto, perché Erika ce l’aveva davvero, questo talento nascosto. Che, nonostante le innumerevoli critiche, rende la lettura dei suoi romanzi un passatempo piacevole, che apre le porte su un mondo sommerso, quello del sesso e più in generale di una intera cultura sadomaso, che ha dei risvolti socio-psicologici di interesse non trascurabile. Almeno fino a che si resta sotto l’ombrellone. E poi, diciamoci la verità: come scrive The Guardian, quello che racconta E.L. James è un po’ “quello che ogni donna vuole. Ovviamente.”

Giuliana Gugliotti

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