David Sarnoff e il suo gioco di prestigio

Per quanto tutti conoscano la tragedia del Titanic, a non molti suonerà familiare il nome di David Sarnoff, all’epoca del fatto un semplice e anonimo marconista dell’American Marconi. Nel 1912, prima che la nave diretta a New York si inabissasse nei freddi mari del nord decretando la morte dei due terzi dei suoi passeggeri, fu inviato un segnale radio di soccorso ricevuto proprio dal suddetto David Sarnoff che poi lo trasmise alla nave Carpatia la quale recuperò i supersiti.
All’epoca in cui si svolse il fatto, il principio di trasmissione attraverso onde radio – ingegnerizzato da Guglielmo Marconi – veniva usato nella trasmissione di segnali Morse senza l’ausilio dei cavi, tanto che il mezzo prese il nome di “telegrafo senza filo”. Inutile sottolineare che il primo uso di tale mezzo di comunicazione fu a scopo militare e mai nessuno, almeno all’epoca, avrebbe scommesso su un suo utilizzo commerciale. Se si considerava che per inviare e ricevere servivano apparecchi grossi e costosi, sarebbe stata una follia la sola ipotesi.
A meno che non si fosse modificato abilmente l’uso del mezzo.
L’intuizione venne a David Sarnoff, proprio l’oscuro marconista di cui abbiamo detto poco sopra. Nel 1916, Sarnoff indirizzò un promemoria ai suoi superiori, suggerendo un diverso tipo di utilizzo della radio. Di seguito riporto alcuni stralci:

Ho in mente un piano di sviluppo che farebbe della radio un «apparecchio d’uso domestico» come lo sono il grammofono o il pianoforte. L’idea è di portare nelle case la musica attraverso la radio. Il ricevitore può avere la forma di una semplice «radio music box» ed essere fatto in modo da ricevere un certo numero di lunghezze d’onda diverse con la possibilità di cambiare semplicemente azionando un interruttore o premendo un bottone. (…) Questa soluzione è particolarmente interessante per chi vive fuori città. Acquistando la «radio music box» essi potrebbero ascoltare concerti, letture, musica e recital.”

Sembra che i dirigenti della società accantonarono l’idea, rispondendo in questo modo all’originale idea di Sarnoff:

“Non è pensabile che la cosiddetta «radio music box» abbia valore commerciale. Chi mai pagherebbe per un messaggio che non è inviato ad una persona specifica?”

Se oggi l’affermazione degli alti papaveri dell’American Marconi ci suscita un’allegra risatina, pensiamo a quante se ne faranno i nostri successori quando scopriranno che molti di noi hanno avuto a portata di mano una tecnologia così facile e intuitiva come Internet senza sapere come sfruttarla a dovere.
Sarnoff non si lasciò abbattere e perseverò nella sua idea che gli avrebbe permesso, negli anni successivi, di divenire presidente della RCA – ancora oggi, colosso discografico, tra le più grandi major che la storia annoveri – e “padre-padrone” della radio e della TV americana.
Il successo della radio dimostro che c’era più di una persona interessata a ricevere soltanto un messaggio, senza obbligatoriamente inviarne un altro, soprattutto se il messaggio consisteva in una canzone jazz o un radiogiornale. Il sistema di broadcasting – trasmissione circolare via etere di contenuti di interesse generale, musica e parole non indirizzati ad un destinatario in particolare – dava l’idea al consumatore di un flusso continuo gratuito, un po’ come l’acqua potabile dalla fontana di casa. In seguito, con l’invenzione del transistor, le dimensione del “music box” ipotizzato da Sarnoff si ridussero enormemente, introducendo per la prima volta la radio portatile che raggiunse il suo picco nel mercato di massa soprattutto negli anni cinquanta.
Sarnoff, tra le varie cose, non sapeva di inventare la nuova “commestibilità” dei media, quella con cui avrebbe “cibato” i propri utenti fino all’avvento della rete informatica, che ha visto un ritorno, in un certo qualmodo, alla comunicazione punto a punto del telegrafo senza fili di Marconi. Internet non ha fatto altro che realizzare ciò di cui parlavano i dirigenti della American Marconi, servendosi non più dell’etere ma di cavi coassiali, satellite e fibra ottica.
Da questo punto di vista, si potrebbe perciò vedere Internet più come una importante innovazione che una vera e propria rivoluzione nell’ambito delle comunicazioni. I rivoluzionari di un tempo lo sapevano, non basta la polvere da sparo, il cannone e il fucile per sovvertire l’ordine precostituito. La rivoluzione si fa con gli uomini e le idee e Internet è la migliore delle armi sul mercato.
Siamo un po’ tutti come i vicini di casa della Xerox e non sappiamo se scavalcare la finestra per rubare quello splendido televisore è un rischio da correre oppure la spesa non vale l’impresa.

Marco Branca

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