Dieta e donna, dall’ingurgito compulsivo ai sensi di colpa

Ogni anno arriva questo momento. Quello della resa dei conti per i peccati di gola assecondati durante le feste di Natale. Dalla pasta al panettone, dalla cassata agli antipasti infiniti. Molti hanno provato a resistervi, ma pochi sono riusciti nell’intento. E ora i sensi di colpa arrivano come fulmini a ciel sereno, quando manca ancora l’ultima festa del 6 gennaio. Si sente nell’aria la parola “dieta” pronunciata da donne e uomini, adolescenti e anziani. La fissa della linea perfetta, come il sovrappeso o l’obesità, dilaga oramai da anni per la reale incapacità di gestire le proprie reazioni nei confronti del mondo.
I miracoli non avvengono, eppure molti siti internet e trasmissioni televisive li promettono. Dieci giorni di cene e serate di gioco non possono essere eliminate in due giorni. La devianza di questi consigli districati dalla rete può avere il suo grado di pericolosità: vengono proposte diete liquide, alimentazioni a base di intrugli improponibili, addirittura c’è chi ha consigliato solo acqua per un periodo prolungato per eliminare le tossine. Nulla di più sbagliato per i nutrizionisti. Si dovrebbe, piuttosto, cominciare a seguire nuovamente una dieta alimentare corretta, magari dissociando carboidrati e proteine nei singoli pasti. Sempre la frutta come spuntino a metà mattina e metà pomeriggio. Le verdure di accompagnamento sia a pranzo che a cena. Dopo le feste natalizie, magari, diminuire leggermente le porzioni e il gioco è fatto! Nulla di più semplice, se non intervenissero anche tutti quei meccanismi psicologici associati e associabili al cibo.

L’obesità e il sovrappeso sono ormai patologie dilaganti in Italia. Esse comportano un ingurgito di cibo compulsivo e senza freni, che è sintomatico di un disagio della persona, e viene visto come una dipendenza, paragonabile all’alcool o alla droga, che però non suscita le stesse preoccupazioni di sostanze catalogate dalla società come “dannose”.  In realtà il sovrappeso e l’obesità sono malattie e come tali devono essere trattate. I dati parlano chiaro: il 44% delle donne con un girovita superiore a 80 cm è a rischio di tumore al seno, al pancreas e all’endometrio. Altre conseguenze gravi sono il diabete di tipo 2, malattie cardiovascolari e ipertensione, nonché osteoartrite.

In aggiunta a danni irreversibili alla salute, ci sono quelle costrizioni psicologiche che limitano la persona nella vita di tutti i giorni. Una società britannica, la Slimming World, ha pubblicato sul Daily Telegraph i risultati di un suo studio condotto su un campione di 2.257 persone, di cui più della metà in sovrappeso, che hanno risposto ad alcuni test. La maggior parte dei partecipanti ha dimostrato di subire sempre, nella vita quotidiana, l’influenza dalla problematica “chili di troppo”, soprattutto in cinque situazioni – quali guardarsi allo specchio e nelle fotografie, vestirsi per uscire la sera, comprare vestiti e incontrare persone del passato. La donna “tipo” in sovrappeso, tendente all’obesità, pesa circa 85 chilogrammi e appartiene alla fascia d’età compresa tra 45 e 54 anni. Ed è lei a soffrire in particolar modo le conseguenze psicologiche di questa problematica alimentare: si sente umiliata ogni giorno. Caryl Richards, rappresentante della Slimming World, ha spiegato: “La donna che non accetta la sua forma fisica affronta una costante battaglia quotidiana con le sue emozioni, come le diete fallite e un disperato desiderio di perdere peso, che provocano una crisi di fiducia, attraversando una serie di situazioni quotidiane di imbarazzo, umiliazione e persino terrore”. Questa ricerca è stata condotta sulla popolazione inglese, ma, per quanto gli italiani risultino i più magri d’Europa, anche le donne del nostro Paese si ritrovano ad affrontare gli stessi disturbi alimentari. Quindi sì alla dieta per un milione di componenti del gentil sesso, ma da condurre responsabilmente.

Roberta Santoro

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