Cina: aborti forzati all’ottavo mese, punizioni per il Family Planning

Una delle foto che ha indignato il mondo. La donna stremata dall’aborto spontaneo con il feto morto sul letto. Era di sette mesi.

Ennesimo episodio di aborto forzato in Cina. A Ulhasnagar, il 19 giugno, un feto di sei mesi è stato ritrovato nel secchio dei rifiuti di un ospedale locale. Era il corpo di una bambina. Ma non è stato l’unico caso. Solo negli ultimi otto mesi, nel distretto di Beed, altri cinque corpi hanno avuto la stessa sorte, tutti feti in avanzato stato di gravidanza. Sono discriminazioni contro le bambine, sono feticidi e infanticidi femminili.

La legge del figlio unico è una condizione di cui la Cina non riesce a liberarsi. Questo controllo morboso delle nascite “femminili” sembra non trovare limite nella decenza. Perché una donna non può essere costretta ad abortire al settimo o all’ottavo mese di gravidanza. È il caso di una madre dello  Shanxi. Risale al 3 giugno ed è stato riportato da numerosi quotidiani locali. Feng Jianmei è stata prelevata con la forza da impiegati del Family Planning perché la famiglia della donna si era rifiutata di pagare 40mila yuan (pari a 4000 euro circa) per aver trasgredito alla famosa legge che proibisce la nascita di un secondo figlio, a meno che il primogenito non sia di sesso femminile. La donna, al settimo mese di gravidanza, ha partorito un feto morto pochi giorni dopo un’iniezione. Le immagini hanno fatto il giro del mondo: Feng Jianmei con il feto morto sul letto di ospedale. E ci vuole coraggio a chiamarlo feto perché, da come è possibile vedere, il bambino era completamente formato. Un vero e proprio omicidio legalizzato. Secondo l’agenzia Nuova Cina, numerose punizioni saranno disposte per i dipendenti che hanno compiuto l’atto. Nella denuncia viene sottolineato il fatto che si tratta di una “violazione dei diritti della donna ad opera di diversi funzionari contro le leggi locali e nazionali sul controllo delle nascite“. Le autorità hanno disposto un risarcimento in denaro, ma quest’ultimo non potrà risanare il danno morale ed esistenziale arrecato alla donna. Come se non bastasse la famiglia è stata etichettata come traditrice ed è soggetta a numerosi atti di violenza.

Altri due casi sono stati resi noti. Si tratta di due donne all’ottavo mese di gravidanza. Hu Xiam di Shangche e Pan Chuyan di Daji avrebbero partorito un feto morto a seguito di un’iniezione forzata. La famiglia della seconda donna aveva già pagato una multa di 2000 euro per aver trasgredito alla legge, con la promessa di sborsarne altri 6000 all’ufficio locale per la pianificazione familiare. Reggie Littlejohn, avvocato americano che combatte per la difesa della donna in Cina, ha evidenziato che “tutto questo è un oltraggio. Nessun governo legittimo potrebbe commettere o tollerare un atto simile. I responsabili dovrebbero essere perseguiti per crimini contro l’umanità“. Ha anche denunciato il caso della famiglia di Cao Ruyi, trasportata con forza in ospedale. In attesa di cinque mesi, la donna ha subito minacce. Dietro il pagamento di 25000 dollari le avrebbero permesso di portare avanti la gravidanza. Per ora il marito è riuscito a sospendere il feticidio grazie al pagamento di una multa di 1500 dollari, ma il Family planning attende ancora il resto della somma.

Sono 13milioni gli aborti ogni anno, molti forzati. E dove finiscono i feti? Alcuni nei cassonetti degli ospedali, come evidenziato prima, e altri in pillole per la virilità. In dieci mesi sono state contrabbandate 17000 pillole che contengono il 99,7 percento di carne umana. Si tratta di carne disidratata di feti abortiti e neonati morti. Pillole miracolose per ogni male che dovrebbero essere energizzanti e dovrebbero migliorare le prestazioni sessuali. Un viagra cinese composto di carne umana rivenduta dagli ospedali. Una vergogna!

Chai Ling, impegnata nel movimento di Tiananmen contro gli aborti forzati, si è espressa alla Casa Bianca con termini da cui traspare tutto lo sdegno “L’applicazione brutale e violenta della politica del figlio unico è il più grande crimine contro l’umanità attualmente in atto; è lo sventramento segreto e inumano di madri e figli; è il massacro che si ripete ogni ora; è un olocausto infinito che va avanti da 30 anni”.

Roberta Santoro

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