Che c’è da festeggiare per noi del SUD dopo 150 anni di offese, abusi e ruberie?

La classe politica odierna è la conseguenza di queste violenze che la storia del risorgimento ci ha consegnato, un ciarpame

Il famoso Massimo d’Azeglio oltre alla famosa frase, fatta l’Italia bisogna fare gli italiani, ebbe a dire della gente del Sud frasi meno usabili storicamente ma più aderenti alla realtà di quanto stavano costruendo alle nostre spalle: “Unirsi ai napoletani è come andare a letto con un lebbroso. Cavour mori dicendo nel delirio premorte di “dover lavare i napoletani.”

Leggendo  il libro la Questione meridionale (1887) di Giustino Fortunato, sembrerebbe che sia stato il Sud a pagare il prezzo più alto per l’unità: “La spedizione garibaldina fu per la maggioranza dei benpensanti settentrionali un atto di conquista vera e propria. Il Napoletano e la Sicilia non avevano debiti,quando entrarono a far parte dell’Italia una, e la unità del bilancio nazionale ebbe l’effetto di obbligare i meridionali a pagare gli interessi dei debiti fatti dai settentrionali prima della unità e fatti quasi tutti per iscopi che coll’unità nulla avevano a che fare”.

Mentre il duca  di Maddaloni nel 1861 diceva: “Ai mercanti piemontesi si danno forniture più lucrose. I burocrati del Piemonte occpano quasi tutti i pubblici uffici, gente spesso ben più corrotta degli antichi burocrati napoletani. A fabbricare le ferrovie si mandano operai piemontesi i quali, oltraggiosamente,pagansi il doppio dei napoletani. A facchini della dogana, a carcerieri, a birri vengono uomini di Piemonte e donne piemontesi si prendono a nutrici dell’ospizio dei trovatelli quasi che neppure il latte di questo popolo sia salutevole. E’ unione questa?”

Lo stesso Gramsci nei Quaderni dal carcere scriveva che: “il Nord era una piovra che si arricchiva alle spese del Sud, che il suo incremento economico-industriale era in rapporto diretto con l’impoverimento dell’economia e dell’agricoltura meridionale”.

Recentemente Pino Aprile nel suo Terroni ha scritto che: “L’unità di Italia, generò il brigantaggio quale fioritura opportunistica di delinquenti in una stagione di grande illegittimità e confusione come guerra civile, fra i cafoni derubati delle terre demaniali liberamente coltivabili e i galantuomini che le avevano usurpate”.

Durante la guerra al brigantaggio furono uccisi quasi novemila persone, tra cui donne dopo essere state violentate e bambini in tenera età.

Nel 1868 Garibaldi scriveva: “…..Gli oltraggi subiti dalle popolazioni meridionali sono incommensurabili. Ho la coscienza di non aver fatto del male, ma nonostante ciò non rifarei oggi la via dell’Italia meridionale, temendo di essere preso a sassate, essendosi colà cagionato solo squallore e suscitato solo odio”.

Questi solo alcuni passi tratti dai testi citati che consiglio vivamente di leggere a chi continua a dire che bisogna  festeggiare.

La classe politica odierna è la conseguenza di queste violenze che la storia del risorgimento ci ha consegnato, un ciarpame che andrebbe eliminato con una vera rivoluzione, per una volta tanto sarebbe buona cosa comportarci come quegli africani a cui spesso i nordisti ci paragonano, imparando da loro come si fa pulizia quando il Paese come un corpo morto è cosparso di sole puzzolenti metastasi.

Branca Vincenzo

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