Amerigo Vespucci, il senso della scoperta

Ritratto di Amerigo Vespucci, esploratore fiorentino che ha dato il nome all’America

Scoprire non significa tracciare nuove rotte o approdare in terre inesplorate, ma acquisire nuove consapevolezze. E molto spesso la scoperta di qualcosa che prima non si conosceva – e risiedeva nell’oscuro mondo dell’ignoto possibile – avviene e si concretizza nell’atto di nominazione. Facciamo così con una nuova vita che nasce; la prima cosa da fare per riconoscerle diritto all’esistenza è darle un nome, un nome con cui poterla chiamare. Così funziona anche per i luoghi, che non di rado portano il nome di chi per primo li ha percorsi. Non concretamente, ma, potremmo dire, psicologicamente. Così l’America porta – come tutti sanno – il nome di Amerigo Vespucci, mercante a Firenze, pioniere dell’oltreoceano, esploratore tra i più importanti del XV secolo.

Nato il 18 marzo 1454 in una Firenze al massimo dei suoi splendori rinascimentali, si trasferì a Siviglia su incarico di Lorenzo de’ Medici. Qui conobbe Cristoforo Colombo, suo alter ego storico, insieme a lui padre della genesi europea del Nuovo Mondo, pronto a partire per la spedizione che si sarebbe rivelata la prima e più importante scoperta dell’era contemporanea.

Curioso e acuto di natura, Amerigo era nato per fare l’esploratore. Nel 1497 partì insieme a Juan de la Cosa per il primo viaggio di esplorazione del nuovo continente. Da allora fino al 1504 ci tornerà altre 3 volte, descrivendo con dovizia di particolari lo spettacolo sconosciuto che gli si offriva. Il suo intuito lo portò ben presto a comprendere che le terre su cui era approdato Colombo non facevano parte del territorio asiatico, raggiungibile secondo le errate previsioni del navigatore genovese anche da Ovest, bensì un nuovo, inesplorato continente. Che tuttora porta il suo nome – benché esista un’altra versione che vorrebbe il nome “America” derivante da quello di Richard Ameryk, finanziatore di una spedizione compiuta da Giovanni Caboto per conto di Enrico VII d’Inghilterra e risalente a due anni prima del viaggio di Vespucci.

Arrivai alla terra degli Antipodi, e riconobbi di essere al cospetto della quarta parte della Terra. Scoprii il continente abitato da una moltitudine di popoli e animali, più della nostra Europa, dell’Asia o della stessa Africa.

Così scriveva Vespucci in una delle sue missive indirizzate in Europa. Le lettere, firmate, arrivarono presto nelle mani del cartografo Martin Waldseemuller, che nel tracciare il primo abbozzo della morfologia del Nuovo Mondo gli diede, erroneamente o consapevolmente, il nome al femminile di colui che ne descriveva le meraviglie con le parole. America.

Giuliana Gugliotti

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