Binge drinking: lo sballo prima di tutto

Ieri il ministro della gioventù Giorgia Meloni ha presentato al Parlamento la settima relazione sugli interventi realizzati da Ministero della Salute e Regioni in materia di condotte a rischio nella popolazione giovanile legate all’eccessivo consumo di alcol. La relazione, contenente i risultati dell’Operazione “Naso Rosso” realizzata dal Modavi (Movimento delle Associazioni di Volontariato Italiano), che mira alla prevenzione in dell’uso/abuso di alcol e di condotte a rischio ad esso legate, ha rilevato che ben 4 ragazzi su 10 giungono all’interno dei locali già ubriachi: la pratica del binge drinking, un classico d’oltralpe che sta diffondendosi sempre più anche qui in Italia, prevede infatti che i ragazzi bevano il più possibile nel minor tempo possibile per raggiungere rapidamente lo “sballo”: molti giovani frequentatori di locali notturni finiscono quindi per ubriacarsi ancor prima dell’inizio della serata vera e propria.
Dilagano ormai i comportamenti a rischio tra i giovani, non solo legati all’abuso di alcol o sostanze stupefacenti, ma anche al sesso precoce e all’alimentazione sregolata: condotte che spesso i ragazzi finiscono per adottare per adeguarsi ai comportamenti dei propri pari, ma che in molti casi simboleggiano un disagio psicologico legato all’individuo, alla crescita e al rapporto che egli instaura con se stesso e con gli altri. Assistiamo sempre più ad uno stato di decadenza della popolazione giovanile incapace di darsi dei limiti, di prendersi cura di se stessa, alla ricerca costante di emozioni forti e condotte di vita rischiose e smoderate. Pensiamo a quanto questi giovani riescano a “sentirsi vivi” attraverso lo sballo e soffermiamoci a pensare al tipo di disagio che esprimono quando sembrano incapaci di divertirsi e vivere relazioni ed emozioni sane, senza “l’aiuto” dell’alcol che, abbassando le difese, rende disinibiti e più socievoli.

Attraverso interventi di monitoraggio operati da giovani volontari – che trascorrono le serate nei locali non per divertimento, ma per supportare i loro coetanei – l’Operazione Naso Rosso offre punti di informazione e counselling per i giovani frequentatori, un lounge space caratterizzato da musica soft ed ambientazione rilassante dove i ragazzi possono sostare prima di tornare a casa alla guida della propria auto e, infine, una postazione per la misurazione del tasso alcolemico. Inoltre, nel tentativo di scongiurare incidenti stradali – le ormai tristemente note stragi del sabato sera – gli operatori volontari offrono un servizio di accompagnamento per ragazzi il cui tasso alcolemico supera il livello consentito dalla Legge, qualora questi non abbiano possibilità di contare su altri mezzi per tornare a casa.
”Questo progetto – ha affermato Irma Casula, presidente del Modavi – ci insegna che il disagio si combatte con un coinvolgimento attivo e reale dei giovani […] concedendo al giovane maggiore fiducia ed optando per una corresponsabilita’ tra giovani e adulti”. E’ esattamente questo il fulcro di un ulteriore progetto che parte da Napoli e mira a sensibilizzare la popolazione giovanile europea in merito ad alcuni temi “caldi” su cui, troppo spesso, manca un’educazione consapevole e responsabile da parte delle famiglie e della scuola. Il progetto “Boys and Girls” prevede, infatti, la sceneggiatura e la produzione di una serie tv che sarà trasmessa via web per “parlare” agli adolescenti di abuso di alcol e droghe, sessualità consapevole e responsabile, disturbi dell’alimentazione.

Il progetto, ideato da Luigi Petito – amministratore delegato Managing Director di Business Solutions Europa – e finanziato dall’Unione Europea, vedrà alcuni giovanissimi (tra i 15 e i 18 anni) coinvolti direttamente nella ideazione e nella realizzazione della serie. I webisodes saranno, poi, diffusi tramite Facebook e Youtube e scaricabili sui cellulari di nuova generazione – Smartphone e Ipod – al fine di raggiungere il più possibile i giovani europei. “Boys and Girls” è, infatti, rivolto alla popolazione giovane dell’Europa e vedrà coinvolti ragazzi di nazionalità diverse, grazie soprattutto al finanziamento che i suoi creativi ideatori hanno ottenuto dall’Unione Europea: il valore complessivo del progetto ammonta a circa 600mila euro che saranno finanziati per ben il 60% dall’Unione.

Ad occuparsi della sceneggiatura dei circa 40 episodi, sarà Roger Rueff, sceneggiatore del pluripremiato “The Big Kauna” con Kevin Spacey e Danny De Vito, mentre la produzione sarà completamente “nostrana”, curata dalla società napoletana Tilapia-Animation Studio, fondata e diretta da Nicola Barile.
In occasione della convention tenutasi il mese scorso  in città, presso il Palazzo Caracciolo Hotel, durante la quale si sono incontrati i partners europei ed i ragazzi partecipanti, coordinati dal gruppo olandese NIGZ (tra i maggiori esperti europei dei temi trattati), Luigi Petito ha dichiarato che, nonostante l’idea di stimolare un processo educativo tramite serie tv o cartoni animati non sia del tutto nuova, il progetto “Boys and Girls” punta su un avvicinamento reale al mondo che i ragazzi vivono quotidianamente perché “per sensibilizzare davvero i ragazzi su questi temi, la comunicazione li deve seguire, usando i loro canali, il loro linguaggio. Si corre il rischio, altrimenti, che messaggi e campagne pubblicitarie anche importanti rimangano inascoltate”. E’ indubbio che i media abbiano cambiato le modalità di comunicazione e che influenzino notevolmente i comportamenti e i costrutti culturali e valoriali ai quali fare riferimento: del resto oggi, i giovani guardano il mondo con gli occhi del televisore e del computer e considerano facebook e i social network la piazza principale di socializzazione, educazione, studio, vita. Pertanto sembra chiaro che, in presenza proprio nella fase adolescenziale, di un maggiore bisogno di modelli cui ispirarsi e di una più forte tendenza all’identificazione con tali modelli “educativi”, assuma ancora maggiore valenza la necessità di iniziare ad utilizzare tali strumenti proprio per uno scopo educativo che preveda la trasmissione di contenuti culturali validi per i “nostri” giovani, limitando per contro l’esposizione prolungata a programmi inadeguati alla crescita e ad uno sviluppo sano del giovane.

Sara Di Somma

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